Carlo Verdone: "La satira in tv? Serve solo ad alzare lo share"
Televisione

Carlo Verdone: "La satira in tv? Serve solo ad alzare lo share"

Così l'attore e regista romano: "Se diventa un abuso, come accade oggi, finisce per non fare più effetto"

Lo avevamo incontrato a Lecce, la camicia aperta e gli occhiali da sole, a presentare il premio Mario Verdone intitolato a suo padre. Lo ritroviamo a Cannes, in impeccabile completo scuro, elegantissimo e molto più emozionato. Abbraccia stretto il regista che lo ha fatto debuttare con il suo primo ruolo drammatico, Paolo Sorrentino, durante i lunghissimi applausi della premiere di La grande bellezza. E un po’ si commuove: “Lo ammetto, sono molto contento di essere qui: si tratta di un film importante, di cui si sentiva il bisogno: l’Italia deve essere rappresentata all’estero da opere piene di significati profondi. Poi come ha reso Paolo la bellezza della mia città, Roma, non l’ha resa nessuno”.

A proposito di Roma, e dei suoi salotti, ha mai partecipato a feste come quelle che si vedono nel film?

Un suo collega mi ha chiesto, in modo polemico, “ma dove sono queste feste?!”. Allora ho preso il mio cellulare e gli ho mostrato un paio di foto: “Guarda, c’eri anche tu qui con me”. Detta francamente, tutti abbiamo saputo di feste strane, dalla Sardegna fino alle famose ‘teste di maiale’, no? Nel film scorrono tutti gli umori, la follia, la depressione, la solitudine e lo smarrimento del periodo che viviamo.

Come se ne esce?

Difficile dirlo, mi sento di dire che serve a tutti i livelli un ricambio generazionale. Bisogna lasciare spazio ai giovani, al loro talento, alla loro energia, in tutti i campi. Noi già lo facciamo con il cinema e con il premio intitolato a mio padre, che in questo senso fu un vero allevatore di talenti, da Nanni Moretti a Ferzan Ozpetek, tutti lo ricordano come un bravo professore, molto amato. Ecco, forse lasciando spazio ai giovani possiamo risalire.

A Lecce aveva detto: “Il momento che attraversiamo ci porta ad essere seri, e invece si fa troppa satira”. Ci spiega in che senso?

Secondo me non abbiamo così bisogno di satira: è una cosa sacra, ma ne abbiamo consumata tanta e continuiamo a farlo. Con tutto quello a cui assistiamo oggi ci si aspetterebbe dei tumulti, invece seguitiamo instancabilmente a ridere. Penso a Virginia Raffaele da Santoro: improvvisamente tutto diventa come Il Bagaglino, anche se un minuto prima si parla di cose serie. Ogni tanto bisogna avere il coraggio di dire le cose come stanno: con la satira non si va da nessuna parte, si alza soltanto lo share.

Scusi ma detta così sembra un attacco alla satira.

Non lo è, anzi, è assolutamente giusto che ci sia, ci mancherebbe, è un grande segno di democrazia. Dico solo che il troppo stroppia, quindi deve essere fatta poco e bene, e per breve tempo. Se diventa un abuso è come un antibiotico: un uso eccessivo finisce per rafforzare i batteri e non fare più effetto.

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Claudia Catalli