Un tempo qui era tutto cattedrali

Un tempo qui era tutto cattedrali

In margine alla vittoria di Obama, mi viene da pensare che di gran lunga il primo motivo per cui qui in Europa siamo tutti molto contenti è che Obama è, indiscutibilmente, un figo. Guardatelo nella foto qui sopra, sotto la …Leggi tutto

In margine alla vittoria di Obama, mi viene da pensare che di gran lunga il primo motivo per cui qui in Europa siamo tutti molto contenti è che Obama è, indiscutibilmente, un figo.

Guardatelo nella foto qui sopra, sotto la pioggia dell’uragano Sandy: ti viene da pensare che sia la scena di un film di cui lui è il protagonista che tra poco salverà il mondo. Un Bruce Willis però molto meno tamarro e con la pelle un po’ più scura.

Obama è figo per come appare, è figo per quel che dice e per come lo dice, è figo per quel che fa e per come lo fa. Volendo proporre un altro esempio: ieri, a un certo punto, ha cominciato a girare la notizia secondo la quale Obama avrebbe stemperato la tensione dell’attesa dei risultati elettorali giocando a basket con Scottie Pippen. E poco importa che sia notizia di fatto vero e ruspante (ovviamente no), notizia vera benché costruita ad arte (ovviamente sì) o notizia falsa benché talmente ben raccontata da sembrare più vera del vero. Quel che conta è che la notizia sia perfettamente in linea con la coolness del protagonista (che non è Scottie Pippen, e basterebbe già questo).

Quattro anni fa molti dissero che Obama sembrava il personaggio di una serie tv. I più accorti sostennero, più precisamente, che sembrava “scritto” da Aaron Sorkin per una stagione di The West Wing. Avevano ragione. E che l’avessero è un’evidenza che è stata sotto gli occhi di tutti nel flusso di immagini e racconti sul primo presidente nero degli Stati Uniti (e ancora una volta basterebbe già questo) negli scorsi quattro anni. Pensate alla famosa foto in cui Obama, in compagnia del suo staff, osserva sugli schermi della Situation room l’azione dei Navy Seals per far fuori Bin Laden: curiosamente, nell’era dei leaks di ogni tipo di notizia e documento, dell’azione in sé non abbiamo immagini, ma l’abbiamo del Commander-in-chief che la segue dopo averla ordinata, con un’espressione perfetta sul volto, un mix geniale di determinazione e preoccupazione. Anche in questo caso, un figo da film.

Poi, per carità, in molti, da questa e soprattutto dall’altra parte dell’oceano Atlantico, hanno ascoltato i suoi discorsi, letto i suoi programmi politici ed economici, seguito i dibattiti televisivi e hanno fatto il tifo per lui o lo hanno votato con piena cognizione di causa. Credo però che non siano la maggioranza, certamente non da noi. La qual cosa non è certo intesa a sminuire nulla, anzi, semmai la intendo come esaltazione della superiorità dell’estetica su qualsiasi altro parametro: ispirare fiducia, saperla raccontare bene, dar l’aria di tenere tutto sotto controllo, insomma essere fighi è la via maestra per il bene, molto spesso.

E chi, giunto a questo punto, pensasse che questo post non c’entra niente con la religione avrebbe torto.

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Marco Beccaria

Marco Beccaria è nato a Milano nel 1967. Sa fare passabilmente tre cose:  insegnare filosofia e storia al liceo, discutere oziosamente di massimi  sistemi e il master di Dungeons & Dragons. Meno bene riesce a  giocare a pallacanestro e ad andare in bicicletta, il che non gli  impedisce di trarre godimento da entrambe le attività. È sposato con  Raffaella e vive tra i colli piacentini e Milano.

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