Netflix: perché in Italia rischia di essere un flop
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Televisione

Netflix: perché in Italia rischia di essere un flop

Le difficoltà con la rete, i gusti del pubblico, la concorrenza agguerrita. E lo scarso entusiasmo registrato finora in altri paesi europei

Tutti pazzi per Netflix: il lancio in pompa magna a Milano, con un parterre di stelle delle serie tv ha incantato i media italiani. E sono molti i teleutenti che pare abbiano già approfittato della promozione che permette di accedere ai contenuti del sito di streaming gratis per un mese. Ma sarà vera gloria? O anche Netflix rischia di essere derubricato a moda passeggera? Reed Hastings, il patron, ha dichiarato senza mezzi termini la sua ambizione: entrare in una famiglia italiana su 3, come è avvenuto negli Usa, in 7 anni. Obiettivo che però al momento sembra irraggiungibile, per almeno 7 motivi. (Clicca su avanti per scoprirli)

1. L'Europa non è l'America

In Francia a fine 2014 secondo il Ministero della Cultura, Netflix non aveva superato i 250 mila abbonati. Come ha scritto Michele Boroni sul Foglio, "La società americana (la cui sede europea è in Olanda) non dichiara cifre ufficiali, quindi bisogna fare affidamento a ricerche statistiche di società di ricerca. Future Source Consulting parla di 750 mila abbonamenti, Npa Conseil stima 600 mila, mentre il ministero della Cultura ne ha contati solo 250 mila alla fine del 2014. Insomma, facciamo una media di 650 mila, inferiore ai 700 mila di CanalPlay, il servizio streaming OnDemand e a pagamento di CanalPlus". In Germania non gli è andata molto meglio e secondo l'Hollywood Reporter Netflix si attesterebbe su 650 mila utenti. Utenti, che va detto, non sono abbonati: il pregio di Netflix è proprio quello di non imporre un abbonamento, ma il rinnovo di mese in mese. Che sia o meno una strategia vincente però solo il tempo potrà dirlo.

2. Il catalogo

Il Daredevil di Stephen Deknight (presente al lancio di Netflix a Milano) ha ottenuto un ottimo rating su Metacritic. Sense8 dei fratelli Watchoski è già cult. E in Italia sicuramente ci appassioneremo al Marco Polo con Lorenzo Richelmy e Pierfrancesco Favino. E poi? Nel catalogo di Netflix ci sono film disponibili anche su altre piattaforme, niente di introvabile, poco cinema d'autore, e un numero di serie decisamente inferiore e di appeal minore: i diritti dei blockbuster sono già terra di conquista dei grandi gruppi presenti nel nostro paese. E i gioielli della tv di questi anni, da House of Cards a Game of Thrones, da The Walking dead a Grey's anatomy sono ben custoditi altrove. Il paradosso più evidente è proprio quello di House of Cards: prodotta da Netflix, in Italia è ben salda nelle mani di Sky, che ha comprato i diritti prima che Reed Hastings decidesse di di tentare l'avventura italiana. Certo Netflix mette a disposizione le vecchi stagioni di diverse serie. Ma si può vivere soprattutto di revival?

3. La lingua

Finora l'unico paese che potrebbe aver esaudito le aspettative di Netflix è la Gran Bretagna, dove sempre in via non ufficiale, pare abbia superato i 4.5 milioni di utenti: ma tra Usa e UK il gap culturale e linguistico non è mai stato un problema. Anche se Netflix doppia e sottotitola i programmi, non tutti i pubblici della tv apprezzano il modello "anglo-centrico".

4. Non ha il calcio né i talent

Sky e Mediaset Premium fanno la maggior parte dei loro abbonati grazie alle partite di calcio, che non rientrano tra i progetti di Netflix. Non solo: Sky negli anni ha aggregato un pubblico di appassionati di tutte le età attorno a talent come X-Factor e Masterchef, che sono i dominus della social tv, tanto cara a Netflix. Difficile immaginare gli italiani accapigliarsi su Twitter attorno alla pur bella e divertente serie tv Grace & Frankie con Jane Fonda. O no?

5. La banda... stretta

Secondo il rapporto Akamai sullo stato di internet nel 2014, l'Italia è al 54esimo posto al mondo (al pari con l'Uruguay) e agli ultimi posti in Europa per la velocità delle rete internet (anche se nel 2015 si registrano dei miglioramenti, ndr). E anche dal versante della internet tv non vengono buone notizie: pare che una smart tv su due nel nostro paese non sappia di esserlo, nel senso che non è mai stata collegata a internet. È vero che Netflix si vede anche con l'ADSL, ma senza banda larga la qualità della visione ne viene compromessa.

6. I furbetti

L'abbonamento pro di Netflix permette di accedere al servizio di streaming da 4 dispositivi diversi: negli Usa è noto che i più furbi si scambiano la password per poter usufruire di un solo abbonamento in più persone. Non è detto che in Italia vada a finire così, ma il rischio c'è.

7. I concorrenti

L'Italia è il paese dove la tv generalista arranca di meno. Montalbano e le varie fiction con Gabriel Garko hanno ancora un appeal irresistibile sul pubblico (e Rai e Mediaset non sembrano disposte a cedere il loro catalogo a Netflix). E in quanto a serie tv americane Netflix deve vedersela con Sky, Mediaset Premium e Rai 4, ringalluzzita dal nuovo accesso a un canale su Sky, che pure ha iniziato a puntare sulle serie tv inedite.

Non finisce qui. Amazon, Apple e Google hanno fiutato il business della tv via internet sul quale, nei prossimi anni investiranno svariati miliardi di dollari. Amazon ha già iniziato producendo una serie di culto come Transparent, premiata agli Emmy Award, che in Italia è stata prontamente acquistata da Sky. Netflix dunque deve vedersela non solo con i grandi network di casa nostra, ma anche con i big dell'hi-tech. Certo, se riuscisse a entrare in una famiglia italiana su 3, come si propone Red Hastings, sarebbe difficile scalzarlo. Ma ci riuscirà? Ai (tele)posteri l'ardua sentenza.

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Eugenio Spagnuolo