Allegri, il rinnovo e la prima volta della Juventus con due visioni

Dietro la vicenda della tormentata scelta dell'allenatore della prossima stagione - Allegrì sì o Allegri no - si intravede, per la prima volta, una Juventus in cui la dialettica interna per portare alla decisione definitiva fatica a trovare il punto di incontro. Non si può parlare di spaccatura vera e propria, ma di sicuro l'analisi della stagione, i giudizi sul lavoro di Allegri e soprattutto l'idea su come impostare il futuro vedono più anime nelle stesse stanze.

Non è un caso che anche la cronologia degli incontri abbia presentato differenze sostanziali rispetto alle scorse stagioni. Prima i vertici all'interno della società, il confronto tra Agnelli e i suoi uomini operativi più fidati (Nedved e Paratici), poi l'incontro con Allegri al riparo da occhi indiscreti, senza i sorrisi e le passegiate che avevano contraddistinto i precedenti rinnovi.

Copione diverso per un finale non ancora scritto e per arrivare al quale servirà ancora almeno un tavolo allargato con tutti i protagonisti. Momenti in cui necessariamente si dovrà fare sintesi delle diverse opinioni ed esigenze con un'unica certezza: alla fine il verdetto, qualunque esso sia, lo pronuncerà Andrea Agnelli.

Massimiliano Allegri è arrivato alla Juventus nel luglio 2015ANSA/ANDREA DI MARCO

La difficoltà ad arrivare alla scelta è una novità in casa Juventus. Provando a sintetizzare c'è la posizione di Nedved, consigliere sempre molto ascoltato, che spinge per il cambio in panchina considerando chiuso il ciclo dopo cinque anni e necessario uno choc da trasmettere allo spogliatoio dove Allegri ha anche 'nemici' oltre che ammiratori.

In nome di questa idea si consuma anche la battaglia intorno alla valutazione della rosa che per il tecnico va ridisegnata in maniera più funzionale al suo calcio ("da sei mesi ho in testa come deve essere" si è lasciato scappare) e per il dirigente è, invece, difficilmente migliorabile. Forse anche per alcuni vincoli economici dopo l'estate delle grandi spese.

Paratici ha una posizione più sfumata. E' l'uomo che sonda il terreno in cerca dell'alternative, consapevole della difficoltà di portare a Torino un profilo di allenatore certamente superiore a quello di Allegri, soprattutto dal punto di vista internazionale. E se non fosse possibile arrivare a un nome top, vale la pena cambiare per cambiare?

Sul tavolo c'è ovviamente anche la questione del contratto che obbliga a una scelta determinata. Restare in scadenza è pericoloso, legarsi ancora a lungo si può fare solo in presenza di una totale identità di vedute, allungare giusto il minimo potrebbe trasmettere un senso di precarietà e fiducia non piena.

Ecco che il pallino passa nelle mani di Agnelli che ha in testa (e in parte condivide) entrambe le posizioni, ascolta Allegri e la sua visione ma ha l'assoluta necessità di trovare un punto di mediazione che renda forte e non indebolisca la sua area tecnica. Tutta, non solo chi siede in panchina.

Anche perché la prossima sarà una stagione di grandi pressioni e stress, con un campionato che si annuncia più competitivo (ma da vivere sempre da favoriti) e il ritorno dell'obiettivo-ossessione Champions League. In Europa nulla è scontato. C'è chi come il Barcellona si sta rinforzando gettando sul mercato centinaia di milioni di euro, uno sforzo che la Juventus potrà sostenere solo a patto di vendere bene alcuni big ritenuti non più centrali nel progetto. Ma anche su questo servirà massima collaborazione con l'allenatore chiamato da luglio a guidare la macchina bianconera.

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