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(Ansa)
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Crescono le tensioni tra Berlino e Ankara

Dal dossier greco a quello siriano: si fanno sempre più tesi i rapporti tra Germania e Turchia. Una situazione che rischia di avere impatti negativi anche sugli equilibri interni alla Nato

Si stanno facendo tesi i rapporti tra Berlino e Ankara. La settimana scorsa, il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, ha criticato l’omologa tedesca, Annalena Baerbock, durante una conferenza stampa. “La Germania ha agito come un mediatore onesto in passato. Aveva un atteggiamento equilibrato, ma ultimamente vediamo che questo equilibrio si sta purtroppo perdendo”, ha dichiarato Cavusoglu in riferimento al ruolo di mediazione, assunto da Berlino nei difficili rapporti tra Grecia e Turchia. Poco prima, la Baerbock aveva dichiarato che “Lesbo, Chios, Rodi e molte, molte altre isole ... sono territorio greco e nessuno ha il diritto di metterlo in discussione”. Parole, queste, che hanno irritato Ankara. Ma le divergenze non si fermano qui. La Baerbock ha infatti anche criticato l’intenzione turca di condurre una nuova incursione militare nella parte settentrionale della Siria. “Le sofferenze dei siriani peggiorerebbero ancora una volta con un rinnovato confronto militare”, ha dichiarato. “Quando i nostri alleati ci dicono di capire le preoccupazioni (di sicurezza) della Turchia, non vogliamo che sia solo a parole. Ci aspettiamo che sostengano la legittima lotta (contro il terrorismo) della Turchia”, ha replicato Cavusoglu.

Nel complesso, questo attrito è significativo sotto svariati punti di vista. In primo luogo, va registrato che i rapporti tra Germania e Turchia si sono fatti più freddi nel corso degli ultimi otto mesi. Indubbiamente delle fibrillazioni si erano verificate anche nel corso del lungo cancellierato di Angela Merkel. Tuttavia quest’ultima aveva cercato di evitare fratture insanabili con Recep Tayyip Erdogan, spingendo talvolta la stessa Unione europea verso un atteggiamento morbido nei confronti di Ankara. I rapporti si sono invece parzialmente irrigiditi con l’attuale governo tedesco. Già a giugno scorso, il cancelliere, Olaf Scholz, aveva criticato la Turchia sul dossier greco. “Il cancelliere è del parere che, data la situazione attuale, è necessario che tutti gli alleati della Nato stiano uniti e si astengano da provocazioni tra di loro”, aveva affermato un suo portavoce, per poi aggiungere: “Invadere lo spazio aereo greco e sorvolare le isole greche non va bene, sembra controproducente e contrario allo spirito dell'alleanza”. Nel frattempo, Ankara ha compiuto alcuni passi di avvicinamento al Regno Unito. Lo scorso febbraio, i due Paesi hanno tenuto il loro primo vertice per il “dialogo strategico”, mentre - il mese successivo - Londra e Ankara hanno siglato un accordo da 2,3 miliardi di dollari per le ferrovie turche.

In secondo luogo, i crescenti attriti tra Turchia, Germania e Grecia rischiano di determinare conseguenze rischiose per gli equilibri interni della Nato. Non dimentichiamo d’altronde che il ruolo di Ankara nell’Alleanza atlantica sta diventando sempre più ambiguo, visti i rapporti piuttosto solidi che (non certo da oggi) Erdogan intrattiene con il presidente russo, Vladimir Putin. La situazione generale potrebbe addirittura peggiorare, qualora la Turchia desse seguito – come accennato – alle sue intenzioni di condurre una nuova incursione in Siria. Senza poi dimenticare il dossier migranti e, in particolare, il controverso accordo stretto nel 2016 tra Bruxelles a Ankara su input della Merkel.

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Stefano Graziosi