Pedopornografia, ragazzine da oltraggiare, donne da offendere. Stupri, incesti e molto altro ancora. Nell’anno della pandemia, su Telegram sono aumentati a dismisura i canali di sesso proibito. Con sempre più iscritti e sempre più giovani. Viaggio nei meandri di un «contromondo» a portata di cellulare. AVVISO AI LETTORI: contiene descrizioni che potrebbero urtare la sensibilità di alcuni.
Ciao porci!». È con una certa allegria che JJ, nickname di chissà chi, saluta i quasi 3.500 compagni collegati sulla stessa chat del cuore. Poche righe più sotto gli fa eco Michael: «Padri porci, commento e tributo le vostre figlie in privato. Anche vestite». È prima mattina qui sul gruppo, e tutto è pronto per un altro giorno di ordinaria follia.
È una nuova distorsione del lockdown: il boom dei canali infarciti di sesso ai confini della realtà. Un fenomeno che invischia gli adulti e, soprattutto, sempre più giovanissimi. Dopo gli eccessi di droga, alcol e violenza di cui si è letto sulle cronache e attribuiti all’isolamento forzoso, l’ennesimo fardello dei social network prende vita su Telegram, la controversa app di messaggistica nota per consentire contatti criptati. Sono anni che vi essudano canali (non ne faremo i nomi per non dar loro visibilità) basati sullo scambio di immagini illegali. Ma da quando il Covid-19 ha represso la socialità, la loro popolarità è deflagrata.
«Nell’ultimo anno questo genere di gruppi è proliferato, così come il numero di partecipanti» analizza Annalisa Lillini, direttore della II Divisione del servizio Polizia postale, che evidenzia un altro dato inquietante. «L’età si è abbassata e oggi sono attivi soggetti anche molto giovani. Basta guardare alla recente operazione “Luna park” della Polizia postale di Milano, coordinata dal Centro nazionale di contrasto alla pedopornografia online: si sono identificati 432 utenti tra cui molti ragazzini che condividevano foto e video pedopornografici, anche di neonati, con applicazioni di messaggistica istantanea. Oppure l’operazione “Dangerous image”, con minorenni che cercavano e scambiavano file “gore”, cioè di estrema crudeltà, e pedopornografici. Stiamo parlando anche di dodicenni e tredicenni. A quell’età il disvalore di cosa stai guardando non lo percepisci».
«Il lockdown ha fatto esplodere l’utilizzo di questi canali» conferma Matteo Flora, presidente e cofondatore di Permesso negato, associazione che offre ausilio legale e tecnologico per difendere le vittime dall’uso pornografico delle loro immagini. «Solo nell’ultimo anno abbiamo assistito 500 persone e fatto rimuovere parecchi milioni di contenuti». Ciononostante continuano a crescere: «In novembre contavamo 89 gruppi di questa natura e sei milioni di utenti unici. Oggi, pochi mesi dopo, sono saliti a 130 canali mentre gli utenti unici sfiorano i 350 mila in più».
La velocità di affiliazione è rapidissima, come Panorama ha potuto verificare. I gruppi più grandi aumentano di circa tremila nuovi iscritti a settimana, aiutati anche dalla facilità di ingresso: pochi semplici passaggi e sei dentro, senza verifiche di età né codici segreti. E basta un attimo anche per capire che in questo contromondo non rimani per la pornografia, che per quella c’è YouPorn e simili, quanto per esplorare confini non consentiti sul web.
Tutto ruota intorno allo scambio, come fosse una bacheca. La chat dei gruppi in questione (che assomigliano a quelle di WhatsApp) scorre via via che i suoi membri postano frasi, foto e video. Offerta e domanda si incrociano per finalizzare il desiderio. E c’è spazio per tutte le inclinazioni, dagli etero ai pansessuali (cioè chi non mette confini al sesso). Mediamente si fa dell’erezione un feticcio e dell’eiaculazione una missione. Frequentemente si chiedono commenti sul proprio membro o di farne su quello degli altri («Chi lo esce?») nonché appelli a masturbarsi in chat privata, in videochiamata, spesso guardando insieme la stessa foto e invitando a «concludere» sull’immagine della ex, o della mamma, o di altre figure femminili. Sono i cosiddetti «tributi» (all’inizio dell’articolo, Michael intendeva farlo sulle figlie degli altri) e non passa minuto senza che qualcuno lo proponga. «Chi scambia mamma?», «Mando mutandine di mia mamma. Scrivetemi in privato».
Tanti i giovanissimi che partecipano «al gioco». «14 anni cerco coetaneo in privato. No adulti, non rispondo». «15 anni. Commentate il mio c… in privato». «Io maschio bisex 14 anni Cerco maschio bisex 12/13/14 anni per scambio foto o sega insieme. Prove per confermare che siete reali». «Under 14 scrivetemi in privato». «M 15 (maschio quindicenne, ndr) cerco femmina». «Tra poco ho ricreazione, qualche F che me le esce?».
Da qui agli incontri fisici il passo è breve. In barba alle norme anti Covid ci si mette d’accordo per fare sesso vero nell’area di residenza. «Cerco ragazza o coppia etero zona Caserta per incontro anche pagato. Se siete interessati scrivetemi in privato». «Maschio bsx a Torino?». «Cerco F in Sardegna per incontro». «Qualcuno di Milano che si annoia?». «Chi ha voglia di farmi un p a Roma?». Quando gli va bene la risposta è: «Scrivimi in privato». Altre volte la richiesta è di far ricoprire di insulti una donna. «Chi vuole sputtanarla mi scriva» digita qualcuno sotto la foto di una ragazza. E un altro pubblica due immagini di una donna matura, molto probabilmente la ex, scrivendoci sopra: «Chi vuole pompini gratis chiami…», aggiungendo nome, cognome e numero di telefono.
