Massimo Giletti: "Dopo dieci anni di Arena, sono pronto per il talk in prima serata"
(Ansa)
Televisione

Massimo Giletti: "Dopo dieci anni di Arena, sono pronto per il talk in prima serata"

Il giornalista svela: "I contatti con Mediaset sono stati ravvicinati, poi ho visto che hanno fatto altre scelte"

Compie dieci anni L’Arena di Rai Uno. Un record sostanzioso per Massimo Giletti che, stando agli annali televisivi, è primo per numero di edizioni consecutive di Domenica Incondotte. Persino più di Pippo Baudo e dell’inarrivabile Corrado Mantoni. Salotto ambito (e criticato) quello ‘gilettiano’, che torna dal 29 settembre con formula immutata – salvo lievi aggiustamenti – e buona dosa d’interviste ai politici, ormai prezzemolini spalmati h24 su tutto il palinsesto. Intanto Giletti si prepara ad approdare, in prima serata dal 2014, con un nuovo programma: titolo e format sono ancora in lavorazione, “ma non sarà il clone de L’Arena”, avverte il conduttore. Che in questa lunga intervista a  Panorama.it parla di sé, dei corteggiamenti (professionali) e del futuro dei talk.

Dieci anni dell’Arena tra polemiche, grandi ascolti e migliaia di ore di diretta macinate. Cominciamo con una lieve provocazione: non è arrivata l’ora di voltare pagina?

Intanto è una bella soddisfazione entrare negli annali della tivù: non c’è stato mai nessuno - né Pippo né Corrado – a fare dieci anni di seguito la domenica. Quando fai un quinto della tua vita a Domenica In ti poni la domanda: che farò da grande? Io me la pongo la domanda ma non so darmi la risposta (dice sorridendo)

A Viale Mazzini sei considerato un aziendalista tra i più convinti. Cederesti alle sirene della concorrenza?

Sono nato e cresciuto in Rai, questa è la mia azienda, ma in tanti anni di lavoro ho capito che non bisogna mai dire mai. Il fatto che qualcuno mi cerchi, è il riconoscimento di un lavoro fatto bene.

Confermi i corteggiamenti da parte di Mediaset?

I corteggiamenti sono all’ordine del giorno. Quando fai oltre il 21% di share, qualche interesse lo susciti. I contatti sono stati ravvicinati, poi ho visto che hanno fatto altre scelte…che non hanno pagato…perché Vinci (Alessio Vinci, ndr) non ha pagato.

Sei una persona ambiziosa?

Se per ambizioso vuol dire vendere la madre pur di arrivare, no. Pretendo molto da chi mi sta vicino ma ancora di più da me stesso. Fossi stato ambizioso, mi sarei schierato politicamente e forse a quest’ora sarei direttore.

Veniamo a L’Arena: il format resta immutato o ci saranno delle novità?

Toccare un prodotto che fa oltre 4 milioni di ascolti e il 21% di share, non ha molto senso. Viviamo di piccoli aggiustamenti ma la struttura resta quella che ha vinto in questi dieci anni.

Però hai detto di voler spostare il tono della trasmissione dalla contestazione alla proposta.

Quello è un tentativo che bisogna fare. Dobbiamo provare a dare delle soluzioni a determinati problemi: la contestazione fine a se stessa non ha più senso.

Torneranno anche le interviste nel segmento “I protagonisti”?

Torneranno le interviste ai politici, che sono importanti, e quelle ai grandi nomi della cultura e dello spettacolo. Anche se è sempre più difficile perché, essendo il decimo anno, da noi sono passati in moltissimi.

Ma il rischio “rigetto”, con i politici iper presenzialisti in tivù a tutte le ore, non è dietro l’angolo?

La politica ti può dare qualcosa di diverso, anche alla luce dell’autunno caldo che ci aspetta. Il nostro poi è un modo di raccontare diretto, che non fa sconti. Il mio vantaggio è che non muovo da un punto di vista ideologico: la domanda dura la faccio a Berlusconi come a Bersani.

