Un documento di 8 pagine preparato dal premier Draghi contiene, riforma per riforma prevista dal Pnrr, la data di discussione, approvazione, introduzione. Ed ai partiti non resta modo di opporsi. Solo accettare, in bianco.
Decreto Semplificazioni, adozione maggio 2021 – Riforma processo Civile e Penale, approvazione entro il 2021, attuazione entro il 2022 – Semplificazione contratti pubblici, semplificazione ambientale, edilizia, urbanistica, rigenerazione urbana, adozione maggio 2021 – Riforma sistema scolastico, approvazione entro 2021. Da giorni circola tra governo e partiti un documento di 8 pagine dal titolo emblematico: «Provvedimenti legislativi previsti del Pnrr e scadenze indicate per l’approvazione». Al suo interno una per una ci sono le riforme chieste da Bruxelles in cambio dei famosi 200 e più miliardi di euro del Recovery Plan con le date previste per approvazione in Parlamento e la successiva entrata in vigore.
Niente che non sapessimo, in realtà, ma tutto questo sembrava stando alle parole di molti politici nostrani in qualche modo lontano, ancora da stabilire; argomenti non dell’oggi ma del domani. Ecco, non è così.
Avere tra le mani e sfogliare quelle pagine trovandosi davanti al cronoprogramma delle riforme fatto e finito dà l’esatta dimensione dell’attuale situazione politica del paese. Che va ben oltre le boutade di Letta sempre più alla ricerca di visibilità a sinistra ma capace di incappare in un errore dopo l’altro su Ius Soli, Ddl Zan o aumento della Tassa di Successione.
Quello che questi 8 fogli raccontano è che di fatto i partiti hanno firmato una cambiale in bianco a Mario Draghi (e forse ancor prima al Presidente della Repubblica, Mattarella) ed al suo governo che non accetterà discussioni e ritardi. Di alcun genere. A Palazzo Chigi ieri in un vertice di maggioranza si è spostato il calendario sulle Semplificazioni, ma di una settimana. Stop alle concessioni.
Le riforme quindi si faranno, nei tempi previsti e scritti nero su bianco. Resta solo da capire come, che riforme saranno e soprattutto chi dovrà rimetterci di più. Nessuno infatti può permettersi di fare la guerra su di un principio di cui si dice paladino minacciando l’uscita dall’esecutivo. La palla dell’opposizione è infatti esclusiva di Giorgia Meloni che sguazza e sguazzerà ancora di più nei sondaggi dei prossimi mesi, unica voce contraria, qualsiasi cosa accada a Palazzo Chigi ed in Parlamento.
Ma sulla giustizia, sul fisco, sulla scuola è ovvio che la soluzione creerà forti malumori se non veri e propri mal di pancia. Provate voi ad esempio a trovare un compromesso sulla giustizia tra i grillini e Forza Italia, o uno sul fisco tra la Flat Tax di Salvini e la patrimoniale (o aumento della Tassa di Successione) appena ventilata da Letta.
Qui ci sarà chi dovrà ingoiare amaro, senza però alzar troppo la voce, altrimenti il Professore si arrabbia.
Perché ormai più che in Parlamento la Politica è scuola; scuola media. Dove il professore dà compiti e scadenze per interrogazioni e verifiche. E non ci sono scappatoie, soltanto bocciature (alle prossime elezioni).