Carrie Bradshaw (Sarah Jessica Parker), Samantha Jones (Kim Cattrall) e Miranda Hobbes (Cynthia Nixon), nella foto manca la quarta amica: Charlotte York (Kristin Davis)
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Televisione

Perché dopo 20 anni Sex and The City è fuori tempo massimo

La serie cult degli anni '00 veicola cliché, ruoli e messaggi che la televisione di oggi ha superato

Si può fare una rivoluzione in tacchi a spillo e Manolo Blahnik? Venti anni fa pensavamo di sì. Pensavamo che curare una rubrica su uomini, relazioni e sesso dal titolo Sex and the cityper una rivista newyorchese fosse la cosa più trasgressiva e interessante che una donna potesse fare; pensavamo che sorseggiare Manhattan a colazione conversando con la nostra amica avvocato, con la "tardona" ninfomane e con la "puritana" in cerca del grande amore tra i caffé di Manhattan fosse quanto di più eccitante esistesse e pensavano che i vestiti che Carrie indossava, gli uomini che Samantha frequenteva, l'amore che Miranda viveva e i sogni che Charlotte sognava fossero i nostri. 

Cosa ha rappresentato Sex and the city 

Per sei stagioni e un totale di 94 puntate le 4 amiche protagoniste della serie Hbo che proprio il 6 giugno compie 20 anni hanno intrattenuto una generazione di ragazze che si è identificata e messa alla prova con quel Sex and the city che era l'appuntamento settimanale fisso per le romantiche (che si credevano rivoluzionarie) da chick lit.

Ma oggi Carrie and company reggerebbero alla contemporaneità? La risposta è: no. Dopo Obama, dopo Trump, dopo Weinstein, dopo la rivoluzione di Me Too e dopo il pugno levato delle neofemministe dell'ultima generazione i tacchi a spillo e le suole rosse finirebbero appese a un chiodo.

Perché è una serie tv fuori tempo massimo

Si tratta di un format troppo "bianco", troppo politicamente disimpegnato, troppo consumista e troppo frivolo. E' vero che Sex and the city ha trattato temi come l'aborto, l'infertilità, il sesso libero, l'omosessualità, la gioia di essere single e la spregiudicata brama di passione delle over 35 in un periodo in cui le donne in tv erano poco più che macchiette entro ruoli strutturati nel lessico famigliare del piccolo schermo, ma l'happy end è, oggi come oggi, fuori tempo massimo.

Mr. Big che sposa Carrie, Miranda che torna con Steve, Samantha che guarisce dal cancro e mette la testa a posto e persino Charlotte che sposa l'ebreo benestante e diventa mamma di tanti bambini rappresentano lo sdoganamento del mito di Cenerentola che, dopo aver preso a braccietto La bella addormentata nel bosco e Biancaneve si allontana sospirando grata al principe azzurro che arriva a rassicurare la redenzione di tutte.

Come è cambiata la tv dal 2004 a oggi

Da Orange is the new black in poi, però, la tv ha insegnato che le donne sono più toste di Carrie e socie. Basti pensare alla protagonista di Una mamma per amica o più di recente a Jane di Little Big Lies o a Daenerys di Game of Thrones e perché no a Joan di Mad Men che insegna l'arte di farcela da sole in un mondo di soli uomini. 

Forse si tratta di eroine al femminile (pensiamo anche ad Alicia di The Goodwife) che senza le ragazze di Sex and the city non sarebbero state neppure concepite e di certo chi è arrivato dopo i lustrini e i tacchi a spillo di Sex and the city ha un debito di gratitudine con le 4 donne di Manhattan, ma ora i tempi sono cambiati e gli autori televisivi lo hanno capito bene.

Nel 1998 gli autori di Sex and the city hanno sdoganato temi caldi da affrontare sul piccolo schermo, ma come ogni bravo genitore sa, arriva un momento in cui i "vecchi" devono fare spazio ai giovani e visto che gli anni pesano su Carrie e le altre è forse tempo di smettere di creare blockbuster cinematografici utilizzando i volti di Sarah Jessica Parker Kim Cattrall, Cynthia Nixon e Kristin Davis (I primi due film hanno incassato rispettivamente 415 e 294 milioni e il terzo non è mai stato fatto per divergenze tra le ragazze del cast) e lasciare che le sei stagioni di Sex and The city finiscano negli annali della storia della tv come è stato per La casa nella prateria, Happy Days, La Tata o La famiglia Bradford: belle pagine televisive che rappresentano un'epoca che ormai non c'è più.

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Barbara Massaro