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Uber si espande a Bologna e promette di superare il caso Eats

Mentre lancia la terza città italiana per il noleggio con conducente, la società racconta il suo futuro tra tecnologia e sostenibilità e s'impegna a combattere qualsiasi forma di intermediazione illegale tra l'azienda e i rider. L'intervista con il general manager Lorenzo Pireddu

Dopo Milano e Roma, da oggi Uber è disponibile anche a Bologna con il servizio Black: è possibile richiedere una vettura con conducente direttamente dall'applicazione, mentre a Torino e Napoli la si può utilizzare per chiamare un taxi. È un momento particolare per la società nel Bel Paese, tra un tentativo di ritorno alla normalità (quasi compiuto, lo dicono i numeri), innovazioni tecnologiche per tutelare la salute di utenti e autisti, la situazione controversa di Uber Eats (commissariata per capolarato sui rider), le prospettive di crescita legate alla mobilità leggera, tra bici e monopattini. Di tutto questo Panorama.it ha discusso con Lorenzo Pireddu, general manager di Uber in Italia.

Pireddu, con il lancio di Bologna si espande ulteriormente il vostro business nel nostro Paese. Qual è il suo bilancio di Uber di questi mesi? Come sta andando con la pandemia? Ci dia qualche dato.

Il nostro obiettivo prioritario è quello di rendere disponibili mezzi di trasporto, accessibili ovunque, per tutti, con un semplice clic. L'arrivo a Bologna del nostro servizio Uber Black va esattamente in questa direzione, così come la nostra strategia di estendere la nostra presenza in Italia per consentire a più persone di poter usare la nostra app e i nostri servizi. Dopo il periodo del lockdown, che ha penalizzato moltissimi settori tra cui anche quello dei trasporti, la domanda ha ricominciato a crescere in maniera progressiva e recentemente abbiamo recuperato l'84 per cento di tratte rispetto a febbraio, tra i dati migliori in Europa. Inoltre, nei primi nove mesi del 2020 la app di Uber, nel nostro Paese, è stata aperta oltre tre milioni di volte e questo dimostra che esiste una forte domanda di mobilità alternativa all'auto privata. Al fine di ampliare le possibilità di risposta a questa domanda, differenziando anche i servizi, di recente abbiamo ampliato il nostro servizio Uber Taxi, che dopo Torino è arrivato anche a Napoli. I dati di queste prime settimane di attività sono molto confortanti e ci stanno dimostrando che esiste una grande opportunità per il settore dei taxi e per Uber, in termini di collaborazioni e partnership, in cui il taxi può sfruttare la tecnologia Uber in termini di domanda ed efficienza e Uber può imparare dall'esperienza dei taxi nel settore della mobilità, creando valore per tutto il settore.

Proprio durante il lockdown la Consulta ha bocciato la norma che imponeva agli autisti aderenti alla piattaforma di rientrare in rimessa dopo ogni corsa. Che altri passi in avanti a livello legislativo pensate siano corretti e in grado di far crescere Uber avvicinandolo ai livelli di altri Paesi più aperti verso questo tipo di servizi di mobilità evoluta?

La sentenza della Corte Costituzionale è stata molto importante perché sottolinea come il problema principale sia costituito dalla mancanza di un quadro legislativo coerente e completo. Le nuove modalità che la tecnologia mette a disposizione evidenziano la necessità di una revisione del settore, che sia capace di far emergere, nel servizio pubblico e privato, tutte le potenzialità offerte dalle piattaforme digitali, a beneficio del settore, ma soprattutto degli utenti. Come abbiamo più volte tenuto a sottolineare, noi vogliamo contribuire costruttivamente al dibattito con tutti gli operatori del settore e lavorare insieme alle istituzioni ad una riforma che attende davvero da troppo tempo di essere realizzata.

Oltre alla classica corsa su automobili di alta gamma, Uber è anche altro. A che punto siamo con la mobilità leggera quali bici e monopattini? A Roma la gestione delle e-bike è passata nelle mani di Lime. Quali sono i piani di sviluppo in questa direzione? Pensate di estendervi altrove?

La nostra visione a lungo termine in Italia è quella di diventare una piattaforma multimodale che includa diverse alternative di trasporto, dalle macchine con conducente, ai taxi, alle biciclette, ai monopattini, fino alla possibilità di accedere al servizio di trasporto pubblico. Pensiamo che la micromobilità continuerà ad essere una parte importante delle scelte di mobilità delle persone, anche dopo l'emergenza Covid. La nuova attività di mobilità di Uber si è fusa con Lime nel maggio scorso, ma anche se Uber non gestisce più direttamente le bici elettriche Jump, gli utenti possono continuare a noleggiare i veicoli Lime dall'app Uber. Crediamo in uno sviluppo della nostra piattaforma che includa opzioni di trasporto multimodale per i nostri utenti, in modo che possano trovare il loro modo preferito di spostamento. L'idea è di concentrarci su partnership strategiche che vadano in questa direzione, piuttosto che gestire direttamente le attività.

