Il Campionato di B raccontato da una donna (presidente)
Virtus Lanciano.
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Il Campionato di B raccontato da una donna (presidente)

Parte l'appuntamento fisso con la n°1 della Virtus Lanciano. Che dopo il "caso Siena" invita subito i club a lavorare insieme per regole più certe e una maggiore credibilità

Lo scorso venerdì è finalmente iniziato il Campionato di serie B. Come d'incanto, è bastato che il pallone ritornasse a rotolare sull'erba per spazzare via le turbolenze che hanno preceduto questo inizio di torneo in un'estate che definire incerta è concedersi un generoso eufemismo. Basti pensare che soltanto il venerdì pomeriggio abbiamo scoperto che il Vicenza sarebbe stata la nostra ventunesima avversaria, a poche ore dalla prima partita in programma tra Perugia e Bologna...

Difficoltà organizzative a parte, è fondamentale che il sistema calcio si doti di regole più certe, nell’interpretazione e nell’applicazione, per scongiurare il pericolo di apparire meno credibile. Un sistema che, ogni anno, al momento dell’iscrizione delle squadre ai tornei professionistici evidenzia una fragilità preoccupante, come recentemente dimostrato dal fallimento del Siena, evento scatenante il terremoto estivo. Non è la prima crisi che il mondo del pallone deve affrontare e, con ogni probabilità, non sarà neppure l’ultima. Si tratta di una debolezza strutturale, a mio parere, che ha radici lontane, quando si è verificata la transformazione dei Club da semplici Associazioni sportive in Società di capitali. In quell’occasione, la risposta del mondo calcistico è stata lenta, poco efficace sul piano operativo, meno ancora su quello burocratico.

Le Società, dal canto loro, non sono state più pronte delle istituzioni che le governavano ad affrontare questo nuovo scenario. Ciò ha generato un sistema a due velocità che ha visto da un lato un rapido processo di estrema professionalizzazione, accompagnato dall’altro lato da una gestione che di professionale ha avuto pochi e marginali elementi, uno su tutti la capacità di “fare business”. Una lacuna ancora più evidente quando si esce dal campo e si rientra in sede: andando a fare i “conti in tasca” a una società, la prima voce di costo è costituita dagli emolumenti dei calciatori, che pesano quasi per il 50% sul bilancio. Al contrario, la gran parte dei ricavi arrivano dai diritti televisivi, mentre l’affluenza allo stadio (abbonamenti, incassi settimanali) arriva a coprire mediamente solo il 10% del totale.

In questo scenario è facile comprendere come tutte le Società che restano tagliate fuori dalla fetta più grande della torta dei diritti TV vadano incontro a difficoltà spesso insuperabili. Questi dati, uniti a una mancanza di programmazione di tipo imprenditoriale e alla scarsa capacità di generare ricavi aggiuntivi per la maggior parte delle società italiane, rappresentano la causa principale della generale crisi economica che sta attraversando il nostro calcio. Sono passati ormai trent’anni da quel “peccato originale”. Gli avvenimenti di quest’estate dimostrano che i passi in avanti sono stati veramente pochi.

È il caso che tutti noi che facciamo parte di questo mondo cominciamo a lavorare veramente uniti nella stessa direzione, per traghettare una volta per tutte il calcio italiano verso il futuro e offrire ai nostri tifosi uno spettacolo migliore. Dentro il campo ma, ancor più, dopo quei 90 minuti che fanno palpitare i cuori di milioni di italiani.

Valentina Maio, classe 1982, è nel mondo del pallone dal 2008. Tifosa e Presidente della Virtus Lanciano, ne ha sposato una delle bandiere e ci ha fatto tre figli. Per lei la Virtus è una questione di famiglia.

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Valentina Maio

Classe 1982, sono nel mondo del pallone dal 2008. Tifosa e Presidente della Virtus Lanciano, ne ho sposato una delle bandiere e ci ho fatto tre figli. Per me la Virtus è una questione di famiglia.

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