2013, l’anno delle “porte”

Conduco il telegiornale da circa 6 anni. E in sei anni di dirette, di avvenimenti rincorsi in studio, istante dopo istante – a volte scoprendo proprio sotto i riflettori come qualsiasi telespettatore cosa stava accadendo – mai come quest’anno mi sono ritrovata a collegarmi con una porta chiusa. Un inquadratura fissa da richiamare lungo tutto il notiziario per ricordare che “si’, da un momento all’altro qualcosa sta per accadere”. Il papa, il governo, il bebè reale. Una telecamera ferma su una porta. Tutti li’ a guardare. Ad aspettare che quell’ingresso (o quell’uscita) cambiasse il corso della nostra storia. Politica, religiosa, monarchica.

Ieri e oggi – anche se in realtà da molti giorni prima – le telecamere di tutto il mondo si sono soffermate sull’ingresso del St. Mary hospital. Da li’ sarebbero dovuti entrare Will e Kate, e l’attesa a fissare quella porta e’ stata inutile, avendo eluso decine di paparazzi e cronisti entrando da un accesso secondario. Poi però l’ingresso mancato si è trasformato nell’uscita ufficiale. Del messaggero in abiti improbabili che annunciava “her majesty” . Fino alla presentazione del reale (stavolta in ogni senso) futuro re.

Una porta che aprendosi svela la soluzione di un rebus. Chi sarà il nuovo capo di governo? Chi sarà il presidente della Repubblica? Accetterà? L’oracolo, la sentenza, l’ufficializzazione e’ un battente che si spalanca, svelando volti vecchi e nuovi, sguardi felici o carichi di tensione. Le consultazioni e le sue pene interpretate dalle facce corrucciate o spavalde di chi ha già le idee chiare. L’ombra di una sagoma che pulita e minuta non può che rappresentare la grandezza divina in terra. Papà Francesco che prima e’ un nome latino pronunciato da un messaggero (ci risiamo) incerto. Ma diventa realtà solo quando è la tenda bianca a scostarsi leggera oltre il peso dell’attesa.

E la vita. La vita che continua, che si annuncia, che viene al mondo sotto gli occhi del mondo. In diretta tv, web, Twitter. Che cambia a volte micro e macro storie. Perché quel “qualcosa” che raccontiamo in onda, mentre sta accadendo, ci fa sentire più vicini alle decisioni e ai mondo che a noi sembrano tanto distanti. Il Vaticano, il Governo, i Reali. In fondo – diretta permettendo – da loro ci separa solo una porta.

YOU MAY ALSO LIKE