Volley: Copra Elior Piacenza, la squadra di senatori si gioca lo scudetto
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Volley: Copra Elior Piacenza, la squadra di senatori si gioca lo scudetto

Altro che vecchietti! La stagione del Piacenza, 30,2 anni di media, è da incornciare

L’età in campo conta poco o nulla, lo sta dimostrando la squadra più vecchia del Campionato di serie A. Talentuosa, in ottima forma fisica e sempre pronta a lottare fino all’ultimo punto, con i suoi 30,2 anni di media la Copra Elior Piacenza vanta la rosa di giocatori meno giovani tra i dodici club della massima serie. Sono ben sei gli atleti over 34 agli ordini di coach Luca Monti: i titolari Hristo Zlatanov, Samuele Papi e Alessandro Fei, ai quali si aggiungono Luca Tencati, Antonio Corvetta, e MaurizioLatelli, hanno vinto il titolo europeo della Challenge Cup a marzo e conquistato la finale dei playoff contro i campioni del mondo dell’Itas Diatec Trentino. Dopo tre gare, il club di Trento conduce per due vittorie a una; domenica 5 maggio gli emiliani tenteranno di pareggiare i conti nel match casalingo e, una settimana dopo, di giocarsi l’ultima sfida per cucirsi sul petto il secondo scudetto della storia. Il segreto di questa stagione entusiasmante della Copra? Lo chiediamo proprio ai suoi senatori.

Hristo Zlatanov, 37 anni, passaporto bulgaro e italiano (in azzurro ha vinto un argento agli Europei oltre a un oro e un bronzo alla World League), è al decimo anno a Piacenza, dove si è guadagnato campionato e Supercoppa nel 2009. “La forza di questa squadra sta tutta nel gruppo che abbiamo costruito in questi mesi. Grazie al mix perfetto di giocatori esperti e meno esperti – alcuni sono alla prima esperienza nel nostro Campionato – strada facendo abbiamo raggiunto un equilibrio straordinario. All’inizio non sapevamo come uscire dalle difficoltà, poi è cominciata un’evoluzione incredibile, anche grazie all’innesto di Robertlandy Simon, che ci ha trasformati completamente. Gli uomini sono circa gli stessi di settembre, eppure la squadra è tutta un’altra”, spiega il capitano.

Proprio pensando all’esordio della Copra, Zlaty, come lo chiamano compagni e tifosi, non nasconde la sorpresa di aver raggiunto la finale: “Mi aspettavo di giocare un buon campionato ma c’erano squadre con potenzialità maggiori rispetto alle nostre e, quindi, predestinate a eliminarci. Sulla carta. La carta, però – me l’ha insegnato il mio grande amico Nikola Gribc (un altro senior del volley italiano, palleggiatore 39enne della Bre Banca Lannutti Cuneo, ndr) – in campo non entra”.

Anche la conquista della Challenge Cup ha contribuito a dare sicurezze al team guidato da coach Luca Monti, assicura Zlatanov: “Era un trofeo tanto voluto e tanto perseguito perché ci era sfuggito più volte. Averlo agguantato ci ha caricati parecchio per l’ultima fase del Campionato”.

Nei gradi di capitano il bomber nato a Sofia si trova a suo agio “anche perché in una squadra così matura ricoprire questo ruolo è una passeggiata. In campo i sono tanti capitani e questo è un vantaggio non da poco: con compagni del calibro di Samuele Papi e Alessandro Fei, per esempio, mi sento qualche responsabilità in meno sulle spalle, inutile negarlo. Con Samu (Papi, ndr) mi confronto spesso, è una persona magnifica oltre a essere un atleta spettacolare. Bisogna avere un po’ di pazienza perché non è un tipo estroverso ma, quando si apre, dà tutto se stesso. Come amico, come consigliere – che non si risparmi con la palla non serve precisarlo – e poi già il fatto di averlo accanto sotto rete dà grande tranquillità. Fox (Fei, ndr) lo aspettavamo a braccia aperte: prima che arrivasse, in attacco eravamo sotto pressione, con lui il nostro gioco ha guadagnato di imprevedibilità e ora il muro avversario ha un uomo in più da marcare stretto”.

