Spotify è diventato mobile. Ora dateci delle batterie nuove
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Spotify è diventato mobile. Ora dateci delle batterie nuove

Con l’estensione dell'ascolto gratuito a smartphone e tablet, il servizio si candida a rivoluzionare la fruizione musicale. Ma i produttori di dispositivi mobili dovranno adeguarsi al cambiamento, soprattutto per quanto riguarda i consumi energetici

Spotify è mobile. A dire il vero lo era anche prima, ma con le novità annunciate ieri dal Ceo della società in persona, il servizio di streaming musicale più famoso del mondo punta a diventare un autentico fenomeno di massa: se fino a ieri dovevamo pagare per avere le collezioni digitali dei nostri artisti preferiti su smartphone e tablet, da oggi il discorso cambia. Il “nuovo” Spotify permette infatti di ascoltare tracce singole, interi album (in modalità shuffle), playlist proposte dal servizio o da altri utenti, gratuitamente e senza limiti di tempo. L’unico vincolo è rappresentato da qualche inserimento pubblicitario. Poca roba per una generazione di utenti che con la réclame (in TV, in radio, sui giornali e sul Web) ci è praticamente cresciuta.

Chi ha avuto la possibilità di testare il servizio nella sua nuova veste mobile se n’è subito accorto: l’mp3 è diventato d’un tratto vecchio. Tutte quelle operazioni che fino a ieri facevano parte della nostre consuetudini digitali - acquistare musica, scaricarla, archiviarla su giganteschi hard disk, trasferirla con cavi e cavetti sul nostro dispositivo mobili – ci sembrano ora obsolete, complesse, ma soprattutto inutili. Di fatto oggi basta avere uno smartphone o un tablet di ultima generazione (si comincia con gli iPhone e i device Android) per avere accesso a una sterminata lista di tracce audio. Si parla di 20 milioni di brani, roba che non basterebbe una vita per ascoltarli tutti.

No, il limite di Spotify in versione mobile, se di limite si può parlare, non sta nel servizio in sé ma nei supporti digitali sui quali andrà ad operare: i tablet e, soprattutto, gli smartphone. L’utilizzo – a questo punto intensivo – dello streaming musicale avrà infatti due immediate ripercussioni immediate: una riduzione drastica dei consumi energetici e l’aumento delle tariffe telefoniche. Giusto per farsi un’idea: ascoltare un’ora di musica su Spotify a 160 kbps può ridurre l’autonomia di un cellulare fino a circa l’1% ogni minuto (60% in un’ora), con un consumo di dati pari a 72 Mb all’ora, il che significa 2,2 "giga" di traffico al mese. Cifre che stridono con i consumi medi degli utenti (italiani e non). E se per quanto riguarda la spesa legata alle connessioni mobili si può sempre optare per tariffe flat abbastanza rassicuranti, per quanto riguarda il consumo energetico non esistono al momento soluzioni capaci di limitare il “drenaggio”. L’unica soluzione per limitare il problema è acquistare un terminale con una batteria extra-large (un phablet, ad esempio, o uno smartphone come l’Lg G2).

La domanda a questo punto sorge spontanea: Spotify ha cambiato le regole del gioco, ma siamo davvero sicuri di essere pronti a giocare?

 

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Roberto Catania

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