Nuovo caccia Tempest, resi noti i primi dettagli
Courtesy of Bae System
Tecnologia

Nuovo caccia Tempest, resi noti i primi dettagli

Il progetto che rivoluzionerà l'industria della Difesa utilizza le più recenti tecnologie della modellazione digitale. Le forme dell'aeroplano sono state infatti collaudate virtualmente grazie alla fluidodinamica computazionale.

L'azienda aerospaziale inglese Bae Systems ha diffuso le prime immagini del modello in scala del futuro aereo da combattimento di sesta generazione, lo Fca Tempest. Il modello è uno di quelli realizzati a gennaio per sottoporre la forma provvisoria del velivolo alla prima serie di prove effettuate nella galleria del vento presso il sito industriale di Warton, nel Lancashire, definito la «fabbrica del futuro».

Utilizzando le più recenti tecnologie della modellazione digitale, le forme concettuali dell'aeroplano sono state progettate e quindi collaudate virtualmente prima grazie alla fluidodinamica computazionale, e quindi fisicamente in modo da poter indagare al massimo livello il comportamento futuro del Tempest, validando determinate linee e scoprendo di dover invece lavorare ancora su altri dettagli. Di fatto i piloti collaudatori stanno già pilotando virtualmente un modello matematico dell'aeroplano scoprendo ad ogni volo che cosa è necessario fare per migliorare progressivamente le sue capacità di manovra.

La galleria del vento di Warton può generare flussi d'aria ad alta velocità, fino a due volte quella del suono, mentre il laboratorio è in grado di stampare (e ristampare velocemente) in modo tridimensionale i modelli in scala destinati alle prove. Di questi, le prime immagini diffuse mostrano alcune delle principali caratteristiche di progettazione della piattaforma Tempest: si nota una sezione posteriore della fusoliera leggermente rialzata per accogliere un condotto a "S" posto dietro le prese d'aria del doppio motore, una soluzione che ha lo scopo di ridurre la sezione trasversale e frontale del velivolo, ovvero la superficie più esposta ai radar che lo potranno intercettare.

Gli scarichi dei motori si presentano completamente protetti per ridurre il rilevamento termico da sotto il getto, ovvero da dove è più facile che un missile a guida termica possa agganciarlo come bersaglio. Sotto la fusoliera si nota una baia di carico per l'armamento che può essere adattata a più sistemi secondo il tipo di missione, per realizzare la quale Bae ha collaborato con la Harris Release Systems, specializzata in sistemi di sgancio, e con la Mbda che produce missili.

Non si tratta di soluzioni inedite, ma dell'applicazione dello stato dell'arte della tecnologia con l'intento però di usarne le caratteristiche come punto di partenza e non di arrivo, come invece hanno gli attuali velivoli come lo F-35 e il russo Pak-Fa. Sono quindi in corso di definizione le caratteristiche della potenza elettrica necessaria al Tempest per supportare l'uso di tecnologie future come le armi basate sull'emissione di raggi laser. Queste, al momento, richiedono una enorme capacità di dissipazione del calore, tanto che descrivendo i requisiti di alimentazione elettrica, Bae li paragona a quelli di un grande aeromobile da trasporto come il Boeing 787.

I risultati di queste prime prove, oltre ad essere utilizzati per perfezionare e modellare il progetto finale dell'aeroplano, permettono anche di elaborare la versione definitiva del piano industriale, in primis da presentare al ministero della Difesa di Londra entro la fine dell'anno, e quindi da valutare insieme con i partner e i possibili clienti futuri del Tempest. Il programma, seppure sia guidato dal Regno Unito, coinvolge anche le industrie italiana e svedese, poiché oltre a Bae System vede il lavoro della Team Tempest Leonardo, Mbda e Rolls-Royce.

«La progettazione di un nuovo aeroplano è tradizionalmente un'opportunità che si presenta una volta nella carriera di un ingegnere, un evento che richiede di vincere grandi sfide nel trasferimento di competenze e conoscenze», afferma Michael Christie, direttore del programma Future Combat Air Systems di BAE System. «Le tecnologie ora a nostra disposizione ci permettono di velocizzare il ciclo di progettazione, un fatto che di per sé è positivo per contenere il costo di un programma industriale, permettendoci anche di sbagliare ed eseguire più cicli molto rapidamente finché non dimostriamo la correttezza delle decisioni prese in sede di progetto. Il Governo del Regno Unito ci ha lanciato un sfida, ma il programma ha a bordo alcune delle menti più audaci e brillanti del settore aerospaziale e con questi soggetti stiamo procedendo a ritmo accelerato nel conseguire i risultati che ci siamo posti, sviluppando tecnologie e tecniche che cambieranno i metodi industriali della Difesa di tutti i Paesi che partecipano al programma, quindi anche Svezia e Italia». Il programma prevede l'entrata in servizio entro il 2035.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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