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Stranger things, le cose da sapere sulla terza stagione

I protagonisti sono entrati nell'adolescenza e devono vedersela con imprevedibili incubi in una città che, come loro, è molto cambiata

Li avevamo lasciati abbracciati durante il gran ballo della scuola, negli attimi conclusivi della seconda stagione, intenti a scambiarsi un bacio impacciato, giusto abbozzato. Li ritroviamo nelle primissime sequenze della terza parte: Eleven e Mike, due dei personaggi principali di Stranger Things, hanno messo da parte ogni residuo di timidezza e si lanciano in effusioni nella cameretta di lei, mentre lo sceriffo Jim Hopper si dispera in salotto per l’eccesso di confidenze verso la figlia adottiva.

I bambini son cresciuti  

L’innocenza perduta è il tema chiave dei nuovi otto capitoli della serie, disponibili su Netflix a partire dallo scorso 4 luglio: non perché i giovani protagonisti compiano chissà quali azioni nefande. Semplicemente, sono cresciuti: non sono più bambini. Si cimentano con i tumulti dell’adolescenza: i brufoli che spuntano in faccia, il desiderio di appartarsi con le ragazze anziché la voglia di giocare con gli amici a Dungeons & Dragons o a qualche altro passatempo dell’infanzia. Nemmeno la quieta Hawkins, il luogo in cui si snoda la trama, è più la stessa. Anzi, è fin troppo desertica nel centro cittadino, perché in periferia ha aperto un gigantesco centro commerciale, un trionfo di negozi, cinema e ristoranti, luci e fontane. Una calamita del consumismo che ha fagocitato le storiche attività locali. In questo clima di cambiamenti, caldo e sudaticcio giacché siamo all’inizio dell’estate, i brividi si addensano all’orizzonte: c’è una grande minaccia che incombe e, come da tradizione, il solito sfortunato Will sarà il primo a sentirsela addosso, ad avvertirne la minacciosa, rivoltante presenza.

Horror più commedia

L’idea dei creatori, i fratelli Duffer, è stata quella di sommare gli elementi delle prime due parti per ottenere un mix accattivante: «La prima stagione metteva al centro l’avventura, la seconda enfatizzava l’aspetto horror. La terza combina entrambe le cose. C’è tutto: divertimento e paura» ha raccontato in un’intervista Finn Wolfhard, l’attore che interpreta Mike. Come pure ci sono i tanti riferimenti nostalgici della serie, quelli che poi hanno costituito la sua inesauribile fonte di successo globale. Solo nei minuti iniziali del primo episodio, la camera scorre davanti a una musicassetta di Bryan Adams, a un episodio alla tv di Magnum, P.I. e a un film di zombie del regista George Romero.

Gli Anni Ottanta son tornati

Più che catene di omaggi, sono gli elementi cardine dell’estetica di Stranger Things, che alla terza stagione non sa di accumulazione furba: raggiunge una maturità imprevista, una coerenza totale. È come se la serie fosse diventata parte essa stessa della cultura pop degli Anni Ottanta, rappresenti una via d’ingresso privilegiata a un passato ritrovato. Una macchina del tempo virtuale su cui salire in qualunque momento, accendendo uno schermo e premendo il tasto play.

La curiosità

L’impronta rétro di Stranger Things, oltre ai fan di tutto il mondo, ha sedotto anche i grandi brand della moda. Nike ha creato una capsule collection celebrativa della serie che comprende felpe, t-shirt e sneaker. Mentre H&M, fedele al mood estivo della terza stagione, ha tirato fuori un’intera linea di prodotti per la piscina o per il mare: per lui, una canotta con un impiego di tessuto davvero tirchio (consigliabile a chi ha i muscoli di Billy o una piena accettazione del proprio corpo). E poi magliette, costumi da bagno, cappellini, persino un telo da spiaggia e un paio di ciabatte. Per lei, bikini, slip, una tuta corta. Vestirsi in modo identico ai propri eroi sullo schermo è semplice, economico (la media è tra i 10 e i 20 euro a prodotto), ma non scontato. Alcuni articoli, infatti, stanno andando a ruba. La richiesta è mostruosa, farebbe paura persino al Demogorgone. Intanto, gli stessi attori protagonisti vengono corteggiati dai marchi storici dell’universo fashion: Finn Wolfhard, l’ormai non più piccolo Mike, è nella campagna autunno-inverno 2019 di Saint Laurent accanto a titani del cinema come Keanu Reeves. Visto l’appeal della serie, non è affatto una «stranger thing».

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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