L’analisi del Generale Maurizio Boni sugli sviluppi del conflitto e sul valore strategico dell’attuale controffensiva ucraina nel settore di Kherson.
Maurizio Boni : Generale di Corpo d’Armata è stato il vice comandante dell’Allied Rapid Reaction Corps (ARRC) di Innsworth (Regno Unito), capo di stato maggiore del NATO Rapid Reaction Corps Italy (NRDC-ITA) di Solbiate Olona (Varese), nonché capo reparto pianificazione e politica militare dell’Allied Joint Force Command Lisbon (JFCLB) a Oeiras (Portogallo).
Il Generale Maurizio Boni
Per comprendere il significato delle azioni controffensive intraprese nel settore di Kherson dall’Esercito di Kiev nelle ultime quarantott’ore, bisogna considerare lo sviluppo geografico del fronte ucraino da nord a sud e le priorità che gli invasori e i difensori attribuiscono a ciascun settore del fronte. Mentre scriviamo, è appena iniziata la terza fase della guerra, coincidente con il termine di una fase operativa iniziata dopo la caduta di Lysychansk imposta dai russi per riorganizzare le proprie forze e concludere la campagna del Donbass. Al momento questo è l’obiettivo più importante da conseguire per Mosca ed è in questo settore che l’Esercito della Federazione russa sta esercitando il suo sforzo offensivo principale, quello al quale vengono assegnate le maggiori risorse in termini di capacità di combattimento globali. Gli Ucraini questo lo sanno benissimo e quindi sin dal fallimento della presa di Kiev da parte del Cremlino, tengono impegnati i russi a nord nel settore di Kharkiv dove i difensori si sono spinti sino a dieci chilometri dal confine russo, e a sud per difendere Mykolaiv la conquista della quale da parte di Mosca aprirebbe l’itinerario terrestre verso Odessa. Dunque, la priorità strategica di Kiev è di impedire ai russi di sottrarre forze dai settori settentrionale e meridionale per rinforzare il main effort del Donbass.
Allo stesso tempo, creare le condizioni perché il settore meridionale diventi inviolabile perché la conquista di Odessa porterebbe con sé conseguenze pesantissime per la già in parte compromessa economia di Kiev, ma anche per lo stesso ruolo geopolitico dell’Ucraina. Personalmente, continuo a sostenere sin dalle prime settimane del conflitto, che quest’ultimo scenario sia di difficile realizzazione tenuto conto dell’enorme costo in termini di uomini, materiali e mezzi che Mosca dovrebbe affrontare. Non è escluso che conclusa la partita in Donbass con la conquista del Donetsk (ancora possibile ma non scontata) i russi svolgano il loro sguardo a sud, ma non senza una lunga pausa operativa che consenta loro di ricostituire una “massa critica” per chiudere anche la partita del Mar Nero. Tenuto conto delle condizioni generali dello strumento operativo del Cremlino, ad oggi, rimane un compito molto difficile da assolvere. D’altra parte, è anche inverosimile che l’Ucraina possa sostenere una controffensiva generale. I difensori hanno appena avvicendato alcune unità di manovra nel settore del Donbass e sono riusciti persino a realizzare una superiorità numerica sui russi in alcune porzioni del fronte. Ciò consente loro di contenere il prosieguo dell’offensiva russa nell’Ucraina Orientale, ma l’attuale entità e capacità di combattimento dell’Esercito di Kiev nel suo complesso non consentono di ribaltare gli esiti di quanto ottenuto sino ad ora da Mosca in tutti i settori del fronte.