Oliviero Toscani, 80 anni di fiume in piena e talento comunicativo
Suora e Prete (Oliviero Toscani)
Personaggi

Oliviero Toscani, 80 anni di fiume in piena e talento comunicativo

Omaggio a Oliviero Toscani per il suo 80esimo compleanno, uno dei più importanti fotografi e creativi a livello internazionale, organizzato da Stefano Boeri, presidente di Triennale Milano, e Giovanna Calvenzi, presidente del Museo di Fotografia Contemporanea.

Partendo da un libro dal titolo inequivocabile,Oliviero Toscani. Ne ho fatte di tutti i colori. Vita e fortuna di un situazionista, edito da La Nave di Teseo. Seguito da un interessante docu-film di 90' che presto avrà una distribuzione: Oliviero Toscani. Chi mi ama mi segua, con la regia di Fabrizio Spucches, assente giustificato all’evento perché partito per reportage al confine ucraino, e la collaborazione di I Wonder Pictures.


Autoritratto (Oliviero Toscani)

Il «ragazzo terribile» è l’inventore geniale di immagini famose che hanno fatto la storia della comunicazione contemporanea, scardinandone i cliché e i pregiudizi, sia negli addetti ai lavori che nella opinione pubblica.

Introduce gli ospiti di questo incontro, Stefano Boeri, intervenuti in diretta o in collegamento digitale, Marina Abramović, Settimio Benedusi, Achille Bonito Oliva, Gisella Borioli, Paolo Crepet, Domenico De Masi, Oscar Farinetti, e molti altri.

Si parte in ordine cronologico per poi seguire un flusso fatto di ricordi, aneddoti e rimandi, testimoniati dai tanti personaggi del mondo dell’arte, della cultura, della imprenditoria e della moda, che hanno raccontato una parte di backstage della personalità spiccata e del lavoro meticoloso e appassionato di un artista che si definisce creatore e autore, non solo interprete, delle caratteristiche della umanità.

«Auguro a tutti di arrivare a 80 anni con questa soddisfazione di aver avuto il coraggio delle opinioni, delle provocazioni, e di dire quello che si pensa o si pensa di credere, ma anche di cambiarlo» cita il festeggiato.

L’infanzia e l’educazione internazionale all’Università Delle Arti di Zurigo, in pieno concetto Bauhaus, segnano le prime sfide e sperimentazioni di un Toscani figlio del primo fotoreporter del Corriere Della Sera, colui che, fra l’altro, è stato autore dello scatto di Indro Montanelli chino sulla macchina da scrivere Lettera 22.

Karl Schmidt, direttore della scuola svizzera, fu uno dei suoi maestri, non tanto sulla tecnica dello scatto fotografico, bensì sull’importanza del rigore nell’osservare ogni minino dettaglio, nel capire ciò che si vede e analizzare ciò che ci circonda.

«Una cosa provocatoria è una cosa raffinata e artistica» prosegue Toscani. «Essere un fotografo non significa fare delle belle foto, quella è solamente l’ultima azione che si compie. Prima di tutto bisogna essere autori, poi sceneggiatori nel dare una struttura all’idea, poi scenografi nell’inscenare il palcoscenico, quindi registi nel dirigere soggetti strumenti luci, e solo in fondo, operatore della macchina».

Appena terminati gli studi ecco il premio che lo fa volare a New York e in giro per il mondo per la compagnia aerea Pan America con la sua macchina fotografica Leica, partendo proprio da foto reportage, cui seguiranno gli scatti ai concerti rock e poi la moda, trampolino di lancio per servizi editoriali e campagne pubblicitarie di successo mondiale che si ricordano ancora oggi, per Esprit, Chanel, Robe di Kappa, Fiorucci, Prenatal, Jesus, e naturalmente, United Colors of Benetton.

Lupo e Agnello (Oliviero Toscani)

L’amicizia con Elio Fiorucci e le collaborazioni per Condé Nast, Elle, Harper’s Bazaar ed Esquire, fra gli altri, gli permettono di affinare le conoscenze e diventare una voce autorevole piena di forza e genialità, nel settore.

Gisella Borioli e Flavio Lucchini lo capiscono al volo, già dalla sua apparizione in redazione, ragazzo sicuro, analitico, incisivo, furente e convinto di avere ragione, nonostante la giovanissima età. Con Toscani avviene la prima rivoluzione sulle modelle fotografate, non più donne teatrali ma volti che appartengono al momento attuale, ideando, fra l’altro, il primo ufficio casting e la modalità di foto di moda su sfondo bianco, per dare essenzialità e freschezza, senza sovrastrutture. Una perfetta semplificazione e sintesi, il fondo bianco, dove si può scrivere una storia emozionante.

Douglas Tompkins si rivela un altro incontro importante per l’interesse che il fotografo ha sviluppato poi per la moda industriale. Il co-fondatore di The North Face incontra Oliviero Toscani ai suoi esordi, quando ancora era solo l’indirizzo cult di un negozietto che teneva gli oggetti migliori per andare in montagna.

Seguono le campagne con Esprit e quelle di Jesus Jeans, il marchio di denim ideato con Maurizio Vitali di Robe di Kappa, divenuto famoso per le immagini abbinate a slogan irriverenti, come la foto degli short jeans sul retro fotografati insieme alla scritta: «Chi mi ama mi segua».

