Flavio Briatore: nella vita 'sei fuori' se non ci metti passione
(Daniele Cruciani)
Televisione

Flavio Briatore: nella vita 'sei fuori' se non ci metti passione

Amato e criticato, dopo i successi imprenditoriali e in Formula 1, Briatore si dice galvanizzato dall'avventura di The apprentice. E rivela: "Elisabetta è stata decisiva".

“Il successo è la miglior vendetta”. Parola di Flavio Briatore, da Verzuolo con furore. Panorama.it ha intercettato il manager nel suo quartier generale di Londra all’indomani della terza puntata di The apprentice. Ascolti in crescita, boom di contatti sulle pagine ufficiali nei social network, il reality show di Cielo si candida a essere uno dei fenomeni televisivi della stagione. “E' stata mia moglie Elisabetta a spingermi ad accettare” rivela l’imprenditore, che ha fatto del Billionaire Life un marchio del lusso globale. Intanto su Twitter (e in questa intervista) il "Boss" dice la sua sulla politca italiana..

Briatore, siamo alla terza puntata e c’è già chi azzarda: The apprentice sarà il fenomeno televisivo della stagione.

I bilanci sono abituato a farli a fine gara. Intanto martedì siamo saliti al 2% di share, il 50% in più della scorsa settimana, pur avendo contro Garko, Ballarò e la partita della Juventus. In settimana le repliche sono state viste da un milione di persone.

Dica la verità: ha guardato The apprentice o la sua amata Juve?

(ride) Negli intervalli pubblicitari sbirciavo il risultato.

Il suo “Sei fuori”, la frase con cui elimina i concorrenti, è già un cult. Com’è nato?

Serviva un’espressione d’impatto ma ho subito escluso la formula “Sei licenziato”: non è proprio adatta, specie in questo momento. “Sei fuori” è meno invasiva e ha più sfaccettature. Nella boardroom è l’unica cosa certa: tutto il resto viene a braccio, senza un copione.

Aldo Grasso non è stato tenero. Lei su Twitter l’ha ribattezzato “Grasso superfluo”.

Era una battuta. Credo che in fondo a Grasso il programma non dispiaccia: tra le righe la sua critica non è stata poi così pesante. Comunque The apprentice piace a tanta gente: hanno capito che è uno show vero, non c’è niente di artefatto e non ci sono interventi della produzione. I ragazzi vanno avanti solo se hanno talento: è il trionfo della meritocrazia, cosa rara in Italia.

Tra i giovani in gara c’è qualche futuro Briatore?

E’ presto per dirlo. E’ come un colloquio di lavoro lungo due mesi. All’inizio non è stato facile per loro: hanno giocato per sottrazione, nascondendosi. Quando hanno capito che il gioco è tosto, sono venuti fuori. Nelle prossime puntate ci saranno molte soprese.

Se le proponessero una seconda serie, accetterebbe?

Vediamo come finisce questa. E’ stata una grande scommessa e l’esperienza della tivù è fantastica ma faticosa. E' bello lavorare con professionisti che curano tutto nel dettaglio, dalla regia al montaggio – bellissimo - alla fotografia, tanto eccezionale che Milano sembra New York.

Chi le dà più consigli: sua moglie, Elisabetta Gregoraci, o il manager Lucio Presta?

Lucio è come un rottweiler: ti prende e quando ha un’idea non ti molla. E’ stato lui a propormi quest’avventura e a convincermi. E’ il migliore che c’è in Italia. Elisabetta è stata decisiva: mi avevano già proposto The apprentice in Francia, su Tf1, poi in Italia un paio di anni fa ma ero dubbioso. Mi ha spinto a farlo perché secondo lei era un bel progetto. Ha avuto ragione.

In questi giorni è stato contagiato dalla Twitter-mania. Imperdibili i botta e risposta con alcuni suoi followers.

