Fiorisce in Europa il business di embrioni, ovociti e gameti che, grazie a banche del seme, uteri in affitto e pratiche di fecondazione assistita, vengono offerti a tutti: coppie etero, omo e single. Basta pagare. Senza farsi troppi problemi per lo sfruttamento della «mamme per altri».
E’ una domanda che nessuno ha riproposto a Beppe Sala in lizza per il secondo mandato a sindaco di Milano, alla testa di una coalizione di sinistra e arcobaleno: il 20 novembre inaugurerà il Salone dell’utero in affitto? Passare da quello del mobile a quello delle ovaie in locazione è un attimo. Che sia una scorciatoia per riempire le culle sempre più vuote? L’Italia – in un’Europa che non se la passa benissimo, 17 Stati su 27 aumentano la popolazione, ma 10 perdono nascite e gli ultraottantenni nonostante il Covid sono cresciuti del 3,8 per cento – è un Paese in declino demografico: abbiamo solo 6,8 nati ogni mille abitanti e siamo ormai meno di 60 milioni, per l’esattezza 59,3. E così c’è chi pensa di «comprarsi» i bambini à la carte.
A Parigi, all’Espace Champerret, il 4 e 5 settembre scorsi era tutto un fiorire di «rent-ovaio», di banche del seme e avvocati gestazionali (non è una presa in giro) sotto il titolo Désir d’un enfant (desiderio di un bambino). In Francia, dove è vietata la gestazione per altri, si sono portati però molto avanti: ora, se due donne si procurano un po’ di spermatozoi possono andare dal notaio e farsi riconoscere il bebé, passando così dalla procreazione assistita al self service. In Italia la normativa per ora resta ferma nonostante le contorsioni della Cassazione che dice «no alla gestazione per altri», ma sì all’adozione da parte di coppie gay all’estero.
Simone Pillon, senatore della Lega a capo del movimento pro-famiglia, intravede in tutto questo lo sdoganamento dell’utero in affitto e insiste: «Vogliamo essere liberi di batterci contro questa pratica disumana. Con la legge Zan sarebbe impossibile farlo, perché avere figli attraverso questa pratica diventerebbe un diritto inalienabile delle coppie gay».
Gli organizzatori di Parigi devono però aver capito che il momento è buono. Avevano esordito nel 2014 in Belgio dove da sei anni si tiene una fiera con tanto di prezzari e possibilità di scelta della «razza dei cuccioli» (si pagano da 95 mila a 165 mila euro), trovando anche il conforto della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen che nel suo discorso sullo stato dell’Unione ha affermato: «Dobbiamo favorire la genitorialità delle famiglie omosessuali».
Così a Milano, il 20 e 21 novembre, si terrà sotto gli occhi della Madonnina tirata a lucido: «Un sogno chiamato bebè». Che non è – al di là dello slogan discutibile – una prima della Scala, ma un grosso problema per Sala. A Palazzo Marino nicchiano; l’assessora alla scuola Laura Galimberti ha dichiarato che il Comune non c’entra, e non sono stati chiesti né spazi né patrocinio. Epperò il suo collega assessore alla partecipazione Lorenzo Lipparini è chiarissimo: «Chi si trincera dietro l’utero in affitto lo fa per nascondere la propria omofobia».
La vulgata dice che a corrispondere un canone per ovaie e pancione sono le coppie etero sterili. Farsi venire qualche dubbio è lecito. Basta mettersi a cercare su internet, ricco di offerte speciali. Il progetto Canadian Medical Care offre un bambino a 40.700 euro, ma può comparire un banner in cui la consulente familiare Roxana Bernar propone sorridente: «Contattateci per scoprire che sconto sul programma possiamo offrirvi in questo momento». Il concepimento last minute.
Leihmutterschaft offre il programma base, un po’ come l’auto senza accessori, a 34.950 euro. A chi sostiene che le coppie omosessuali non pensano all’utero in affitto è facile rispondere che www.surrogacyitaly.com così scrive: «Più del 40 per cento dei nostri genitori sono coppie gay, che a un certo punto della loro vita hanno ricevuto il richiamo della paternità. La maternità surrogata per coppie omosessuali o gay single è il modo migliore per ottenere la paternità, a causa dell’impossibilità pratica di portare a termine con successo un processo di adozione internazionale. Il numero di casi di maternità surrogata in Italia ha superato il numero di adozioni internazionali negli ultimi due anni».
Sulla bacheca di avvocati italiani e stranieri ci sono simili annunci: «Specialisti in gestazione per altri, abbiamo reso felici centinaia di famiglie italiane» (intraius.com). «Maternità surrogata Europa – assolutamente legale: programma chiavi in mano tutto compreso. Garanzia della nascita di un bambino sano. Ritorno a casa con il bimbo subito dopo il parto senza visita all’ambasciata» (success-maternita-surrogata.it).
La legge 40/2004 all’articolo 12, comma 6, è invece chiara: «Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600 mila a un milione di euro». Ma non si ha notizia di sanzioni.
Nichi Vendola, già presidente della Puglia, è il padre (o genitore 1?) di Tobia Antonio. Il bimbo è nato in California dagli spermatozoi prelevati da Ed Testa, il compagno canadese di Nichi, e dall’ovocita di una donatrice anonima, fecondato e impiantato nell’utero di un’indonesiana americanizzata, che ha sottoscritto un contratto ed è stata retribuita per la gestazione. Si dice che a dare una mano a Vendola sia intervenuto il profeta dell’utero in affitto: Mario Caballero. Il quale si presenta così: «Ho fondato Concezioni Straordinarie con mia moglie Stephanie dopo aver avuto i miei due gemelli con la maternità surrogata». Sul sito si parla di donatori di ovociti canadesi e si specifica: abbiamo la possibilità di agire in tutto il mondo. Caballero, insomma, ha fondato la multinazionale dell’ovaio «locato».
Quanto si paga? Risposta: «I costi coinvolti sono fortemente influenzati da molti fattori come la situazione personale e i servizi richiesti, pertanto non è possibile quotare i totali esatti». Chiedere quanto ci guadagna Extraconceptions pare disdicevole. Nei contratti è previsto che se il feto presenta malformazioni la donna deve abortire, non deve avere rapporti sessuali, non può lavorare, deve stare a dieta, e se ha figli suoi deve isolarsi per tutta la gravidanza. In India ci sono «farm», dove vengono recluse le gestanti; in Ucraina è una professione e ci sono rigidissime sanzioni per la donna che non rispetta i patti sino alla possibilità del rifiuto del bambino da parte dei committenti. Mykola Kuleba, commissario per i diritti dei bambini nel Paese, ha denunciato che in pandemia c’erano oltre 100 neonati bloccati perché chi li aveva «ordinati» non poteva ritirarli, e che «l’Ucraina è diventata un negozio incontrollato per neonati».
Nei Paesi asiatici ci sono le «schiave della maternità», mentre in Canada e Usa esiste una sorta di divieto al pagamento di oltre 20 mila dollari alle donne, ma il mercato è fiorentissimo e il limite un pro forma. Ne sa qualcosa Tiziano Ferro, volato in America per soddisfare il suo desiderio di paternità, ma di cui più nulla si è saputo. Lo fanno in tanti nello show-biz. E se la madre in affitto ha le doglie, le star del microfono possono sempre suggerirle: canta, che ti passa. n
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