Rifaresti l’intervista a Berlusconi?

Certo: è stata un passaggio importante della stagione. Credo che sia una delle poche interviste in cui lui reagisce, accetta il dialogo, non si sottrae alle domande. Probabilmente ha fatto colpo perché la categoria dei giornalisti non è che faccia sempre troppe domande, soprattutto ai potenti. Se uno non è spinto ideologicamente, non può essere attaccato: questo è il vantaggio di essere liberi.

In questi giorni si parla molto di ‘inflazione’ dei talk. Non si corre effettivamente un pericolo ‘bulimia’?

Il momento economico non è semplice e il talk ha costi industriali bassi rispetto al varietà. Il problema è che tutti pensano che basti mettere sei persone intorno al tavolo per fare un talk d’informazione e il 10% di share. Il rischio c’è ma bisogna ideare qualcosa di diverso: è il tentativo che stiamo facendo per la prima serata.

A proposito: nel 2014 approderai in prime time con un nuovo programma di approfondimento, sempre su Rai Uno. Però hai detto che in Rai c’è chi si oppone.

Sai, in un’Azienda non è che puoi avere tutti dalla tua parte. Però è con il direttore generale e il direttore di rete che devo creare il prodotto e confrontarmi. Uno come me, proprio perché non schierato, magari dà la sensazione di essere poco gestibile: scherzando dico che noi dell’Arena siamo un po’ come gli ammutinati del Bounty. Però quello è lo spirito di libertà con cui puoi costruire un prodotto che fa quattro milioni di spettatori.

Sarà un’Arena col vestito da prima serata o qualcosa di diverso?

Sarebbe un errore grave fare un clone dell’Arena, dunque no. Ho nella testa un progetto diverso. Riusciremo a farlo? Non me lo prescrive il medico di fare un programma in prima serata ma nel momento in cui apri un dialogo con il tuo direttore e c’è la volontà di approdare a un prodotto di un certo tipo, devi valutare attentamente come farlo. In prima serata devi essere tosto, avere amplissimi margini di libertà, fare notizia: non puoi essere passivo e devi imporre i ritmi. Se tutto questo sarà possibile, arriveremo sennò va bene lo stesso. Abbiamo già tanto da fare con l’Arena.

Confermi che saranno quattro puntate?

Sì, però poi bisogna vedere come farle. Io sono molto cauto, sempre. Sicuramente lavorerò più o meno con la stessa squadra dell’Arena.

Negli ultimi anni ti hanno candidato spesso alla conduzione della Vita in diretta. Ti piacerebbe farla?

La prima volta che me lo chiesero era il ’98-’99. Figurarsi se in dodici anni qualcun altro non me l’hanno richiesto. E’ che ormai faccio una settimanale d’inchiesta e difficilmente riuscirei a convertirmi con la testa a una quotidiana che ha dei ritmi diversi. Però mai dire mai.

Tornando all’Arena. La tua dirimpettaia sarà la regina del salotto domenicale, Mara Venier.

Sono molto contento che torni a Domenica in perché quello è il ruolo che le spetta. Abbiamo vissuto un momento difficile, tanti anni fa, da cui poi è scaturito un profondo rispetto.

La tua competitor diretta sarà Barbara D’Urso.

Ci provano spesso a metterci contro ma in realtà ci stimiamo a vicenda. E’ un’ottima padrona di casa. Può piacere o non piacere, ma è ironica ed è una professionista in gamba: tanto di cappello a chi, come Barbara, affronta così tante ore di diretta la settimana.

Chiudiamo con unacuriosità. Un sondaggiodell’Associazione “Donne e Qualità della Vita”, ti ha appena incoronato il personaggio televisivo ‘più amato dalle prostitute italiane’.

Beh, indagine bizzarra (dice ridendo). Probabilmente le ‘signorine della sera’ lavorano tanto di notte – dunque non possono guardare Formigli, Del Debbio e gli altri - ma hanno maggiore possibilità di vedere il mio programma la domenica pomeriggio.

I più letti

avatar-icon

Francesco Canino