Yamaha e Ducati in rampa di lancio, Honda da verificare
Mirco Lazzari gp/Getty Images Sport
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Yamaha e Ducati in rampa di lancio, Honda da verificare

Rispetto alle prime due gare del 2014, Lorenzo è il pilota che ha raccolto più punti. Dietro, Rossi e Dovizioso. Marquez paga l'errore in Qatar

Yamaha e Ducati avanti tutta. Rispetto alle prime due gare dello scorso anno, è cambiata la musica che si ascolta negli uffici di Iwata e Borgo Panigale. Dall'allegro ma non troppo di dodici mesi fa si è passati all'andante maestoso, brioso e vivace dei primi due episodi del campionato. Merito dell'inizio folgorante di Valentino Rossi, capace di piazzare il guizzo del fuoriclasse nel deserto di Losail e di rimanere incollato al treno di Marc Marquez sulla pista di Austin, dove aveva sempre dovuto seguire le premiazioni di fine gara dal box. Ma merito anche - e qui i numeri non spiegano, appena suggeriscono - del migliore esordio stagionale del suo collega di scuderia, Jorge Lorenzo, che nel 2014 inciampò in Qatar in una caduta da dilettante allo sbaraglio e in Texas in una partenza anticipata da strappare il sorriso. Sei punti in due gare contro i 26 delle prime due tappe del 2015. Sulla carta, una mezza rivoluzione da copertina. Eppure, qualcosa non torna. Sì, perché il Lorenzo visto finora non ha mai dato la sensazione di poter lottare ad armi pari con i diretti rivali per il titolo. Dicono che abbia ripreso a soffrire della "sindrome Rossi", ma il campione del mondo 2012 è convinto che prestissimo tornerà sul gradino più alto del podio. L'antibiotico che prende da qualche giorno per curare la bronchite con la quale ha dovuto convivere nella spedizione americana sta facendo effetto. Parole sue.

E la Honda? Confusa e un po' infelice. Colpa di quell'erroraccio di Marquez nella gara inaugurale, che ha costretto il campione del mondo in carica a un recupero meraviglioso per acciuffare gli 11 punti garantiti dal quinto posto. Vero, in Texas non c'è stata storia. Il fuoriclasse di Cervera ha indossato la tuta spaziale e ha confezionato un weekend semplicemente straordinario, dalla pole strappata al destino con un giro da pelle d'oca alla vittoria in gara, costruita curva dopo curva con la saggezza e il talento che lo rendono unico. Tuttavia, la sensazione dopo due gare è che la RC213V sia meno straripante rispetto alla scorsa stagione. Meglio, che i progressi Honda siano stati meno evidenti rispetto a quelli registrati finora sulla Yamaha e sulla Ducati. Marquez è un missile e questa non è certo una notizia, ma dietro la concorrenza ha alzato il muso, occhio alle distrazioni. E Pedrosa? Se tutto andrà come previsto, potrebbe tornare in pista in occasione del Gran premio di Francia, che prenderà il via il 17 maggio sul circuito di Le Mans. Il suo desiderio era risolvere una volta per tutte il problema al braccio destro che lo limita e non poco dallo scorso anno. E speriamo che l'operazione al quale si è sottoposto il 3 aprile a Madrid porti buone notizie in questo senso. Anche se non sarà facile riprendere subito il fiato giusto per lottare con i primi della classe. Nel frattempo, al suo posto è stato promosso titolare il collaudatore giapponese Hiroshi Aoyama, undicesimo in Texas a 47 secondi da Marquez. Stessa moto, altre teorie.

Punti in classifica nelle prime due gare rispetto al 2014

Piloti
+ 20 (da 6 a 26): Jorge Lorenzo
+ 13 (da 28 a 41): Valentino Rossi
+ 13 (da 27 a 40): Andrea Dovizioso
+ 12 (da 15 a 27): Andrea Iannone
- 14 (da 50 a 36): Marc Marquez
- 26 (da 36 a 10): Dani Pedrosa

Scuderie
+ 33 Yamaha (Rossi, Lorenzo)
+ 25 Ducati (Dovizioso, Iannone)
- 35 Honda (Marquez, Pedrosa, Aoyama)

Rossi, Dovizioso e Marquez in Texas

EPA/PAUL BUCK
In Texas, Rossi e Dovizioso, due italiani sul podio alle spalle di re Marquez

Se la Yamaha ha fatto un passo in avanti grazie soprattutto all'introduzione del cambio full seamless, validissimo aiuto sia all'ingresso sia in uscite dalle curve, è alla Ducati che si è compiuto un rinnovamento straordinario nei modi e nei tempi dell'approccio alla gara. La GP15 corre che è un piacere e offre garanzie di tutto rispetto per tutta la durata della corsa. Al contrario di quanto accadeva l'anno scorso, quando Dovizioso era costretto a giocare in difesa da metà gara in poi. Secondo con il muso lungo in Qatar, secondo con il sorriso ad Austin. Per il pilota che ha vissuto da vicino i saliscendi da capogiro degli ultimi due anni in Ducati, è l'inizio di un'avventura che promette piacevolissime sorprese. E il discorso vale anche per l'altro Andrea di Borgo Panigale, alla prima stagione da "ufficiale" con una moto a cui ha già imparato a dare del tu. Iannone, è questione di sfumature, ha ancora grandi margini di miglioramento. A Losail ha messo in tasca il primo podio della sua carriera nella MotoGp, ha il coraggio per guardare al domani con il piglio del protagonista. Se impara a tenere a bada l'istinto, farà presto felice se stesso e Gigi Dall'Igna, il direttore d'orchestra della nuova sinfonia Ducati.

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Dario Pelizzari