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ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
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Norme anti-violenza negli stadi: quello che Salvini ignora

Nel pacchetto del Viminale anche provvedimenti già esistenti. Il decalogo della Figc e i vincoli di Uefa e Fifa

Nel comunicato ufficiale della Federcalcio si parla di incontro "proficuo" nel quale sono stati "individuati percorsi comuni e specifici" per contrastare i fenomeni della violenza e del razzismo negli stadi italiani. In realtà sul tavolo dell'incontro dell'Osservatorio voluto dal Ministro dell'Interno Salvini dopo i fatti di San Siro sono rimasti temi inevasi e la ricetta del Viminale, che nelle intenzioni del Governo dovrà tradursi nella scrittura di un nuovo codice di norme, rischia di rivelarsi il classico topolino partorito dalla montagna.

A mettere in fila i provvedimenti annunciati dall'Interno per garantire l'ordine pubblico dentro e fuori dagli stadi emerge chiara la volontà di non smarcarsi completamente dal mondo degli ultras. Per Salvini c'è una maggioranza che va tutelata, anche all'interno delle curve, e con quella maggioranza bisogna aprire un dialogo dopo il tempo della repressione e dei divieti.

In concreto si traduce con l'unica vera novità portata dal Viminale ai vertici del mondo del calcio e cioé il ritorno delle trasferte collettive, abolite da anni perché considerate uno dei maggiori ricettacoli di violenza e rischi per l'ordine pubblico. Una rottura con il passato che si salda all'orientamento ad evitare la chiusura degli stadi e i divieti alle trasferte.

Salvini è stato accusato da più parti di essere vicino al mondo ultras. Accusa respinta al mittente ("Chi va allo stadio per delinquere deve essere punito duramente e con certezza della pena") senza, però, mai rinnegare la strada del dialogo e del confronto. I capi delle tifoserie non sono stati chiamati all'incontro per ragioni di opportunità, ad esempio, ma il ministro ha confessato candidamente di averne sentiti alcuni in maniera informale.

I punti di disaccordo con il mondo del calcio

La Figc si era presentata al tavolo con il Viminale portando dieci proposte concrete e facendo anche autocritica sul recente passato, ad esempio per un'applicazione non sufficiente del codice di gradimento che già oggi permette ai club di escludere dai propri stadi i tifosi 'sgraditi'.

Su due punti il presidente Gravina si sono alzati dal tavolo con Salvini non soddisfatti: gli orari serali delle partite a rischio (il Viminale vuole tornare a vietarle) e la scelta di non sospendere le partite in presenza di cori razzisti o discriminatori. Un tema caldissimo per il calcio italiano ed europeo ma ritenuto non prioritario dalla politica.

Sugli orari delle gare, in realtà, la svolta annunciata da Salvini assomiglia a un autogol. Già oggi i calendari della Lega Serie A sono sottoposti al vaglio dell'Osservatorio per le manifestazioni sportive e se si è tornati a disputare partite considerate a rischio in orari notturni è perché si è chiusa la fase della repressione e si è aperta quella della normalizzazione. Su questa base sono stati venduti i diritti tv per il triennio 2018-2021 che prevedono anche i 'pick' a scelta di Sky e Dazn: tornare indietro non sarà né semplice né indolore per un settore che è a caccia di denari e non di altri lacciuoli.

Il no alla sospensione delle partite in caso di razzismo contrasta, invece, con le normative sportive vigenti. I codici di Figc, Uefa e Fifa lo prevedono e il calcio italiano era pronto a snellire le procedure facendo scendere da tre a due i richiami prima dello stop con i giocatori portati al centro del campo. Tutto sempre sotto la responsabilità del delegato della sicurezza nominato dalla Questura e con esimenti importanti in caso di dissociazione di tutto il resto dello stadio, così da limitare al minimo la chiusura degli impianti punendo solo i settori colpevoli del comportamento.

Salvini non vuole chiusure e divieti. Decidendo il delegato alla sicurezza, se ne assumerà la responsabilità politica ma la sua scelta andrà armonizzata con le norme e la Serie A agisce in un contesto internazionale che la pensa diversamente. Lo stesso vale per la responsabilità oggettiva su cui si può lavorare in futuro, ma che rimane un pilastro dell'ordinamento sportivo sia Italia che in Europa e che non può essere smantellato da un governo.

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Le dieci proposte della Figc

Oltre alla semplificazione delle procedure in caso di cori discriminatori, il presidente della Figc Gravina aveva portato al tavolo altre proposte concrete rimaste quasi interamente lettera morta. La prima riguardava l'efficacia dei Daspo (ce ne sono 6500 attualmente attivi) non sufficiente ad evitare la presenza dei soggetti pericolosi nei pressi degli impianti come i fatti di San Siro hanno dimostrato; serve l'obbligo di firma o di dimora.

Poi inasprimento delle sanzioni sportive, civili e penali per chi commette illeciti e reati, realizzamento di Fan Zone sul modello delle grandi manifestazioni internazionali, abbattimento delle barriere architettoniche e dei divisori negli stadi, applicazione rigirosa del codice etico che consente ai club di tenere fuori i violenti (su questo c'è stata autocritica da parte della Figc), rafforzamento dei ruoli di steward e SLO (Support Liaison Officer) e monitoraggio della massa dei tifosi con 'sentinelle del tifo' a presidio della rete.

La risposta del Governo è stata l'apertura al dialogo con gli ultras e il riproponimento di alcune vecchie ricette. Una scommessa la cui validità andrà verificata sul breve periodo, mentre il calcio italiano rimane sotto gli occhi del resto d'Europa.

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