Prosegue a raccontare Toscani, la carrellata dei personaggi con i quali ha avuto onore di confrontarsi: «Giorgio Armani lo conobbi vetrinista da La Rinascente, molto serio professionale e simpatico, con lui ho lavorato sempre con precisione e ironia, tanto che quando mi ha detto "facciamo qualcosa insieme per Milano", gli scrissi sotto la campagna fotografica: "Moriremo Eleganti". Poi ci sono stati altri grandi, come Yves Saint Laurent, Karl Lagerfeld, Kenzo Takada e Jean Charles de Castelbajac, ognuno sempre con una creatività particolare e una personalità specifica e precisa, tanto talento autentico. E cito anche Aldo Coppola, lui figlio di un parrucchiere, io figlio di un fotografo, siamo cresciuti da ragazzi insieme e abbiamo lavorato divertendoci poi».

L’artista insito in Toscani è un fiume in piena. È colui che, senza mezzi termini, sprona a farci ricercare solo committenti interessanti, se si vuol ottenere un risultato artistico intelligente, anche di gusto e sensibilità diverse, perché il litigio o la discussione, in quel caso, portano a uno scambio reale e a un rapporto dove si può, ognuno, insegnare e imparare.

È anche il fotografo che dice alle modelle di cercare di sembrare con lo sguardo intelligente negli scatti; agli imprenditori che sono banali e non capiscono niente in fatto di comunicazione e slogan; e ai collaboratori di girarsi schiena e spalle fra di loro in riunione, perché è più facile parlare guardandosi in faccia.

«Quando mi danno del provocatore lo prendo come un complimento, almeno ho fatto pensare e nascere una opinione» ridacchia in quel suo modo magnifico, l’istrionico Oliviero.

Angelo e Diavolo (Oliviero Toscani)

Fondatore della società di consulenza creativa dal nomignolo ‘Cucù’ e di Colors, ideato e diretto da Fabrica, il suo centro di ricerca di creatività sulla comunicazione moderna.

Eppure questo artista scomodo e pungente, ha nel suo amplio portfolio clienti di lunga committenza e tanti allievi provenienti da scuole di settore, dall’arte e dal design, ed anche lettori, grazie alla collana di ben 40 volumi, intitolata ‘Lezioni di fotografia di Oliviero Toscani’, editata per il Corriere della Sera.

Il concetto di immagine pubblicitaria ha cambiato il suo segno, nel corso della carriera del fotografo, trasformata in veicolo sociopolitico e in campagne dedicate, ad esempio, alla sicurezza stradale, all’anoressia, alla violenza contro le donne, al degrado del paesaggio italiano, all’osteoporosi, al randagismo, all’integrazione, su AIDS e pena di morte, riuscendo a raggiungere e colpire nell’opinione milioni di categorie.

«Inventare il modo di vedere la realtà messo in un contesto di comunicazione di massa, ed è così che abbiamo deciso di usare il poster sulle strade, perché il 90% di quello che conosciamo viene dalle immagini» racconta Toscani. «Con Luciano Benetton siamo passati da una campagna basata sui prodotti a una basata sul pensiero. La foto è una cosa importante e serissima, è storia della umanità, a volte, però, è lasciata in mano a due categorie ignoranti, i fotografi e i pubblicitari».

E le battute non le risparmia nemmeno se si parla di immagini virtuali. «Viviamo in una società dove si pensa che la realtà siano le immagini virtuali. Basta con le foto che fanno cagare, se sui Social Media non si ragiona e si fanno azioni da dipendenti, senza immaginazione. Datemi anche qualche direttore creativo, ce ne sono a iosa con questo nome, o qualche uomo di marketing che sa tutto e poi sbaglia tutto».

Si collega in diretta per gli omaggi, l’artista Marina Abramović: «Sei l’uomo del coraggio e con consapevolezza, integro, senza paura di rischiare».

A cui segue il suo collega fotografo Settimio Benedusi: «Ho l’onore di poter scattare io le foto a Oliviero, mentre lavoriamo a qualche progetto, iniziamo, a periodi, a fare delle sequenze-ritratto divertenti. C’è stato il periodo dei "ritratti da morto", il periodo delle pose da modello, il periodo Social durante il lockdown con mille dirette e lui che su Instagram mischiava le nostre facce; i ritratti "dietro le sbarre" e quelli in camice bianco con le persone, l’umanità che adora scoprire, e poi le foto in cui tutti diventano Oliviero Toscani con un suo ritratto sul viso. Ha sempre una grande disponibilità e generosità; dice che ha capito che si fa prima a dire di sì che di no, si risparmia energia e ci si diverte».

Dopo aver scritto libri sulla comunicazione, aver diretto il dietro le quinte di importantissimi progetti editoriali e di aver applicato la sua creatività comunicativa ai vari mezzi e media, testimoniata spesso in mostre, accademie, biennali e festival, distribuiti in tutto il mondo, il maestro Toscani dorme ancora con la radio accesa, alla ricerca di notizie e di contatto costante con il mondo, come faceva suo padre.

Passa certo più tempo, con i suoi cavalli e nella sua azienda agricola in Toscana, dove ha scelto una abitazione – ricordo lo disse in un incontro durante una Design Week a Milano – che faccia sempre «sentire in vacanza», ma non smette di pensare a nuovi progetti; il prossimo coinvolgerà proprio la Abramović, Crepet e tanti altri suoi amici.

Come regalo alla platea, un’altra boutade che fa sorridere: «Quanto invidio e ho invidiato il mestiere del chirurgo: addormenta il suo committente quando deve lavorare. Pensate come sarebbe comodo per quei clienti che ci continuano a dire cosa fare e rompono i coglioni. Tutti dovremmo cominciare a sedare i clienti».

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Barbara Tassara