A raccoglier ciliegie/2

Avete guardato il video che ho linkato ieri? Bene.

La cherry picking fallacy (letteralmente, la “fallacia del raccogliere ciliegie”, altresì detta “fallacia di evidenza incompleta”) è quel procedimento argomentativo scorretto per cui, a sostegno di una determinata tesi, si considerano validi solo i casi favorevoli e non quelli sfavorevoli e contrari alla tesi stessa, benché altrettanto o più numerosi.

Il video di cui sopra contiene, in buona sostanza, un’accusa di cherry picking fallacy rivolta al cristianesimo in generale, che si potrebbe sinteticamente formulare così: il cristianesimo si fonda sulla Bibbia, ma la Bibbia contiene anche numerose affermazioni aberranti dal punto di vista etico; i cristiani se la cavano prendendo alla lettera le parti accettabili e giustificando, con ragionamenti fondati sulla necessità di contestualizzarli in relazione all’epoca in cui furono scritti e alla mentalità allora diffusa, le parti oggi inaccettabili, come il versetto 21, 9 del Levitico (“Se la figlia di un sacerdote si disonora prostituendosi, disonora suo padre; sarà arsa con il fuoco.”) o i versetti 39 e 40 del capitolo 10 del libro di Giosuè (“La prese con il suo re e tutti i suoi villaggi; li passarono a fil di spada e votarono allo sterminio ogni essere vivente che era in essa; non lasciò alcun superstite. Trattò Debir e il suo re come aveva trattato Ebron e come aveva trattato Libna e il suo re. Così Giosuè battè tutto il paese: le montagne, il Negheb, il bassopiano, le pendici e tutti i loro re. Non lasciò alcun superstite e votò allo sterminio ogni essere che respira, come aveva comandato il Signore, Dio di Israele.”), ignorando, o fingendo di ignorare, che in essi – a quel che i cristiani stessi sostengono – parla pur sempre il Dio in cui dicono di credere.

Quel che vorrei mostrare nei prossimi giorni è come questo argomento sia a sua volta fallace, almeno nei confronti del cattolicesimo.

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