Vende la medaglia olimpica. "Così farò guarire una bimba"
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Vende la medaglia olimpica. "Così farò guarire una bimba"

La decisione della windsurfer polacca Zofia Noceti Klepacka. Campionessa di sport e umanità

Glielo aveva promesso prima di gareggiare: “Se vinco, tu guarirai”. Alla fine, è stata di parola. Dimostrandosi medaglia di bronzo nello sport, ma medaglia d’oro nella vita.

Venderà all’asta la sua medaglia olimpica la windsurfer polacca Zofia Noceti Klepacka, 26 anni, terzo posto nel windsurf RS-X alle Olimpiadi di Londra 2012, per sostenere con il ricavato la costosa operazione di una bambina di appena 5 anni, Zuzia, figlia dei suoi vicini di casa nonché sua giovanissima fan.

La notizia, prima trapelata su alcuni siti di informazione locali polacchi, sarebbe poi stata confermata dallo staff della stessa sportiva, che ha specificato che il premio olimpico sarà regolarmente messo all’asta nei prossimi giorni. “Conosco quella bambina fin dalla nascita – ha raccontato la windsurfer– e ho seguito passo dopo passo il suo calvario per via della malattia”. “Ecco perché ho deciso ancora prima di gareggiare che se avessi vinto la medaglia sarebbe stata usata per uno scopo benefico”. Enorme la gioia dei genitori della piccola Zuzia, che finalmente riusciranno a dare una chance di guarigione alla propria bambina, che fin dalla nascita soffre di una gravissima forma di fibrosi cistica, che le costringe a una vita di sofferenza e limitazioni. La fibrosi cistica, infatti, è la più comune delle malattie genetiche gravi. E nel mondo ne sono colpite circa 100.000 persone. Grazie ai progressi della ricerca e delle cure, però, i bambini che nascono oggi con questa malattia hanno un'aspettativa media di vita di 40 anni ed oltre. E, per la piccola Zuzia, bionda e bellissima, questo non sarà l’unico regalo. La surfista dal cuore d’oro ha già deciso un altro dono per la sua piccola vicina di casa: un enorme castello gonfiabile da piscina, con tanto di scivolo.

Ma la sportiva polacca non è stata la sola a dimostrare di essere, allo stesso tempo,  campionessa olimpica e di umanità. Già in passato altri atleti avevano deciso di vendere le proprie medaglie per beneficenza o per le proprie spese mediche.

Mark Wells, medaglia d’oro di hockey sul ghiaccio nel 1980, ha venduto la sua agognata medaglia d’oro per pagarsi delle cure mediche e combattere una rara malattia genetica che ha danneggiato il suo midollo spinale. Ad aggiudicarsi la medaglia è stato un collezionista, che ha fiutato l’affare e ha rivenduto il prezioso oggetto ad una casa d’aste, ricavando 310.700 dollari nel 2010.

Nel 2006, ci ha pensato l’ucraino Wladimir Klitschko, medaglia d’oro nel pugilato per i pesi supermassimi, a far brillare le Olimpiadi di Atlanta di tutt’altra luce. Klitschko, infatti, ha voluto rinunciato al suo premio per aiutare i bambini ucraini ad emergere nello sport. Dopo aver venduto all’asta la sua medaglia, ha ottenuto un milione di dollari destinati ad una fondazione (che prende il suo nome) per la creazione e la ristrutturazione di impianti sportivi per i più piccoli.

E poi, ancora, l’americano Anthony Ervin, che ha vinto l’oro nei 50 metri stile libero alle Olimpiadi di Sydney del 2000. Per aiutare le vittime dello Tsunami dell’Oceano Indiano, ha venduto su Ebay la medaglia d’oro di Sidney, ricavandone poco più di 17.000 euro.

Nel 2004, era stata la volta di un’altra polacca: Otylia Jedrzejczak, medaglia d’oro nel nuoto ad Atene. Prima delle Olimpiadi, Otylia aveva dichiarato che avrebbe ceduto in beneficenza qualsiasi medaglia d’oro eventualmente vinta. E mantenne la promessa, vendendo all’asta la sua medaglia vinta nei 200 metri farfalla. Il ricavato, 80.000 dollari, venne offerta ad un’associazione polacca che aiuta i bambini affetti da leucemia. “Non ho bisogno di avere la medaglia – aveva dichiarato - So di essere il campione olimpico. La medaglia è nel mio cuore”.

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