Il Jean-Marie Le Pen pensiero
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Il Jean-Marie Le Pen pensiero

Intervista al presidente onorario del Front National: dal suo "Je ne suis pas Charlie Hebdo" alle teorie nazionaliste che vogliono la Francia fuori dalla Ue

Non ci teneva per nulla a marciare con quelli che lui considera "responsabili" degli eventi che hanno portato al massacro di Charlie Hebdo. E rilancia anche il motto polemico Je ne suis pas Charlie, come risposta a chi considera la libertà di espressione a targhe alterne: ad esempio quelli che si scagliano contro Eric Zemmour, lo scrittore che ha denunciato la resa dell’identità francese: "Le stesse forze che si oppongono alla verità, che si oppongono a noi, si oppongono a Zemmour". Jean-Marie Le Pen, presidente onorario del Front National, ci riceve nel suo studio all’Europarlamento di Strasburgo con la consapevolezza che il 25% tributato al partito guidato da sua figlia Marine sia solo un assaggio di ciò che potrebbe accadere nel 2017.

Ce lo spiega citando un suo vecchio slogan: "Le Pen dice ad alta voce ciò che il popolo pensa in silenzio". E proprio nel giorno in cui Matteo Renzi pronuncia qui il discorso di chiusura alla guida del semestre ("Renzi? Mai visto nè percepito"), parole importanti vengono pronunciate per "l’altro Matteo", a cui arriva l’endorsement del padre del Front: "La Lega di Matteo Salvini può essere il futuro della destra italiana".  

Presidente, Hollande ha escluso il Front National dalla manifestazione di unità nazionale contro il terrorismo. Ennesimo autogol del capo dell’Eliseo a vantaggio vostro o strategia che tende a isolare il Fn ancora a fini elettorali?

Hollande non decide un bel niente. Si sono messi di traverso i partiti politici che hanno stabilito immediatamente di escludere il Front National dalla marcia di unità nazionale. Hollande aveva invitato Marine Le Pen, ma l’Ump, il Ps e gli altri si sono opposti: tipico dei politicanti. In ogni caso sono contento di essere stato escluso, di non essere con coloro i quali noi designiamo essere responsabili di quegli eventi.

Responsabilità che deriva per caso dal coinvolgimento dei governi che si sono succeduti nei conflitti in Siria e in Libia?

Hollande è al governo da soli tre anni, ma per diciassette anni abbiamo avuto la destra, quella di Sarkozy e di Chirac. E sa che cosa hanno fatto questi? Hanno seguito la stessa politica agli ordini degli Usa.

Il 7 gennaio la Francia si è scoperta debole.
La ragione principale è che questa Europa non ha più frontiere. Questa immigrazione massiccia dura da decenni ormai e svariate centinaia di migliaia di persone entrano in Francia ogni anno. Abbiamo una minaccia che cresce, cresce e cresce e davanti a questo tutti i governi hanno fatto meno per la sicurezza, meno per la giustizia, meno per l’esercito.

Con il massacro di Charlie Hebdo possiamo dire archiviato il modello assimilazionista francese?
L’assimilazione era un progetto possibile davanti a un’immigrazione in piccole dosi, un’immigrazione prossima oltretutto alla nostra cultura. L’immigrazione dei musulmani è stata massiccia, non ha voluto l’assimilazione.

Qual è il risultato?
Sono più fieri di far parte dell’Umma che di appartenere alla Francia.

Mentre i politici francesi escludono ancora il Fn con il patto repubblicano...

Hanno paura della nostra forza elettorale che cresce e cresce. Non i francesi ovviamente, ma i partiti.

Dicono gli esperti che Hollande stia recuperando nei sondaggi in questi giorni.
Vedremo. Anche se Hollande dovesse riuscire a crescere un po’ nei sondaggi non durerà.

Lo sa che ha fatto discutere molto con il suo scorrettissimo "Io non sono Charlie"? I rapporti tra voi e la rivista non sono mai stati teneri.
La loro concezione di libertà? La libertà per loro ma non per gli altri. Quando fecero la petizione per mettere al bando il Fn io reagì con il motto keep calm. C’è un proverbio francese che dice: "La bava del ranocchio non tocca la bianca colomba".

Che cosa ne pensa della fatwa mediatica che diversi intellettuali hanno lanciato contro Eric Zemmour e il suo libro Le suicide franҫais, accusati assieme al Front National addirittura di avere coltivato l’odio che ha portato agli attentati?
In Francia la libertà di espressione è sempre più controllata, ristretta. Le stesse forze che si oppongono alla verità, che si oppongono a noi, si oppongono a Zemmour. Lo conosco personalmente e lo stimo, e penso che il suo libro sia stato molto importante per i francesi per la loro presa di coscienza. Attenzione però: noi diciamo questo da quarant’anni. Ecco, inizia a esserci una penetrazione nel mondo culturale delle nostre tesi.



Il ministro dell’Interno francese è arrivato a chiedere la revisione del trattato di Schengen sulla libera circolazione come misura antiterrorismo. Anche qui una vittoria delle tesi del Fn?
Il problema è ben più vasto di Schengen. Dobbiamo uscire da questa Europa di Bruxelles e ritrovare la nostra sovranità.

Secondo lei chi è il vero nemico dei popoli europei?
La codardia.

Quando è diventata codarda l’Europa?
È figlia delle due guerre mondiali. E anche della flessione demografica.

Che Europa sogna lei?
Un continente che vada da Brest e Vladivostock, l’Europa boreale. L’Europa delle nazioni, che comprenda anche l’Est.

Si è appena concluso il semestre europeo italiano di Matteo Renzi. Risultati tangibili?
Non sapevo nemmeno che ci fosse stato un italiano alla guida del semestre. Non abbiamo ‘visto’ la presidenza di Renzi. Non ha lasciato traccia, un po’ come l’acqua che scorre tranquilla.

In questi mesi lo avrà finalmente conosciuto. Come guarda la nuova Lega di Matteo Salvini?
La prima Lega, quella di Umberto Bossi, era europeista e regionalista, adesso è cambiata e diventa più facile per noi lavorare insieme. Adesso la Lega deve diventare un movimento nazionale italiano, non più regionalista e ancora meno europeista.

Come giudica invece la diaspora della destra postmissina?
Gianfranco Fini è stato un traditore. Aveva via via l’ambizione di diventare ministro e poi presidente della Camera.



Pensa che possa essere Matteo Salvini a rappresentare la destra oggi in Italia?
Sì. Penso che con Salvini si può.

Dove sarà Marine Le Pen nel 2017?
Forse presidente. E sarà una Francia che difenderà i francesi, un Paese che ritroverà la sua sovranità, la sua bellezza. Speriamo in un risorgimento francese.

E Jean-Marie dove sarà?
Se Dio lo vuole, ancora al suo posto.

Antonio Rapisarda
twitter@rapisardant

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