Occhiali smart: la prova per voi
Tecnologia

Occhiali smart: la prova per voi

Estetica, qualità del suono. Quale scegliere tra i migliori prodotti in circolazione

Porto gli occhiali da vista, amo ascoltare la musica, pratico alcuni sport come lo sci o l'equitazione, mi piace camminare. E naturalmente sono spesso al telefono. Come far convivere musica, telefonate e sport? Fino ad ora c'ero riuscito con le cuffie: usando gli auricolari quando correvo o passeggiavo o inserendo nel casco da sci i piccoli altoparlanti adesivi, tutti aggeggi collegati via cavo al telefono. Un po' scomodi ma meglio che niente. Poi sono arrivate le AirPods della Apple: suono stupendo, comandi touch e fine dei cavi. Peccato che non siano molto stabili (ho la seconda generazione e spesso mi cadono) e con il casco da sci la pressione nell'orecchio dopo un po' è fastidiosa. In bici o a cavallo non le indosserei mai. E neppure correndo. Meglio per qualche tranquilla passeggiata, sempre che non me le dimentichi a casa...

Un giorno però è comparsa davanti ai miei occhi la soluzione finale: la pubblicità degli occhiali Bose. Occhiali che si collegano via bluetooth al telefono, permettono di ascoltare la musica, di rispondere alle chiamate, di attivare l'assistente Siri o Google senza dover tirare fuori dalla tasca lo smartphone. Il tutto tenendo le orecchie libere e quindi potendo ascoltare quello che mi succede intorno, seppur un po' coperto dalla musica. Ho iniziato a indagare e ho scoperto che l'idea geniale di potenziare un oggetto antico come gli occhiali grazie a stanghette ad alta tecnologia dotate di altoparlanti, microfoni e batterie, non è venuta solo alla casa americana famosa per le casse acustiche, ma anche alla cinese Huawei e alla neonata azienda austriaca Fauna. L'idea di questi produttori è soprattutto quella di creare occhiali da sole, ma potendo cambiare le lenti gli occhiali smart possono cambiare la vita a chi ha problemi di vista: con indosso questi occhiali in pratica si hanno sempre le mani libere senza dover usare le cuffie.

Dopo un paio di visite al negozio milanese della Bose ho deciso di acquistare un loro modello: il Tenor. Gli ho fatto montare le lenti da vista fotocromatiche e ora li uso con grande soddisfazione quando corro, quando scio e quando faccio le mie passeggiate a cavallo. Nel frattempo l'ufficio stampa della Fauna mi ha spedito un loro modello, Spiro Transparent, per effettuare un test.


Così ho potuto mettere a confronto i due occhiali e qui vi racconto quali sono le differenze e in che cosa uno batte l'altro.

Bose Tenor

I Tenor appartengono alla seconda generazione di smartglasses della Bose: la batteria dura di più e si possono controllare con i comandi touch sulla stanghetta. Attualmente i modelli sono tre, di cui uno dedicato agli sportivi. Io ho scelto i Tenor, dalla forma più classica. Costano intorno ai 250 euro (scontati). Si presentano in una custodia nera, semplice ma robusta, insieme ad un cavetto per le ricarica e a un panno per pulire le lenti. Il cavetto si collega magneticamente alla stanghetta destra e via Usb a un normale caricabatteria da smartphone (che non è fornito, ma in casa ormai ne abbiamo parecchi). La carica richiede un'ora. L'impressione è di un prodotto solido anche se di plastica. Una volta indossati gli occhiali non pesano in modo particolare. Premendo un tastino sotto la stanghetta destra gli occhiali si accendono e si sente un suono in crescendo. Poi una voce in inglese o in italiano indica il livello di carica della batteria e la connessione avvenuta con il mio smartphone.

Quando si ascolta la musica l'effetto è incredibile: qualità molto buona, bassi abbastanza profondi e le persone intorno sentono a malapena quello che esce dagli altoparlanti piazzati alla fine delle stanghette. Il volume si regola sfiorando con il dito la stanghetta destra. Premendo due volta il tasto si salta al brano successivo. E toccando due volte la stanghetta destra si attiva Siri (o l'assistente Google). Si può avviare la telefonata usando Siri (è la scelta che preferisco, così non devo prendere il telefono). Tutte le chiamate che ho effettuato sono state molto soddisfacenti: io sentivo bene e lo stesso i miei interlocutori. Se voglio rifiutare una chiamata devo premere il pulsantino.

La batteria dura più di 5 ore ascoltando la musica (ma non ho ancora verificato se è davvero così). Li ho usati sciando e nonostante il freddo hanno fatto il loro dovere. Per spegnerli basta appoggiarli rovesciati su un tavolo oppure premere il solito pulsantino un po' più a lungo. Un suono in calando segnala l'avvenuto spegnimento.