Izko, l’altro soprannome del giocatore più prolifico della storia scautizzata del Campionato italiano, è rimasto a Piacenza nella stagione 2010-2011, in cui ha rischiato la retrocessione, “per il profondo senso di appartenenza. Una delle tante lezioni che mi ha insegnato mio padre (Dimitar, leggenda della pallavolo bulgara, argento olimpico a Mosca 1980, ndr), da sempre il mio idolo". "Volevo contribuire al riscatto della società, mi sembrava giusto perché ne faccio parte parte dalla sua costituzione, e tornare in alto insieme. Così è stato e sono felice di essere qui a contendere lo scudetto a Trento”.

A proposito di scudetto e Trento, a colpi di servizi devastanti, è stato proprio il capitano, nel 2009, a piegare il club trentino nel tiebreak di gara 5 e mettere il sigillo sul primo e unico tricolore di Piacenza. “Domenica sfrutteremo il fattore campo per ristabilire la parità. I tifosi rappresentano sempre l’uomo in più, calorosi e cattivi al momento giusto, ci caricano e ci spingono a dare il massimo. Noi dovremo battere al meglio, altrimenti sono guai. Bisognerà macinare gioco e stringere i denti, Trento non perdona”.

Samuele Papi compirà 40 anni il 20 maggio; tredici li ha trascorsi nella Sisley Treviso e ha una bacheca zeppa di titoli, dai sei scudetti alle otto Supercoppe, dalle tre Champions League alle altrettante medaglie olimpiche (l’ultima a Londra 2012). Lo schiacciatore di Falconara detto 'O fenomeno, che gioca nella Copra Elior Piacenza dal 2011, concorda con Zlatanov: “In questa serie vince chi sbaglia meno al servizio. I tabellini sono chiari: quando entra la battuta, non c’è storia, gli avversari si fermano a 15-17 punti, che siamo noi o siano loro. Nella seconda gara, la prima casalinga per noi, i nostri quattro battitori sono stati impeccabili e anche Zlati è tornato a picchiare duro: bombe del genere sono impossibili da gestire, lo assicuro io che le ricevo in allenamento. Domenica avremo di nuovo un pubblico fantastico e i punti di riferimento del nostro palazzetto: costituiscono senza dubbio il vantaggio più importante delle partite in casa".

Papi non ha dubbi nemmeno sulle qualità del suo team. “Il livello tecnico si è alzato in modo esponenziale: merito dell’ambiente che abbiamo creato. Ognuno si fida ciecamente degli altri e non c'è niente che paghi quanto lavorare in armonia giorno dopo giorno. Il feeling che abbiamo instaurato tra titolari e giovani aiuta moltissimo nelle partite al vertice: le tre vittorie su tre gare disputate in semifinale contro Macerata, che era la finalista più accreditata con l'Itas Diatec Trentino, sono state il frutto di questo clima favorevole e hanno aggiunto consapevolezza nei nostri mezzi”, racconta.

Poi aggiunge: “Ciascuno è libero di esprimere il proprio punto di vista. Io non sono di tante parole, lo ammetto, ma quando ne sento il bisogno dico il mio parere. Durante l’incontro, però, preferisco concentrarmi e mantenere quella freddezza che mi contraddistingue. Credo sia questa mia caratteristica di rimanere calmo nei momenti più intensi a essere di maggiore utilità ai compagni. E a me; alla mia età, non posso permettermi di sprecare energie urlando e agitandomi. Sì, oltre alla vecchiaia (ride, ndr), penso di aver portato equilibrio in campo. Ed esperienza”.

Anche Alessandro Fei, classe 1978, nato a Saronno, undici stagioni alla Sisley e una vagonata di trofei (tra cui quattro scudetti, quattro Coppe Italia e con in azzurro due World League, due Europei, un Mondiale e l’ultima delle tre medaglie olimpiche a Londra 2012) di esperienza da mettere a disposizione della squadra ne ha da vendere. Tecnica sopraffina in tutti i reparti, battuta, muro, attacco, difesa, nel rettangolo Fox è una presenza discreta – non di certo quando colpisce la palla, che in mano sua diventa un proiettile – perché sa bene che “nervosismo e concitazione non portano a nulla, distraggono soltanto”.