Sono un 'apprentice' di Twitter (dice ridendo). Mi sono iscritto per vedere le opinioni sulla trasmissione, poi mi sono appassionato. Su sei mila followers, ci saranno una trentina di idioti: scrivono scemenze e io mi diverto a replicare. Sa, la mamma dei cretini è sempre incinta. Scrivendo con la tastiera inglese faccio qualche errore, ma sono talmente sciocchi che non lo capiscono.

Twitta spesso di politica. Un bel “Sei fuori” hai politici lo direbbe?

Mi viene naturale scrivere quello che penso. E’ umiliante assistere a scandali continui. Ho vissuto in America per 15 anni, poi in Inghilterra per 18. Ora vivo tra Londra e Montecarlo ma sono sempre italiano: potremmo essere la Florida d’Europa, ma i politici anziché valorizzare il Paese sono impegnati nei tatticismi per rimanere al potere. Anche perché se si mettono sul mercato, non valgono gli stipendi che prendono.

Elezioni o Monti bis?

Non mi sembra normale un Governo non eletto, come in Sudamerica. Ci vuole la riforma elettore e poi il voto subito. Ma basterebbe eleggere una Camera con 200 deputati, come il Congresso in America. E poi avere un Presidente del Consiglio che abbia dei poteri veri, che possa prendere delle decisioni: qui non può nemmeno sostituire un Ministro che scoppia il putiferio.

Le hanno mai chiesto di candidarsi?

Certo, ma non lo farò mai. In azienda magari una notte non dormi e guardi il soffitto perché devi prendere una decisione importante: il giorno dopo arrivi, fai una riunione e stabilisci cosa fare. In politica decidi una cosa e prima che la attui, è obsoleta. Parti col progetto di fare un ponte e quando è stato realizzato ti ritrovi una cisterna: c’è troppa burocrazia.

Grillo le piace?

Condivido alcune delle cose che dice, ma ci vuole una classe politica adatta a governare. E’ molto facile sparare contro di tutti in questo momento: la gente è talmente esausta che ti segue. Servono dei programmi concreti per il futuro.

Il Billionaire riapre a giugno 2013 con un nuovo look. Non doveva chiuderlo?

Il Billionaire in Sardegna non chiude: non posso permettermi di lasciare a casa le 180 persone, 80 dei quali sardi, che lavorano da noi. Magari un giorno venderò, ma il punto è un altro.

Quale?

La mia era una provocazione. In Italia il turismo potrebbe rappresentare il 25% del Pil, ma continuano a penalizzarlo con leggi che lo scoraggiano e creano danni a cascata. Penso alla tassa sul lusso oa quella sulle barche: se hai una barca sei automaticamente un evasore. Intanto 4 o 5 mila imbarcazioni hanno lasciato l'Italia.

Per il suo yatch è finito sotto inchiesta per sospetta evasione fiscale.

Aspetto ancora il rinvio a giudizio. Intanto il giudice ha stabilito che si può continuare a fare charter della barca. A processo vedremo chi ha ragione.

Torniamo al Billionaire: nell'immaginario è il simbolo di un certo divertimento esagerato, a tratti “cafonal”.

Cosa vuol dire cafone? Cafone per me è quello che si mette le dita nel naso al ristorante. Il lusso crea posti di lavoro: se c’è una nicchia che funziona, è proprio quella. Perché a Saint Tropez o in Croazia non fanno la guerra al lusso? Lì stendono i tappeti rossi a arabi, russi e via dicendo: noi li mandiamo via.

Colpa della politica?

Direi di un odio sociale creato da certi media. Se uno ha un lavoro ben remunerato e vuole bersi una bottiglia di Ornellaia anziché di Tavernello, qual è il problema visto che se lo può permettere?

Chiudiamo con la Formula 1. La considera un’esperienza finita?

Io non chiudo mai nessuna parentesi. Certo, non tornerei più a fare il team manager e non fonderei un team mio: sono l’unico che ha vinto il mondiale con due team diversi, sia piloti sia costruttori, dunque le mie soddisfazioni me le sono già tolte. Tutto quello che faccio lo faccio con passione, perché solo se ci metti cuore le cose vengono bene.

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Francesco Canino