Giosada X Factor 9
Ufficio Stampa Sky
Televisione

X Factor 9, Giosada: "Sanremo 2016? Ci andrò se c'è il brano giusto"

"Non pensavo di vincere o di battere gli Urban Stanger", ammette il cantante

Sarà l’adrenalina della vittoria, sarà che X Factor nella vita si vince una volta sola e che treni così non passano spesso, ma Giosada ha le idee chiarissime. Neppure il tempo di metabolizzare la vittoria della nona edizione del talent show targato Sky, che il cantante è già chiamato ad affrontare le sue prime scelte importanti. E poco importa che abbia dormito solo un’ora – “sono stordito”, ammette – perché l’aitante barese classe 1989 ha la risposta pronta di chi sa cosa vuole fare “da grande”. “Sono sempre stato convinto di voler fare il musicista”, spiega svelando una lunga gavetta da facchino, montatore di palchi, poi organizzatore di eventi: alla fine sulla scena c’è salito da protagonista (anche come attore in una compagnia teatrale) macinando chilometri e trecento concerti con cinque band diverse, per poi approdare a X Factor e battere in finale i grandi favoriti, ovvero gli Urban Strangers. Il mio prossimo obiettivo? Il Festival di Sanremo, forse.

Partiamo dalla più inevitabile delle domande: ti aspettavi di vincere X Factor 9?

No, non me lo aspettavo assolutamente: sapevo che gli Urban Stanger andavano forti sui social e facendo due calcoli pensavo che avrebbero vinto loro. È andata così, sono molto soddisfatto del mio percorso: devo molto a Elio e sono contento che sia tornato a vincere con la sua squadra.

Com’è stato lavorare con lui?

Elio sa coinvolgerti, lui e il maestro Alberto Tafuri hanno sempre fatto scelte calcolate a nostro favore: io dei pezzi che ho cantato in queste settimane ne conoscevo due o tre, ma loro hanno sempre trovato canzoni in cui sono riuscito a immergersi sentendomi a mio agio. È stata la loro convinzione a farci andare avanti e l’attenzione ai particolari - perché sono quelli che fanno la differenza –l’arma vincente.

Com’è stato duettare con Cesare Cremonini ieri sera?

Bellissimo anche perché uno dei primi concerti che ho visto è stato quello dei Lunapop, a Bari. Lo stimo molto, si è dimostrato umile, ci è stato vicino nelle prove e ho scoperto quanto sia preciso e meticoloso.

Al momento della proclamazione, cos’hai pensato?

Dopo che Alessandro Cattelan ha fatto il mio nome, non ho più capito nulla. Elio era molto contento, ci siamo abbracciati, ed è stato un bel momento: all’after party ero sballottato da tutte le parti, non sono nemmeno riuscito a bermi un cocktail.

E la tua famiglia come l’ha presa?

Loro sono entusiasti, anche perché considerano la vittoria a X Factor la laurea che non ho mai preso: studiano Beni Enogastronomici ma ho fatto poche lezioni. Scherzi a parte, sono sereno perché so che loro sono dalla mia parte.

Al netto della retorica, quanto è stata importante avere alle spalle una lunga gavetta?

L’esperienza mi ha aiutato molto, il bagaglio di trecento concerti mi ha aiutato ad affrontare i problemi tecnici e stare sul palco. Così come l’esperienza teatrale mi ha insegnato a esprimermi meglio e a tenere le giuste posizioni in scena: mi piace il teatro e spero di poter continuare a farlo, non mi precludo nessuna strada.

Lo sai che il tuo aspetto fisico ti ha aiutato molto? Sui social il gradimento è trasversale.

(ride) Può aver contribuito, visto il contesto. Ma non ho mai dato troppa importanza all’immagine: per dieci anni ho suonato nella scena punk hardcore, dove conta come suoni più che come ti vesti.

Dalla scena alternativa a Sanremo 2016, il passo rischia di essere breve: sarai al prossimo Festival (domenica, all'Arena di Massimo Giletti, Carlo Conti annuncerà i nomi dei 20 Big in gara, ndr)?

So adattarmi a tutti i contesti, non ho preclusioni di alcun genere. Per Sanremo se c’è un pezzo che vale la pena di portare, un brano che sento mio e che abbia un senso, dirò di sì. Sennò è come darsi la zappa sui piedi, è come bruciarsi. In ogni caso non c’è ancora un pezzo pronto.

Tornando a X Factor, qual è stato il momento più brutto di tutta questa esperienza?

Senza dubbio finire al ballottaggio. A quel punto pensavo di uscire la settimana dopo e per quello ho voluto dare il massimo e cantare Amore che viene amore che vai: ci tenevo ad esibirmi in italiano e quel brano mi ha dato molta forza, tanto che ho capito che potevo riprendermi e restare in gara. Così è stato.

Ora in tasca hai un contratto con la Sony e la grande possibilità di realizzare il tuo sogno. Da lunedì cosa succede?

Il mio più grande desiderio è tornare sul palco e continuare a cantare. E voglio farlo con la mia band: non ci siamo presentati assieme ai casting di X Factor perché avremmo avuto più difficoltà. Ma ho chiesto e ottenuto che suonino nel mio disco: non solo sono degli ottimi musicisti ma sono le persone cui voglio più bene al mondo, assieme alla mia famiglia. Il mio sogno è anche il loro.

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Francesco Canino