L'influenza cinese sulle Isole Salomone preoccupa Washington
L'ambasciatore cinese Li Ming (dx) e il premier delle Salomone Sogavare (Getty Images)
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L'influenza cinese sulle Isole Salomone preoccupa Washington

Pechino e Honiara hanno siglato un patto di sicurezza. La Casa Bianca teme un rafforzamento dell'influenza cinese nel Pacifico

Sta creando una certa agitazione il patto di sicurezza recentemente siglato tra la Cina e le Isole Salomone. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin ha dichiarato la settimana scorsa che “i ministri degli esteri della Cina e delle Isole Salomone hanno firmato di recente l'accordo quadro sulla cooperazione in materia di sicurezza”, senza tuttavia fornire troppi dettagli.

Le maggiori preoccupazioni sono arrivate dagli Stati Uniti, che temono un rafforzamento militare del Dragone in un’area strategica come quella del Pacifico. “L'ampia natura dell'accordo di sicurezza lascia aperta la porta al dispiegamento delle forze militari della Repubblica popolare cinese nelle Isole Salomone”, ha affermato il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Ned Price, secondo cui il patto “potrebbe aumentare la destabilizzazione all'interno delle Isole Salomone e costituirà un precedente preoccupante per la più ampia regione delle Isole del Pacifico”. Preoccupazioni in tal senso erano state lanciate anche dall’Australia. Il premier delle Isole Salomone, Manasseh Sogavare, dal canto suo, ha difeso l’accordo con Pechino. “Intendiamo rafforzare e consolidare la nostra capacità di polizia, per far fronte a qualsiasi futura instabilità, equipaggiando adeguatamente la polizia per assumersi la piena responsabilità della sicurezza del Paese, nella speranza che non ci sarà mai richiesto di invocare nessuno dei nostri accordi di sicurezza bilaterali”, ha detto, intervenendo in parlamento.

Washington non si sente comunque affatto tranquilla e, per questa ragione, ha accelerato la procedura per aprire una propria ambasciata nelle Isole Salomone. L’annuncio è arrivato quasi in concomitanza con il recente viaggio di una delegazione americana in loco, che ha incontrato Sogavare per discutere del nuovo accordo con Pechino. "Se vengono prese misure per stabilire una presenza militare permanente de facto, capacità di proiezione di potenza o un'installazione militare, la delegazione ha notato che gli Stati Uniti avrebbero preoccupazioni significative e risponderebbero di conseguenza", ha affermato la Casa Bianca, specificando tuttavia che Sogavare ha escluso la realizzazione di una base militare cinese sul territorio delle Isole.

La tensione tuttavia resta alta, anche perché questo nuovo patto rappresenta un passo avanti significativo di Pechino nel Pacifico e conseguentemente un duro colpo all’influenza di Washington sull’area. La Cina sta, in altre parole, approfittando della distrazione americana in una fase storica in cui la Casa Bianca ha dovuto concentrare la propria attenzione su varie crisi (dall’Afghanistan all’Ucraina). Inoltre, il passo avanti di Pechino va inserito all’interno di un contesto più ampio, che mostra le progressive difficoltà di Washington in quest’area. Difficoltà che riguardano soprattutto i sempre più difficili rapporti con Nuova Delhi.

Ricordiamo infatti che l’India non ha condannato l’invasione russa dell’Ucraina e che, anzi, ha di fatto spalleggiato Mosca in sede di Nazioni Unite, mostrando inoltre un certo fastidio verso le sanzioni comminate dall’Occidente al Cremlino. Una serie di fattori che ha avvicinato (parzialmente) Nuova Delhi a Pechino. Si tratta di un nodo rilevante per gli americani: non dimentichiamo infatti che l’India – insieme a Stati Uniti, Giappone e Australia – fa parte del Quad: un quartetto di Stati che punta ad arginare l’influenza cinese nell’Indo-Pacifico. È anche per questo che il premier britannico, Boris Johnson, ha parlato di Indo-Pacifico con l’omologo indiano Narendra Modi nel suo recente viaggio a Nuova Delhi. Londra fa parte infatti dell’Aukus e, attraverso Canberra, tiene indirettamente un piede all’interno del Quad. Esattamente come la Casa Bianca, Downing Street è quindi preoccupata dell’allontanamento indiano dall’orbita occidentale e dei progressi cinesi nel Pacifico.

Nervosismo si registra anche in Giappone: non a caso Tokyo ha appena mandato il proprio viceministro degli Esteri, Kentaro Uesugi, in visita nelle Isole Salomone. "Riteniamo che l'accordo potrebbe influire sulla sicurezza dell'intera regione Asia-Pacifico e stiamo osservando lo sviluppo con preoccupazione", ha dichiarato venerdì il ministro degli Esteri giapponese, Yoshimasa Hayashi.

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Stefano Graziosi