Che dire: sono molto soddisfatto, quando faccio attività all'aperto posso ascoltare la musica, telefonare, chiedere un'informazione a Siri o farmi leggere un articolo senza bisogno di prendere il telefono o usare le cuffie. Inoltre c'un'app che consente di verificare il livello della batteria

Però c'è un aspetto negativo: gli occhiali Bose sono brutti. Finché sono con le lenti oscurate da sole sono accettabili, ma quando le lenti tornano trasparenti sembra di avere sul naso due televisori. E le stanghette sono molto voluminose, roba da cyborg. Devo dire che quando sono arrivati a casa gli occhiali della Fauna mi sono un po' pentito dell'acquisto.

Fauna Spiro

Azienda austriaca fondata nel 2019 con un tocco di italianità (la guida il fisico milanese Ferruccio Bottoni, trasferitosi prima in Germania e poi in Austria dove ha fondato un'impresa specializzata in piccoli speaker ad alta tecnologia), Fauna si pone "l'obiettivo di rivoluzionare il mondo dei wearable audio e creare un'esperienza sonora più naturale e coinvolgente". Dunque, una piccola startup con 70 dipendenti che sfida un colosso da oltre 4 miliardi di dollari di fatturato come Bose. L'ho scoperta navigando su internet. Li ho contatti per effettuare una prova e, con un po' di ritardo causa Covid, mi hanno inviato il modello Spiro Transparent Brown per il test. Costano 249 euro e possono essere acquistati sul loro sito o su Amazon. In catalogo hanno altri tre prodotti, due da donna e un altro bisex. Gli occhiali Fauna sono contenuti in una custodia molto bella e hi-tech: gli occhiali infatti vengono ricaricati nella loro custodia, che a sua volta viene caricata attraverso un comune cavetto Usb, facile da sostituire se lo si perde (quello Bose invece è fatto apposta per i suoi occhiali). Un sistema simile a quello adottato con le AirPods, che si ricaricano nella loro scatoletta. Gli occhiali Fauna hanno dei contatti vicino alla cerniera delle stanghette che si collegano alla custodia. Premendo leggermente gli occhiali quando si apre la scatola scatta l'accoppiamento con il telefono.

Gli occhiali Fauna Spiro sono molto più belli dei Bose: sono realizzati in acetato, la montatura trasparente ha un look più leggero ed elegante, le stanghette sono più piccole e in generale sembrano rifiniti meglio. Più europei, insomma. Indossati non danno alcun fastidio. I comandi sono tutti touch su entrambe le stanghette: toccando due volte la stanghetta sinistra si risponde alle chiamate, si terminano le chiamate, si riproduce la musica o la si mette in pausa. Scorrendo il dito lungo la stanghetta sinistra verso la fronte si abbassa il volume, scorrendo verso le orecchie si alza (il contrario dei Bose). Toccando la stanghetta si attiva anche l'assistente virtuale tipo Siri. Non ci sono tasti. I Fauna non si possono spegnere, sono sempre in stand by. Il che crea un problema: vicino alla testa c'è un apparecchio bluetooth sempre attivo.

Rispetto agli occhiali Bose i comandi sono meno intuitivi e mi è sembrato anche meno sensibili. La batteria dura un po' meno, 4 ore, ascoltando musica o telefonando. Le chiamate si sentono bene e all'altro capo della telefonata nessuno si è lamentato per la scarsa qualità della mia voce. Ascoltare la musica invece è meno gratificante rispetto ai Bose: il suono è leggermente più secco, i bassi si percepiscono di meno. E le persone vicine sentono di più quello che sto ascoltando. Ma Bottoni spiega che la tecnologia utilizzata nei loro speaker, a base di silicio, è più avanzata e che i tecnici della Fauna hanno preferito valorizzare i medi invece dei bassi.

Tiriamo le somme.

Estetica: Meglio Fauna

Qualità percepita: Vince ancora Fauna

Qualità del suono: Equivalenti, ma per chi ama i bassi, vince Bose

Gestione dei comandi: Meglio Bose

Telefonate: vanno bene entrambi

In sostanza, gli occhiali Bose sono ideali per chi privilegia la profondità del suono e la semplicità dell'uso. Ed è disposto ad accettare un'estetica più rozza. I Fauna invece sono un compromesso tra estetica e qualità del suono: io li userei tranquillamente come occhiali da vista che mi permettono di telefonare, di usare Siri e anche di ascoltare un po' di musica a mani libere e senza cuffie. Ma per un'esperienza più avvolgente, magari facendo sport, prenderei i Bose come secondo paio da sole.

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Guido Fontanelli