X Factor 10
Jule Hering/Ufficio Stampa
Televisione

X Factor 10, Les Enfants: "Il talent show? È come giocare in serie A"

"Se fosse dipeso da noi avremmo scelto altri brani", ammette la band milanese dopo le critiche di Manuel Agnelli

La dura legge di X Factor non ammette sconti e non c’è puntata senza scontri frontali per tenersi stretto un “posto al sole” sul palco del talent show condotto da Alessandro Cattelan. Dopo Arisa, questa settimana tocca ad Alvaro Soler perdere il primo tassello della sua squadra: vittime del Tilt (e di alcune assegnazioni poco azzeccate) sono stati ieri sera i Les Enfants, la band un po’ Coldplay un po’ Bastille ma in salsa milanese. Facce da bravi ragazzi cresciuti tra gli scout – Marco, Umberto, Francesco e Michele lo sono ancora adesso – hanno pagato un’immagine forse troppo minimalista per un grande show come quello di Sky Uno e l’indubbio talento non gli è bastato per salvarsi. E così, dopo aver rischiato l’eliminazione al ballottaggio già giovedì scorso, questa settimana non sono riusciti a strappare la vittoria e allo scontro finale il pubblico ha preferito premiare Caterina, tra le predilette di Fedez. Ecco cos’hanno raccontato a Panorama.it.

Ragazzi, togliamoci subito il dente. Dopo due ballottaggi consecutivi, siete stati eliminati. Che cosa non ha funzionato?

X Factor è un’esperienza interessante e complessa. Forse non hanno funzionato diverse cose o forse semplicemente non eravamo pronti per il talent: per noi è stato come passare dalla serie C alla serie A tutto in un colpo.

Una quota di responsabilità ce l’hanno anche le assegnazioni sbagliate. Manuel Agnelli è stato tranchant ieri sera, arrivando a dire che Of the Night, è “uno tra i pezzi più brutti della storia della musica”.

Diciamo che se fosse dipeso da noi avremmo scelto altri brani. Non ci sentiamo una cover band e prima di entrare a X Factor ci eravamo ripromessi di puntare su brani che avessero un significato sociale e politico. È andata diversamente ma non ci lamentiamo.

Vivere lo show da dentro è molto diverso che guardarlo sul divano e sognare di stare su quel palco. Vi sento un po’ delusi.

Abbiamo capito adesso che X Factor non è solo musica, è soprattutto tivù e il contenuto musicale a tratti è meno centrale. Ma non l’abbiamo vissuto come un karaoke e dunque abbiamo cercato di metterci qualcosa di nostro.

L’approccio giocoso alla musica, di cui avete spesso parlato, siete riusciti a mantenerlo anche all’interno del talent?

Solo in parte perché prima abbiamo quasi dovuto imparare a suonare in maniera diversa, molto professionale, quasi staccandoci dall’emozione: Of the night, ad esempio, lo abbiamo provato sessanta volte, non era più un gioco ma una ripetizione meccanica. A quel punto la difficoltà era cercare di riuscire a fare qualcosa di emotivamente coinvolgente sul palco. La vita del loft invece è un’altra cosa, lì la componente giocosa e di divertimento non è mancata.

Com’è stato lavorare con Alvaro Soler?

È stato arricchente perché Alvaro è una persona umile, molto attento ai dettagli e molto presente per quello che poteva, essendo sempre in giro per il mondo. È stata una bella esperienza lavorativa quella con lui e quella con il producer Antonio Filippelli, che ci ha seguito benissimo.

Che cosa succede ora? Tornate a fare gli scout o andate sala d’incisione?

(ridono) Ricominciamo a suonare i nostri pezzi: avevamo un album già pronto prima di entrare a X Factor e dunque vogliamo farlo uscire a breve. Poi ricominceremo a fare i nostri amati concerti: l’ultimo tour che abbiamo fatto è stato di 80 date. In ogni caso torneremo anche a fare i capi scout.

Al volo: chi vincerà X Factor 10?

Difficile dirlo. Noi tifiamo per i nostri preferiti, cioè i Daiana Lou, Roshelle e Fem.

X Factor 10
Jule Hering/Ufficio Stampa
I Les Enfants e Caterina al ballottaggio

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Francesco Canino