Arrivederci Fringe. Ci mancherai di brutto.

Prendiamo in prestito un verso dall’immortale Shpalman, canzone di Elio e le Storie Tese per porgere l’ultimo commosso saluto a una delle serie più amate degli ultimi anni. Parliamo ovviamente di Fringe, creature sci-fi voluta nell’ormai lontano 2008 dalla trimurti J.J. Abrams, Alex Kurtzman e Roberto Orci. E qual’era (è qual è ancora oggi)  il nome che aveva convinto tutti noi a seguire fin dalla prima puntata questa serie. Bravi, risposta esatta. Ma d’altra parte non poteva essere diversamente. Solo quattro anni prima, nel 2004, era partito Loste a noi era cambiata la vita. Per cui credito illimitato per Mr. Abrams. Molti però, dopo la prima serie di Fringe, hanno cominciato a cambiare idea e hanno mollato il colpo. Termine tecnico scientifico che sta ad indicare quando uno decide di abbandonare una sua attività. Perché era comunque una serie ben strana, non c’è che dire. Soprattutto nella sua prima stagione. Poi è diventata ancora più strana, ma in un modo talmente bizzarro e folle che non abbiamo più smesso di amarla. E Fringe è diventato un po’ il nostro guilty pleasure preferito. E venerdì notte è andata in onda la conclusione; una doppietta di puntate, la 99 e la 100 per essere precisi e dare una maggior conclusione aritmetica alla questione, per due ore di puro spettacolo. E J.J. il giorno dopo ci ha fatto un regalino: ha estratto dalla sua magica Smemoranda, un biglietto di ringraziamento per tutti noi che abbiamo felicemente passato 5 anni in sua compagnia.

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