Uber Eats, il cui business comunque continua, è stata invece commissariata in attesa di fare chiarezza sulle accuse di capolarato, di sfruttamento dei rider. Qual è la vostra posizione, quali le vostre aspettative?

La gestione del nostro business in Italia rimane in capo a Uber. La Corte ha deciso di affidare un compito di controllo all'amministratore giudiziario. Tuttavia, abbiamo subito iniziato a condividere con lui importanti decisioni aziendali, con un approccio di piena trasparenza, collaborazione e condivisione. Per esempio, abbiamo lavorato a stretto contatto con l'amministratore giudiziario, i suoi coadiutori e il Tribunale di Milano. Il percorso intrapreso è importante anche ai fini della regolamentazione del settore di business. Continueremo a combattere tutte le forme di intermediazione illegale.

A proposito di evoluzioni, qualche settimana fa il vostro Ceo ha espresso un impegno forte sul piano della sostenibilità. Quali sono i punti fondamentali? E le ricadute in Italia?

Da 10 anni, ovvero da quando Uber è nata, abbiamo lavorato per migliorare la mobilità nelle città di tutto il mondo e continuiamo a investire in tecnologia con l'obiettivo di ridurre l'uso dell'auto a favore di modalità di trasporto condivise, contribuendo a ridurre traffico e inquinamento. Con l'annuncio del nostro impegno globale per la sostenibilità da parte di Dara Khosrowshahi, siamo andati ancora oltre, dichiarando l'obiettivo di rendere Uber una piattaforma di mobilità a Zero Emissioni entro il 2040 nelle 10 mila città e 6 continenti nei quali operiamo. L'Europa sta facendo grandi passi avanti verso la mobilità elettrica e il nostro impegno progressivamente coinvolgerà altri Paesi, tra cui l'Italia dove saremo lieti di offrire la nostra collaborazione con il settore pubblico e privato, le case automobilistiche, le città e le istituzioni per sviluppare sempre di più le condizioni verso questa transizione.

uber-piredduLorenzo Pireddu, general manager di Uber Italia

Uber resta, prima di tutto, una compagnia tecnologica. Quali novità state introducendo, in particolare per proteggere autisti e passeggeri in questo tempo complicato?

Attraverso la nostra tecnologia vogliamo garantire a utenti e autisti la totale sicurezza durante la corsa, sia quando si parla di sicurezza personale, che della privacy, che - soprattutto in questo difficile momento storico - della salute. Per questo abbiamo messo in campo, sin dall'inizio della pandemia, misure per contribuire al contenimento della diffusione del virus. «Mask verification» è una delle tecnologie che abbiamo introdotto proprio a tutela della salute di autisti e passeggeri: una funzionalità per verificare che gli autisti (e i corrieri per Uber Eats) indossano la mascherina attraverso lo scatto di un selfie, pena l'impossibilità di iniziare il servizio. Di recente abbiamo deciso di implementare la tecnologia «Mask verification» anche per gli utenti che prenotano una corsa. Se infatti un utente non indossa la mascherina il conducente può non solo rifiutare la corsa, ma inviare una segnalazione ad hoc ad Uber. Questo comporterà che alla successiva prenotazione, il cliente debba provare di indossare la mascherina scattandosi un selfie con l'app di Uber, potendo accedere solo così al servizio. Attraverso questo sistema, utenti e autisti possono proteggersi a vicenda, e proteggere anche gli autisti e i passeggeri successivi.

Un'ultima cosa: pensa che la pandemia, che ci ha fatto abituare al contingentamento dei mezzi pubblici, alla distanza tra passeggeri sui treni, lascerà degli strascichi? Cambierà il nostro modo di muoverci?

L'emergenza sanitaria che ci siamo trovati ad affrontare sta avendo un impatto che cambierà drasticamente il nostro modo di vivere, e sta già fortemente influenzando anche gli spostamenti delle persone. La mobilità subirà inevitabilmente ulteriori cambiamenti, adattandosi alle nuove esigenze degli utenti. Noi di Uber, che da sempre sosteniamo l'innovazione e lo sviluppo del settore, ci proponiamo di dare vita a un nuovo sistema di mobilità. Il nostro proposito è quello di offrire ai nostri utenti un nuovo modo di concepire i trasporti basato su una continua innovazione del sistema e un'offerta differenziata che accompagni il cittadino in ogni suo spostamento, in modo pratico, innovativo e sicuro da ogni punto di vista.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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