Turismo a rischio default
(Ansa)
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Turismo a rischio default

Potrebbero chiudere oltre 40.000 aziende e rimanere a casa 1 occupato su 10 se non si interviene immediatamente e in modo massiccio sul comparto

E' uno dei settori più strategici del Paese, che incide considerando tutto l'indotto sul 13% del PIL italiano, ovvero qualcosa come 232 miliardi di euro all'anno, eppure il turismo se la sta vedendo brutta. Ma le prospettive sono pure peggio. Secondo uno studio elaborato da Demoskopica, c'è il rischio che vadano in fumo oltre 184 mila posti di lavoro. Un addetto su 10 potrebbe restare a casa senza occupazione.


Il rapporto evidenzia che il comparto ha già subito dall'inizio dell'anno una contrazione di oltre 10 miliardi di fatturato mettendo in seria difficolta più di 40.000 imprese che potrebbero non sopravvivere a causa degli effetti della pandemia. Da gennaio hanno già chiuso i battenti quasi 7.000 attività, il peggior bilancio del sistema turistico dal 1995.

«Migliaia di posti di lavoro nel comparto turistico – commenta il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio – sono appesi al filo di un integrato piano di provvedimenti che deve sostenere il sistema a superare la crisi in tempi rapidi. Un organico pacchetto di misure che, almeno ad oggi, stenta a vedere la luce e senza il quale sarà difficile coprire le insolvenze e scongiurare i fallimenti degli operatori della filiera».

Lo conferma anche un altro indicatore, nei primi tre mesi del 2020, il tasso di crescita demografica delle imprese ha registrato il più alto valore negativo dal 1996 ad oggi: si parte da uno 0,22% del 1996 per arrivare all'1,44% nella prima parte dell'anno in corso. Si tratta di un andamento negativo che si riflette anche a livello territoriale. È il Piemonte, con l'1,79%, a registrare il più elevato tasso di decrescita immediatamente preceduto dal Friuli Venezia Giulia (-1,77%) e dalle Marche (-1,76%). Sul versante opposto, i sistemi turistici locali con una riduzione minore del rapporto tra il saldo fra iscrizioni e cessazioni, quindi "più performanti", risultano il Trentino-Alto Adige (-0,75%) seguito dalla Valle d'Aosta (-1,12%) e, infine, dalla Campania (-1,14%).

«È necessario – precisa Raffaele Rio – mettere in campo un piano integrato suddiviso in alcune sezioni attuative. In primo luogo, misure di sostegno economico per gli adeguamenti sanitari necessari alla ripartenza in sicurezza (suddivisione spazi comuni per il distanziamento sociale, ammodernamento tecnologico per self-check in, sanificazione locali, etc.); in secondo luogo, occorre strutturare provvedimenti mirati a sostenere la liquidità delle imprese del comparto anche mediante finanziamenti a "tasso zero" e a fondo perduto, buoni vacanza per le famiglie o detrazione della spesa dei soggiorni, smobilizzo immediato dei crediti delle imprese verso la pubblica amministrazione oltre a modalità di sgravio fiscale e contributivo; in terzo, luogo, puntare a valorizzare i sistemi turistici regionali tempificando le azioni di promozione in relazione ai differenti gruppi di turisti (identitari, esterofili, nazionalisti e stranieri)».

In attesa del Decreto Aprile, che a oggi ancora non si è visto, ogni giorno senza aiuti il settore turistico rischia sempre di più di non riprendersi.

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