L’opposto ribadisce il clima sereno e collaborativo della società emiliana nella quale è approdato quest’anno: “Mi sono trovato subito bene; dal presidente ai tifosi abbiamo a che fare con persone piacevoli, alla mano e senza troppe pretese. Questo atteggiamento propositivo ha messo in moto una macchina potente e veloce, capace di meritarsi un posto in finale. Per me che provengo da Treviso, società sempre sotto la massima pressione, abituata com'era ai vertici delle classifiche, è stata una splendida sorpresa vivere le partite in maniera più rilassata. Complici anche i compagni, a partire da Zlatanov, il prototipo del capitano: grinta e volontà a mille, dà l’anima e incoraggia a provarci fino alla fine, a costo di tornare nello spogliatoio senza voce”.

Luca Tencati, 34 anni e un palmarès corposo (sei scudetti e tre Coppe dei campioni con la Sisley Treviso e un Europeo in maglia azzurra) dichiara: “Ogni secondo di partita che ho l’occasione di giocare per me vale oro;  quando sono in panchina, mi permetto di dare qualche indicazione sul  muro, la mia specialità. Da bordo campo si notano dettagli che sotto rete a volte sfuggono”.

"Con Zlatanov, Papi, Fei credo sia impossibile non giocare al top: talentuosi e di grande esperienza, sono in grado di ribaltare il risultato in un attimo. Zlaty è un’istituzione a Piacenza e ora che condivido lo spogliatoio con lui capisco perché. È un grande uomo, vive tutto con intensità, lo sport, la famiglia, i rapporti. Fox e Samu? Mi hanno regalato un sacco di vittorie a Treviso e in Nazionale e di questo li ringrazierò sempre. Accanto a loro, giovani in gamba – come Luciano De Cecco, Simon, Luca Vettori – che apprendono dagli insegnamenti pratici dei maestri-compagni: ecco la ragione dei nostri risultati", conclude il centrale di origine cremonese.

Antonio Corvetta 36 anni, anconetano spiega: “Siamo arrivati in finale con la consapevolezza di non essere inferiori a nessuno ma con molta umiltà, titolari e non. Penso dipenda da questo il nostro cammino così soddisfacente. Ci eravamo prefissati di vincere una delle prime due gare e abbiamo centrato l’obiettivo; ora cerchiamo di replicare per giocarci tutto alla quinta sfida”.

“Sarei potuto rimanere alla Cmc Ravenna, la mia città – dice – ma a una scelta di comodo ho preferito un’esperienza ad alto livello, nonostante sapessi che qui non sarei stato titolare. Be’, ho avuto ragione, non ho nessun rimpianto perché mi sento comunque parte integrante della squadra e do il mio supporto, in allenamento come in gara, con qualche valutazione, un consiglio”.

Maurizio Latelli, 39 anni, di Lamezia Terme, è convinto che “la qualità di questa squadra si basi sull’aiuto reciproco. Chiediamo conferme l’uno l’altro e tutti si sentono una parte fondamentale del gruppo. Io seguo da vicino Luca Vettori, che era con me nel Club Italia l’anno scorso e mi rendo conto di quanto avere vicino esempi straordinari come Zlatanov o Fei abbia migliorato le sue prestazioni. Qui ho trovato persone eccezionali e la miscela di esperienza, incoscienza, voglia di vincere diventa una bomba esplosiva”.

Di appendere le ginocchiere al chiodo questi sei ragazzi con qualche anno in più (solo) sulla carta d'identità non hanno alcuna intezione. L'ultima parola sulla questione spetta al capitano Hristo Zlatanov: "Finché le gambe reggono, continuo. Tra qualche giorno, però, sarò disoccupato, il contratto sta per scadere".

Come quello di Papi. Ma nessuno dei due, c'è da scommetterlo, rischia di andare in pensione proprio adesso.

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Cristina Marinoni