Fargo, la serie tv: difficile catturare l'essenza dark dei fratelli Coen
Kevin Winter/Getty Images for Critics' Choice Television Awards
Televisione

Fargo, la serie tv: difficile catturare l'essenza dark dei fratelli Coen

La visione morale del film viene ribaltata: la violenza è più affascinante che patetica. Ma lo show è comunque solido come un manto nevoso del Minnesota

Non una serie televisiva, ma un film di 10 ore. Così è stata definita dal suo ideatore Noah Hawley la mini-serie tv Fargo, dieci puntate trasmesse dalla rete americana via cavo FX dal 15 aprile al 17 giugno. 

Proprio a un film, l'omonimo cult del 1996 dei fratelli Coen, si ispira la mini-serie che ha riscosso i favori della critica riunita sotto i Critics' Choice Television Award, che il 19 giugno gli ha assegnato tre premi: miglior mini-serie, miglior attore protagonista per Billy Bob Thornton e migliore attrice non protagonista per Allison Tolman.

L'ambientazione è quella nota e affascinante dei Coen (che della serie sono produttori esecutivi): il Minnesota d'inverno. I fatti però si svolgono diciannove anni dopo, nel 2006. Una simile vena sadica li anima. Nel film William H. Macy era Jerry Lundegaard, un uomo vacuo, con problemi economici, che decide di inscenare il rapimento della moglie per ottenere un lauto riscatto dal suocero, finché tutto non gli sfugge disgraziatamente dalle mani per colpa di puro dilettantismo. Anche nel male occorre essere professionisti. 

Nella serie tv la storia non è identica, ma i motivi sono gli stessi, ricorrenti. Il sempliciotto di paese ora si chiama Lester Nygaard e ha il volto di "lo hobbit" Martin Freeman. "I complotti sono stati estesi, per soddisfare le esigenze di un dramma a puntate, come un tavolo da pranzo a cui viene messa la prolunga per accogliere gli ospiti in più", scrive il New Yorker.  

Tutto è stato raddoppiato e amplificato e quindi ora ci sono due poliziotti: non c'è più la sola Marge, magnificamente interpretata da Frances McDormand, ma accanto alla poliziotta Molly (la Allison Tolman premiata dalla critica) c'è Gus Grimly (Colin Hanks). Molly non è incinta come Marge ma ha il suo istinto sagace. 

Lo spirito più profondo della serie tv sembra però lontano da quello dei Coen. "Mentre il film era una meditazione sulla stupidità della violenza, lo show televisivo offre qualcosa di molto più familiare: un insieme di persone buone intelligenti che segue un insieme di persone malvagie intelligenti", osserva ancora il New Yorker. "Esteticamente lo show di FX fa un lavoro efficace che imita il look dei Coen, con piccole figure in un paesaggio bianco indifferente. (Per i superfan, mette anche riferimenti ad altri film dei Coen, come le uova di Pasqua). Eppure rovescia la visione morale sorniona e sottilmente umana del suo materiale di origine, che gira intorno a un breve discorso dell'eroina del film, il capo della polizia Marge Gunderson: 'E per che cosa?', chiede. 'Per un po' di soldi. C'è di più nella vita che un po' di soldi, sai'. Nel film il crimine violento è ritratto come un fumetto e lurido, ma anche come patetico: i grandi piani terminano con una valigia di soldi sepolta sotto la neve, destinata a non essere mai ritrovata". Nella serie tv invece la valigetta viene dissotterrata. 

Il fascino del male intelligente nella mini-serie è incarnato da un nuovo personaggio, Malvo (l'altro premiato, Billy Bob Thornton), un feroce sociopatico dal ghigno mefistofelico. "Billy Bob Thornton è avvincente come Malvo, tanto che si è sempre in cerca di lui nelle varie scene, anche quando non c'è", scrive il San Francisco Chronicle. Che riconosce come la serie abbia i suoi difetti, primi fra tutti l'inserimento di troppi episodi e battute assurdi (soprattutto se pensati in una piccola città del Minnesota) e il forzare l'ironia. "Il genio della sceneggiatura dei Coen è che l'ironia e l'umorismo erano del tutto contestuali, provenienti dall'improbabilità di una serie di omicidi che si verificano in un piccolo paese dove tutti si conoscevano e il male sembrava essere l'ultima cosa che ci si aspettava di incontrare".

Ma il consiglio è di vedere comunque Fargo. "Si dovrebbe trascurare le carenze e godere dei notevoli meriti della serie, primo fra tutti, naturalmente, Billy Bob Thornton". "Pur con i suoi difetti, Fargo è solido come un manto nevoso del Minnesota".

L'essenza dark di un film dei Coen è difficile da catturare. Ma proprio questo rende accattivante la pazza ambiziosa idea di Noah Hawley. Ora c'è solo da aspettare - e sperare - che Fargo arrivi in Italia. 

I più letti

avatar-icon

Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

Read More