A Washington il Museo di storia e cultura afroamericane - Foto
Dopo quasi un secolo dal primo progetto, Obama ha inaugurato il 24 settembre il nuovo spazio museale dello Smithsonian Institution
Ha inaugurato sabato 24 settembre a Washington il nuovo Museo nazionale di storia e cultura afroamericane dello Smithsonian Institution, alla presenza del Presidente Barack Obama e della First lady Michelle, oltre che dei coniugi George W. e Laura Bush.
"La storia dei neri americani è la storia americana, non ne è una parte separata, ma centrale", ha affermato Obama in un discorso appassionato, durante la cerimonia di inaugurazione, davanti a un pubblico di 7.000 invitati, tra cui numerosi personaggi celebri. "Ci aiuta a capire meglio le vite del presidente e dello schiavo, dell'industriale e del facchino, di chi vuole mantenere lo status quo ma anche degli attivisti che vogliono cambiarlo. Conoscendo questa storia capiamo meglio noi stessi e gli altri".
Costruito lungo il National Mall, il viale monumentale che è stato teatro di numerose marce antirazziste e dove Martin Luther King pronunciò il suo celebre discorso I have a dream, è un'imponente struttura su 5 piani, di cui tre sotterranei, per una superficie complessiva di quasi 40.000 metri quadrati.
Dopo un'attesa durata quasi un secolo dal primo progetto - ideato da soldati neri di ritorno dal fronte europeo dopo la Prima Guerra Mondiale - e 13 anni dopo l'autorizzazione venuta dal Congresso federale e dall'allora presidente George W. Bush, la struttura museale dedicata ai neri d'America è stata realizzata dallo studio dell'architetto inglese David Adjaye, originario del Ghana. I denari necessari per la sua realizzazione - 540 milioni di dollari - sono venuti per metà da finanziatori privati e per metà da fondi federali.
Il museo esponde circa 3500 degli oltre 40.000 oggetti che ne costituiscono la collezione, creata attraverso donazioni di privati. Con una presentazione cronologica, l'esposizione parte dagli oggetti che raccontano la lunga e dolorosa epoca della schiavitù (dall'Africa alle piantagioni di cotone e tabacco del "nuovo mondo"); prosegue con la stagione delle battaglie contro la segregazione razziale e per i diritti civili (con il 1968 considerato anno crucuale); per giungere poi, ai piani superiori, allle vite dei personaggi pubblici - da Angela Davis a Carl Lewis, da Michael Jackson ad Oprah Winfrey, da Chuck Berry a Louis Armstrong, alle sorelle Williams - che si sono guadagnati la notorietà nella società civile, divenendo simboli di riscatto. L'esposizione prosegue il suo racconto fino alla rivoluzionaria presidenza Obama e ai recentissimi scontri scoppiati contro le violenze sui neri.
"Un grande paese non ha paura davanti alla verità. La storia americana è una storia di sofferenza e di gioia, di paura e di speranza. Siamo qui per raccontarla", ha affermato ancora Obama prima di suonare la campana che ha segnato l'apertura ufficiale del museo.