Gli occhi di Riccardo Schicchi

L’ultima volta che ho incontrato e intervistato Riccardo Schicchi, è stato due estati fa, nel giugno 2011. Sarà stata la terza o quarta volta che ci vedevamo per una trasmissione di approfondimento. Non era in grado di accogliermi all’ingresso …Leggi tutto

L’ultima volta che ho incontrato e intervistato Riccardo Schicchi, è stato due estati fa, nel giugno 2011. Sarà stata la terza o quarta volta che ci vedevamo per una trasmissione di approfondimento.

Non era in grado di accogliermi all’ingresso del suo studio di Roma sulla Cassia, che da anni raccoglie i cimeli della storia del porno anni ’80. Non ci vedeva già più per colpa del diabete. E allora per tutta l’intervista e per il resto della giornata, sentiva la mia voce e cercava di starmi vicino per aggrapparsi al mio braccio e camminare. Dalle scale per entrare in ufficio, alla sala del ristorante dove abbiamo poi pranzato.

Era pieno di risorse, di spirito di iniziativa. Girava con uno zainetto pieno di cellulari, ognuno con un numero diverso di telefono. E quando qualcosa squillava – e succedeva spesso nell’arco di un’intervista – sospirava perché era costretto a passare in rassegna l’intera fila di apparecchi.

Era una persona vitale e allegra. Condivisibile o meno il suo percorso professionale, resta comunque l’ uomo che mi ha raccontato con grande trasporto anni di storia dell’Italia.

Quando Cicciolina entrò in Parlamento, quando fondò con Moana il partito dell’amore.

Quando bruciarono lo studio in cui ci siamo incontrati più volte per raccogliere una sua dichiarazione. Lui c’era in tutte quelle occasioni.

E quella stessa Cicciolina che abita due scale più in là del palazzo, gli è sempre rimasta accanto. Lo ha sempre trattato amorevolmente, come una madre più che una compagna. Non ha mai smesso di essere innamorato di Eva Henger, non ha mai smesso di scoprire nuovi talenti, altre reclute dell’hard. Ultima tra tante Brigitta Kocsis. Ha scoperto i volti dell’hard quando il porno era fatto di videocassette e spettacoli a teatro. Detestava lo tsunami del pornoweb, che – ripeteva sempre – era stata la rovina di quel mondo.

Riccardo Schicchi non l’ho mai sentito chiedere aiuto a nessuno. Si è sempre arrangiato come poteva in ogni situazione. Ma l’ultima volta che l’ho visto, quegli occhi che non potevano più vedere, quella volta sì, mi hanno chiesto aiuto.

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Stefania Cavallaro

Classe 1975, (felicemente) sposata, (felicemente) mamma, (felicemente) vice caporedattore a Studio Aperto, il tg di Italia Uno. A parte la conduzione del tg delle 12.25, ormai un appuntamento fisso ogni due settimane, per il resto mi occupo davvero di tutto, politica, esteri, cronaca e costume. Curiosa, tecnologica, amante del lusso e del cinema. Mi diverto  a raccontare quel che gli altri vedono da fuori, come un mondo luccicante e complicato, così come io ho il privilegio di viverlo da dentro. Tutta un'altra storia.

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