Abs: che cosa sono e perché se ne parla tanto

Niente sistemi antibloccaggio dei freni di ultima generazione (o presunti tale) su macchine più o meno a portata di portafogli. Gli Abs di cui tutti parlano in questi giorni (spesso a sproposito!) sono un giochetto finanziario assai interessante ma non necessariamente limpidissimo. A riportarli agli onori della cronaca è stato sempre lui: Super Mario Draghi. Il numero uno della Bce, infischiandosene dei “nein” dei falchi tedeschi sempre più contrari alle maniche larghissime della Banca Centrale Ue, ha optato per un piano d’acquisto massiccio degli Asset backed security in pancia alle banche dell’area euro (si parla di 500 miliardi di acquisti in 3 anni tra Abs e covered bond).

Obiettivo: assumersi in ultima istanza i rischi collegati a tali strumenti e spingere i timidi banchieri europei ad aprire (o quanto meno a schiudere) i rubinetti dei prestiti. Ma cosa sono questi Abs? Sono titoli derivati (Do you remember DERIVATI?) e in quanto tali dipendono dall’andamento di uno strumento sottostante. Nello specifico: gli Abs poggiano su prestiti effettuati dagli istituti di credito a imprese e famiglie. E dentro può finirci di tutto: mutui, ipoteche, crediti bancari, crediti al consumo, leasing, flussi di pagamento di carte di credito, crediti commerciali e così via.

In pratica: sono un insieme di prestiti reali impacchettati in un unico titolo finanziario. O per dirla con il linguaggio dei signori in grisaglia “cartolarizzati” (per rinfrescarsi la memoria sui meccanismi dell’impacchettamento leggi sotto). Non a caso gli Abs funzionano come una obbligazione qualsiasi con tanto di prezzo e quotazione giornalieri. Unica differenza rispetto ai bond classici: il loro rimborso è legato al rimborso effettivo dei prestiti sottostanti da parte dei comuni mortali. Ed è qui che casca l’asino! Siamo sicuri che chi deve pagare pagherà? Il Mario nazionale ha messo le mani avanti specificando che la Bce comprerà solo Abs “semplici e trasparenti” e dunque si suppone meno esposti all’insolvenza altrui. Ma non ha specificato (finora) cosa intende esattamente per “semplici e trasparenti”.

E ancora: la presunzione di base è che le banche, liberatesi di ogni rischio, torneranno a prestare soldi a pioggia. Potenzialmente la mossa di Draghi potrebbe valere centinaia di miliardi di euro di moneta fresca. Ma l’arcinota resistenza degli istituti di credito a relazionarsi con il mercato potrebbe mandare a monte tutto (o quasi). Con l’esito bizzarro di vedere la Bce assumersi i rischi di terzi senza che allo sportello si muova alcunché. Non a caso con il Tltro di prima emissione non è andato benissimo. Ma c’è chi ci spera ancora. A cominciare dal premier Renzi. Ma questo è un altro capitolo…

P.s. Carto-che? Cartelle? Caramelle? Scioglilingua a parte, la cartolarizzazione consiste nella cessione di attività finanziarie (sia mobili sia immobili) di una società X (detta originator) attraverso l’emissione e il successivo collocamento sui mercati di mezzo mondo di titoli obbligazionari. A occuparsene è una società-veicolo. Il credito viene ceduto a terzi (investitori istituzionali o privati) e il suo rimborso garantisce la restituzione del capitale e delle cedole di interessi assicurate dall’obbligazione. Almeno sulla carta.

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