La quotazione del gas sta scendendo, ma il prezzo dell’elettricità resterà ancora alto per tutto l’anno. Così si stima una spesa annua per famiglia di 4.500 euro, il doppio rispetto al 2021. Intanto gli operatori modificano i contratti (quelli fissi ormai non si trovano più). Un caos in cui si potrà solo incentivare il risparmio energetico.
Bollette bollenti. E riaperte, dopo anni di distrazione, sulle scrivanie di tanti italiani alle prese con un nuovo problema: cambio gestore o no? E giù a consultare i dati sui propri consumi di energia (sono a pagina due della bolletta) e poi a cercare l’offerta più conveniente sui siti dell’Autorità per l’energia Arera o di Altroconsumo o di altri comparatori. Già, perché ormai gli esborsi in gas e in luce sono usciti dall’angolo delle spese dovute ma tollerabili, e sono diventati un costo importante: secondo le stime dell’associazione di consumatori Altroconsumo, nel 2023 una famiglia tipo spenderà in media 4.500 euro per il metano e l’elettricità. Con un raddoppio rispetto al 2021.
Una bella mazzata, che arriva nonostante gli interventi dei governi si Mario Draghi e Giorgia Meloni e accompagnata da una grande confusione, con l’Antitrust che ha cercato di bloccare alcuni aumenti introdotti dagli operatori e il Consiglio di Stato che a sua volta ha fermato gli sceriffi della concorrenza. E con le imprese energetiche che cercano di aggiornare i contratti in base ai nuovi prezzi mentre i clienti del mercato tutelato hanno scoperto di essere meno tutelati di quelli sul mercato libero. Il tutto condito da annunci di quotazioni del gas in salita e in discesa come su un ottovolante. E da offerte farlocche proposte da imprese che si spacciano per enti pubblici o associazioni di consumatori. Un caos.
Questo film dell’orrore inizia nel 2021, quando la fine della pandemia fa accelerare l’economia e di conseguenza fa impennare la domanda e i prezzi del gas naturale, che serve anche a produrre energia elettrica. Poi, il 24 febbraio, inizia l’invasione russa in Ucraina e le quotazioni si infiammano. Lo tsunami energetico investe però le famiglie italiane in modo diverso: il 36 per cento dei clienti del gas e il 41 per cento di quelli dell’elettricità erano nel mercato tutelato, godevano cioè di servizi di fornitura di energia elettrica e gas naturale con condizioni economiche (prezzo) e contrattuali definite dall’autorità guidata da Stefano Besseghini (oggi sono al 33 per cento per gas e luce). Si tratta di famiglie che, vuoi per pigrizia, vuoi per mancata conoscenza del mercato, vuoi per diffidenza verso i privati, avevano preferito restare nel servizio a maggior tutela e affidarsi a un sistema semplice, privo di offerte aggiuntive, con un prezzo che variava pigramente ogni tre mesi in base agli andamenti della borsa Ttf di Amsterdam.
Peccato che nel 2021 il prezzo si sia improvvisamente risvegliato per esplodere nel 2022 e i clienti del mercato tutelato si sono trovati tra le mani nel primo trimestre bollette con aumenti del 55 per cento per la luce e del 48 per cento per il gas. Rincari che sarebbero stati ben più consistenti se lo Stato e l’Arera non fossero intervenuti con una serie di azioni come la sterilizzazione dell’Iva e degli oneri di sistema. Nel corso dell’anno si sono succeduti poi alcuni ribassi e molti, nuovi rialzi con il risultato finale di una bolletta gonfiata di oltre il 60 per cento. L’Arera è corsa ulteriormente in aiuto dei consumatori modificando da ottobre il sistema di calcolo e di aggiornamento dei prezzi: non più su base trimestrale ma mensile, e con riferimento la borsa italiana e non quella olandese. E un po’ di sollievo è arrivato.
A confondere poi le famiglie è il vedere le quotazioni del gas scendere ai livelli pre-guerra, mentre le bollette salgono: un’apparente contraddizione dovuta al fatto che c’è un effetto di trascinamento, i dati di dicembre tengono conto dei prezzi ancora alti di inizio mese, quanto viaggiavano oltre i 140 euro per megawattora, contro i circa 70 euro di inizio gennaio 2023. Ma, come spiegano gli esperti dell’Enel di Francesco Starace, nel corso del 2022 sono stati soprattutto i clienti del mercato tutelato a soffrire di più, cioè una minoranza delle famiglie. Perché chi invece aveva scelto il mercato libero ha firmato soprattutto contratti a prezzo fisso.
Gli operatori infatti offrono una varietà di soluzioni, sia per il gas sia per la luce: a prezzo fisso, normalmente per un periodo di 12, di 15 o di 24 mesi; a prezzo variabile legato alle quotazioni di mercato; «dual fuel», cioè un unico contratto scontato per metano ed elettricità; offerta «placet», che prevede un prezzo fisso o variabile che rispetta una struttura di calcolo definita da Arera, e che è stato ideato per accompagnare i clienti dal mercato tutelato a quello libero. Comunque, la maggioranza dei clienti (l’81 per cento nella luce e il 73 per cento nel gas) ha scelto i contratto a prezzo fisso e quindi non ha visto gli aumenti dei prezzi subiti da chi è rimasto nel mercato tutelato. E qui si è creato un pasticcio. Avendo tanti clienti con contratti a prezzi fissi e quindi molto più bassi rispetto a quelli di mercato, gli operatori si sono trovati in difficoltà. Potevano provare a modificare unilateralmente il contratto per cause di forza maggiore, come prevede il Codice civile, lasciando al cliente il diritto di recedere e di scegliere un altro fornitore. Ma in luglio il governo è intervenuto impedendo questa soluzione fino al prossimo mese di marzo.
Sul mercato libero ci sono però anche i contratti a prezzo fisso, la cui durata è scaduta proprio nei mesi scorsi: quindi gli operatori hanno inviato ai clienti le proposte di modifica delle condizioni economiche a prezzo fisso, rincarandole fino a 3-4 volte. Oppure hanno offerto il passaggio al prezzo variabile. A quel punto è entrata in campo l’Autorità antitrust che ha bloccato gli aumenti alla scadenza annuale dei contratti. Una decisione contro cui ha fatto ricorso la società Iren: in dicembre il Consiglio di Stato le ha dato ragione. Quindi su molte famiglie del mercato libero con i contratti scaduti arriverà da marzo una pioggia di aumenti. «La situazione» commenta il presidente di Assoutenti Furio Truzzi, «è pericolosissima, le società energetiche si muoveranno in ordine sparso forti della decisione del Consiglio di Stato». Intanto le offerte a prezzo fisso stanno scomparendo e i clienti faranno fatica a trovare la soluzione più adatta in base ai propri consumi. E anche se i prezzi dell’energia stanno scendendo, forse non torneranno più ai livelli del 2019.
Per questo il governo sta pensando di introdurre un sistema che incentivi il risparmio energetico, premiando con un prezzo più basso chi consuma di meno rispetto al passato. Altroconsumo propone invece di togliere gli oneri di sistema per sempre dalla bolletta: l’associazione sta raccogliendo le firme per una petizione che chieda la loro eliminazione permanente. Altroconsumo si aspetta anche che possa essere ancora rateizzata la bolletta relativi all’inverno, come lo scorso anno.
