Alex Zanardi: una vita piena di 'Sfide'
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Alex Zanardi: una vita piena di 'Sfide'

Il campione, dopo due ori e un argento alla Paralimpiadi di Londra, diventa conduttore ma è proiettato verso altri obiettivi sportivi: la maratona di Roma e le gare in canoa

Dopo due medaglie d'oro e una d'argento alle Paralimpiadi di Londra 2012, Alex Zanardi è pronto per altre sfide. Televisive, questa volta. Dal 1 ottobre, infatti, sarà il conduttore del programma il cui titolo è proprio 'Sfide'. In onda su Rai3, la storica trasmissione, giunta alla quattordicesima edizione, racconta le storie umane e professionali dei grandi campioni dello sport. Alla vigilia dell'esordio, Panorama.it ha incontrato il grande campione

Nel programma lei racconta le sfide degli altri. Ha mai pensato di raccontare la sua sfida?

L'ultima puntata sarà dedicata proprio alla mia storia e la racconterò in prima persona. Per me le sfide sono rappresentate da persone che hanno inseguito il loro sogno e l'hanno trasformato in realtà con il proprio talento. Ed è l'idea di poter vincere il vero segreto che mantiene sempre vivo l'entusiasmo.  E' stato così per me e sempre sarà così. Mai pensare che qualcuno è partito prima di noi, in qualsiasi campo, non solo nello sport.

Cosa rappresenta per lei lo sport?

E' continua fonte di ispirazione e deve esserlo per tutti. In un mondo in cui sembra venir meno la capacità di trovare ispirazione, è bello guardare ai personaggi dello sport come modelli da seguire. Ad esempio: l'evento che più mi ha colpito durante le scorse Paralimpiadi, è stato vedere una ragazza senza braccia nuotare magnificamente. Mi sono elettrizzato, stupito, caricato emotivamente e psicologicamente. Modelli di tale portata vengono conosciuti dal grande pubblico soprattutto nello sport paralimpico.

Londra 2012 ha rappresentato per lei una scommessa vincente?

Sa che non credeva nessuno in me? Neppure mia moglie che fino all'ultimo tentava di dissuadermi dal gareggiare, volendomi far credere che fossi troppo vecchio. Invece i risultati mi hanno dato ragione perchè io credo in me stesso. E devo alla mia seconda medaglia d'oro la conduzione di Sfide.

Si spieghi meglio

La produttrice del programma, Simona Ercolani, mi chiama per complimentarsi con me dopo il primo oro e scherzando mi fa: se vinci un'altra medaglia ti faccio condurre Sfide che in 14 anni non ha mai avuto un presentatore. Tu saresti il primo. Ed eccomi qui.

Ma per lei ha un senso la parola "limite"?

La mia soddisfazione è mettermi alla prova in gare che non sembrano alla mia portata perché sfavorevoli ad ogni pronostico. Da qui parte la mia sfida. Il "limite" non è un concetto fermo, bisogna spingerlo sempre in avanti ed arriva il giorno in cui il nostro limite è al di là di quello degli altri.

Dove ha spinto adesso il suo nuovo "limite"?

Mi incuriosisce la canoa, dal punto di vista della competizione. Il lavoro che ho fatto per Londra 2012 con la handbike mi agevolerà di molto. Voglio sfidare in questa disciplina gli atleti normali, non gareggiare nelle paralimpiadi.

Il ricordo più bello di Londra 2012?

Gli sforzi fatti per vincere in ognuno dei giorni di allenamento. Io ho avuto la fortuna di vivere lo sport ad altissimi livelli. A venti anni pensavo solo alla gara ed a ciò che poteva accadere. Oggi su questi pensieri sono molto più concentrato e so cosa passa nella testa di un atleta in ogni momento della sua preparazione.

Quale sportivo amava da piccolo?

Gilles Villeneuve, eroe della mia infanzia, fonte di continua ispirazione. Avevo il suo poster attaccato sopra al letto. La prima puntata di Sfide è dedicata all'eroe della Formula 1 a 30 anni dall'incidente che gli è stato fatale.

Oggi guida ancora?

Certo, amo guidare, viaggiare: per me significa pensare, riflettere. Sa che da bambino volevo fare il camionista? Vorrei, però, che ci fosse maggior sicurezza sulle strade.

I suoi figli hanno qualche passione per lo sport?

Per adesso nessuna. ma io non li sforzo. Devono decidere liberamente. Intanto adoro fare il padre, trascorrere con loro il mio tempo libero, raccontare loro storie, leggere libri insieme.

E dei suoi genitori che ricordo ha?

Mio padre era idraulico, mia madre casalinga. Mi hanno insegnato che è duro sfondare nella vita ma bisogna farlo. E' stato solo grazie alla loro educazione che ho superato i grandi momenti difficili della mia vita.

Come ha vissuto l'esclusione dalla Maratona di New York?

L'organizzazione mi ha comunicato che la mia iscrizione non era stata accettata perché sono troppo veloce. Forse si sono comportati così per motivi di sicurezza e per evitare polemiche. Ma se dovessero ripensarci io sono pronto. Ho tenuto anche la prenotazione del volo per New York. Intanto, però, annuncio ufficialmente che parteciperò alla prossima Maratona di Roma. Dagli USA è venuto un esempio negativo di sensibilità nei confronti di gare che non sono redditizie dal punto di vista economico, ma sono fonte di grande emozioni e ispirazioni.

E' stato così anche a Londra?

Assolutamente no. Tutto il mondo ha guardato con ammirazione le nostre gare, si son tolti il cappello dinanzi alle competizioni che hanno visto.

Ha conosciuto Oscar Pistorius?

L'ho incontrato alla Maratona di venezia. Lui viene ad allenarsi in Italia, in provincia di Grosseto. Condividiamo molte passioni. E' un grande, ha i numeri vincenti dalla sua parte e conosce le modalità per comuinicare con gli altri. E non vedo nulla di strano che abbia gareggiato con atleti normodotati.

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Marida Caterini.