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Google e le dieci password peggiori da usare online
Tecnologia

Troppe password da ricordare? No problem, perché ne faremo a meno

Google, Microsoft e Apple hanno annunciato un'azione collettiva per supportare lo standard di Fido Alliance: addio alle parole segrete, basterà lo smartphone per accedere in sicurezza a siti, app e ai vari account personali

Dover gestire la moltitudine di account digitali obbliga a ricordare le password che occorrono per accedere ai singoli profili. E con l'aumentare dei servizi, dai social network alle applicazioni fino a giochi e piattaforme di streaming, riuscire a tenere a mente tante parole chiave è per molti un incubo. Che rischia di tornare qualora si vogliano semplificare le cose, scegliendo magari una stessa password per l'accesso a diversi servizi. Perché se poi qualche ficcanaso ne buca uno, scatta l'allarme rosso su ampia scala.

A voler risolvere la situazione e semplificare le procedure di autenticazione ai vari servizi digitali sono le principali compagnie tech interessate a diffondere lo standard creato da FIDO (Fast IDentity Online) Alliance e World Wide Web Consortium, che mira a eliminare la necessità di segnarsi e digitare ogni volta la password per loggarsi. A rimpiazzare quest'ultima non ci saranno novità sconosciute con cui bisognerà prendere confidenza, bensì Pin, impronta digitale o riconoscimento del volto, che la maggior parte delle persone già utilizzano da tempo per lo sblocco dei terminali e l'accesso a diversi account.

A spingere verso il nuovo corso (anche se lo standard è già supportato da vari dispositivi ma senza l'interoperabilità tra piattaforme e browser, necessaria per saltare da un sito a un'app senza passare ogni volta dalle adeguate parole chiave) sono Google, Apple e Microsoft, che hanno annunciato un piano di lavoro collettivo per autenticarsi senza l'obbligo di inserire la password su qualsiasi smartphone, computer e a prescindere dal browser prescelto. L'accordo dovrebbe consentire di fare tutto con lo smartphone entro la fine del prossimo anno, con un sistema che permetterà di accedere, tanto per intendersi, a un sito utilizzando Microsoft Edge su un Chromebook (e viceversa, cioè usando Chrome su un device basato su Windows) con l'autenticazione effettuata tramite iPhone.

Lo standard Fido velocizza così il login, con lo smartphone che consentirà di autenticarsi ogni volta che si riceve una notifica per accedere a un sito, app o account personale. In tal modo, chi utilizza i browser Chrome, Edge e Safari, con sistemi operativi macOS, Windows, iOS e Android (quindi la stragrande maggioranza delle persone) potrà presto rilassarsi e mettere da parte le password. Un passo in avanti? Lo è di sicuro per chi è in difficoltà a muoversi tra troppe combinazioni da ricordare, anche se con l'autenticazione a due fattori (cioè con doppio passaggio e un codice di accesso che si aggiunge alla password per confermare la propria identità e non consentire a qualche estraneo di accedere al proprio account) e l'aiuto di un gestore di password, come LastPass e 1Password, affidarsi alle parole chiavi resta un sistema efficace per evitare brutte sorprese.

Gran parte del problema si risolverebbe aggirando le password più semplici, che ancora oggi, dopo anni di sensibilizzazione sul tema culminato con la proclamazione del Password Day (creata nel 2013 da Intel), rasentano il ridicolo: stando ai dati forniti da NordPass sulle parole segrete più utilizzate in Italia nel 2021, tante persone pensano di proteggere i propri dati online con combinazioni come 123456, qwerty, 000000, password, 12345678 e juventus. Ci sarebbe da ridere, se non fosse per il gioco facile che hanno i cyber criminali a bucare tali protezioni. Come indicato da vari report di agenzie e società specializzate nel ramo, più del 60% delle violazioni informatiche sono favorite dall'utilizzo di password troppo deboli. Ecco, allora, che la possibilità di farne a meno, eliminando la possibilità di scegliere simili combinazioni e la necessità di tenerle a mente, è per quest'ampia fetta di utenti un grande passo in avanti.

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Alessio Caprodossi