Neanche la dura legge «Codice rosso» del luglio 2019 sta mitigando il Revenge porn su questi canali. Ragazze anche giovanissime che si sono ritratte nude allo specchio, o che si fanno riprendere dal ragazzino infido, scorrono a decine in una giornata sotto forma di foto, brevi video o fermimmagine di qualcuno che giura di possedere il filmato originale e di inviarlo in privato in cambio di altri succulenti materiali. L’oblìo per queste vittime sembra impossibile, qui: le immagini rimbalzano più volte sullo stesso canale e da un canale all’altro. Ecco di nuovo la ragazzina con i riccioli che mostra il seno. Ecco di nuovo quella che ride masturbando un coetaneo al parchetto. Ecco l’altra, che pratica sesso orale a ridosso di un muretto con l’amica che la incita. E così via.
Altre volte si vedono foto di donne qualunque alle prese con cose qualunque. Immagini per così dire «neutre»: una signora che si è vestita bene per uscire, due amiche in costume al mare, la collega sorridente, la ragazzina su TikTok. Eppure, omnia immunda immundis, si prova comunque gusto a fantasticare. «Qualcuno sa chi è? Zona Napoli». Oppure: «Chi scambia foto di tipe di Como?»; «Ho materiale ragazze Rocca Priora e Castelli romani. Ve li invio solo se conoscete ragazze di Rocca». Un tizio pubblica la foto di una ragazza e scrive: «La mando nuda a chi la conosce. Trentino». I commenti possono diventare triviali, a richiesta. «Cerco qualcuno davvero davvero porco che mi faccia commentare sua moglie e la sua fidanzata, amiche o anche figlie, familiari senza limiti… Commento di tutto anche a voce se volete». «Chi mi manda le foto delle sue amiche? Commento». «Chi si eccita su 07 in intimo e costume mi scriva su chat segreta». «Commento 07 08 09», intendendo ragazzi e ragazze tra gli 11 e i 13 anni.
In chiamata segreta c’è chi si esalta ad ascoltare storie. «Chi mi racconta storie di incesto?». «Qualcuno che ha scopato sua sorella?». L’incesto è un tema caldo. Si vuole sapere di torbide passioni familiari, si vogliono vedere i pedo-dad (i papà che abusano delle figlie) e le pedo-mom (l’inverso). Qua e là alcune clip sono addirittura postate sul gruppo pubblico, come il video che per un estenuante minuto mostra un bambino di forse quattro anni forzato ad avere un’erezione, a giocare con le intimità di una donna che si immagina essere la madre, e a penetrarla.
L’orrore della pedopornografia è continuamente evocato e richiesto, sebbene su questi gruppi sia ufficialmente vietato. Per questo ogni tanto li chiudono. È accaduto anche nel corso del nostro monitoraggio: due canali, ognuno con circa 90 mila iscritti, sono stati bloccati. Ma in 12 ore avevano riaperto e in 36 recuperato 30 mila affiliati, da zero. Dunque gli amministratori hanno il loro bel daffare a cancellare commenti «pedo» (scritto anche «P3D0», o «PD», per sfuggire agli algoritmi di ricerca) e a cacciare chi li posta. Peccato che i materiali più estremi rimangano comunque visualizzabili il tempo necessario per poterli guardare e, volendo, registrare. Prova ne sono il video dell’incesto di cui abbiamo detto, che poi è sparito, ma anche il filmato di una bambina di 5-6 anni che pratica sesso orale a un coetaneo; quello con lo stupro di gruppo su una donna che sembra drogata (gli aguzzini parlano una lingua slava); quello della categoria «gore» con un cane che divora i genitali a un uomo legato.
Ma, dicevamo, la ricerca di pedopornografia è forsennata. La frase «Cerco pedo» è costante. «Scambio pedo con stupri» scrive qualcuno. «Chi manda figlia o sorellina?», «Chi ha piedini?», «Ho un centinaio di p3d0 ita, scambio con vostre ex, fidanzate o mogli, real dove si vede la faccia». «Raga, chi scambia video di bambini in privato?». Un giovanissimo fruitore, intuendo appena ciò che sta combinando, si illude: «Non penso sia considerabile pedo se io ho 15 anni».
Tanto fermento in queste «bacheche» è, dunque, solo la superficie, perché il vero tema è la sentina di immagini scambiate (soprattutto attraverso una piattaforma online australiana, Mega.nz). Terabyte su terabyte di materiale proibito, molto spesso oggetto di compravendita. Peccato che pubblicizzando sulla chat generale i contenuti di cui si è in possesso, si mostrino a tutti le icone dell’anteprima (i «thumbnail», come nella foto qui a sinistra). Basta ingrandirle sullo schermo del cellulare ed ecco apparire, per esempio, bambini e bambine nel pieno della nefandezza.
Piccole vittime di questo inafferrabile mondo, in cui ogni barbarie sembra normalizzata, qualunque argine sommerso. E dove alla fine il commento più estremo lo fa un certo Rob: «Cerco qualcuno soltanto per parlare».