50 sfumature antimilaniste di Nicola Berti

Gaudente, bon vivant, sfrontato, irriverente, edonista tutto questo è Nicola Berti. Uno dei giocatori più idolatrati dalla tifoseria interista anche per il suo veemente antimilanismo, compie 50 anni proprio alla vigilia del derby. Una stracittadina non ordinaria (ne esistono?), dove l'Inter deve obbligatoriamente riscattare le due oscene sconfitte con la Sampdoria e il Crotone.

I giocatori al loro primo derby, come Joao Mario, Banega, Gagliardini, dovrebbero rileggere le  dichiarazioni che il neocinquantenne rilasciò tre anni fa a Quelli che l'Inter: "Ora sono tutti amici! Una volta il derby era molto sentito! Era una “guerra” ci si dava dentro fino alla “morte”. Ho visto l'ultimo derby a S.Siro... di una noia pazzesca! Sembrava una partita come tutte le altre. Non deve essere assolutamente così! Nel Derby, ripeto, ci devi mettere il cuore, il sangue...tutto!".

Parole vere e sentite quelle di Berti, per averne una dimostrazione basta riguardarsi le immagini del derby del 10 aprile 1993, anche in quel caso era una vigilia di Pasqua.

L'Inter era in campo con una formazione palesemente inferiore ai rossoneri, da una parte Luigi De Agostini, Sergio Battistini, Angelo Orlando, Igor Shalimov e uno spento Totò Schillaci, dall'altra Paolo Maldini, Frank Rijkaard, Ruud Gullit, Jean Pierre Papin. Ma una volta i derby erano cuore e sangue, non solo tecnica.

Così Nicola si invola sulla fascia destra, dribbla Maldini e ridicolizza Costacurta con un tunnel prima di essere da lui steso. Si alza con il ditino minaccioso a cui aggiunge qualche parolina poco simpatica, l'arbitro Pairetto lo ammonisce per proteste. Sul pallone intanto va Ruben Sosa, cross al centro e inzuccata di Nicolino, traversa-gol, su un Sebastiano Rossi immobile.

Arrivato nel 1988, dalla Fiorentina per 7,5 miliardi, Nicola è uno dei protagonisti dell'anno dei record, la straordinaria stagione dell'Inter guidata da Giovanni Trapattoni.

Il buon Trap aveva presto inquadrato lo spirito da libero puledro di Berti e chiudeva un occhio sulle sue serate allegre, spesso in compagnia di Aldo Serena, anche perché con Pellegrini avevano deciso di farli controllare. Annata unica e irripetibile. Nessun ciclo, anzi l'Inter si avvita, il Trap se ne va, sulla panchina si avvicendano Corrado Orrico, Osvaldo Bagnoli e Ottavio Bianchi.

Berti si trova ad essere l'alfiere di una squadra calante, tanto da essere il solo interista ad essere convocato dall'ex allenatore rossonero, Arrigo Sacchi, per i mondiali di USA 1994. Unica presenza nerazzurra tra sette milanisti (Maldini, Costacurta, Baresi, Tassotti, Albertini, Donadoni, Massaro). Come sempre si fa rispettare, giocando tutte le partite, pur non essendo un dogmatico sacchiano.

È l'unico momento d'armistizio con i colori rossoneri, per il resto, il derby, per Nicola, si gioca con i calzettoni abbassati, perché è una guerra: "Ricordo quando il riscaldamento si faceva in una palestra; in quegli istanti partivano le pallonate ai milanisti, ci si guardava già in cagnesco. Una volta con Paolo Maldini litigai in campo, e a un certo punto per due anni non ci siamo parlati.

Dopo una sconfitta in Coppa Italia, Franco Baresi mi fece il gesto delle tre dita; persi la testa, litigai con tutti, poi in sala stampa dissi la famosa frase: 'Meglio sconfitti che milanisti'". 

Auguri Nicolino e mettiti in tuta sabato. San Siro è già pronto a cantarti "e facci un gol, e facci un gol, Nicola Berti facci un gol..."

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