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(Ansa)
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L'addio di Mbappé segna la fine del sogno dello strapotere dei petroldollari

Dopo Neymar e Mbappé anche il francese dice addio al Psg per andare al Real Madrid. C'era una volta la squadra delle figurine...

Alla fine i nodi vengono al pettine. Alla fine i soldi posso comprare tanto, tantissimo, ma mai tutto. Dall’Arabia Saudita arrivano notizie sul desiderio di alcuni giocatori che si erano fatti conquistare da fiumi di petrodollari di ritornare in Europa; perché alla fine il portafoglio conta, tanto, ma questi ragazzi restano per lo più degli agonisti e, in quanto tali, vogliono vincere e competere ai livelli più alti.

Ma non c’è bisogno di andare nel campionato di Cr7, Brozovic e Benzema. Perché l’addio di Mbappé dal Paris Saint Germain segna, di fatto, la fine del sogno della squadra di figurine messa in piedi da Nasser Al Khelaifi, principe qatariota… Tre anni fa in pompa magna, ai piedi della Tour Eiffel, veniva presentato Leo Messi, per formare l’attacco da sogno con appunto il fuoriclasse francese ed il brasiliano Neymar. Prima vennero Donnarumma, Verratti, Hakimi, insomma, il meglio del meglio veniva preso e portato con jet privati a Parigi. Una squadra delle stelle, assurda, imbattibile (sulla carta).

Inutile dire che l’obiettivo del proprietari del Qatar, alla ricerca di amore calcistico per promuovere il loro mondiale, non è mai stato il campionato francese (una sorta di allenamento) ma la Champions League dove però invece della raccolta di figurine dorate si è fatta collezione di figuracce senza mai arrivare, ad esempio, alle semifinali. Uno smacco.

Poi finito il mondiale, tra mille polemiche, ecco le prime luci spente: Messi ha scelto gli Usa come buen ritiro, Verratti è in Arabia. Al loro posto tanti giovani francesi (alcuni di altissimo livello). Ora la mazzata decisiva.

Il Paris Saint Germain si troverà senza stelle, anzi senza la sua stella, senza il suo campione di casa per cui si è speso diverse volte persino il Presidente Macron.

L’addio di Mbappé segna quindi la fine della squadra delle stelle, la fine di un concetto che però il campo aveva già bocciato, da tempo.

E, attenzione, non è detto che questo cambio di filosofia porti ad una squadra meno forte, anzi. D’altronde se l’Inter ha giocato a testa alta l’ultima finale di Champions League con una squadra costruita con tanti parametro zero significa che il pallone è fatto di altro e che alla fine è rotondo. E forse ancora più bello.

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Redazione