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Var, che caos. E' ora che gli arbitri spieghino come funziona

Il designatore Rizzoli e la scoperta del cursore per i falli di mano. Così non va bene: serve chiarezza su strumenti e regole

Il calcio di rigore che ha spianato al Napoli la strada della vittoria contro il Cagliari, in una partita tutto sommato senza grosse tensioni visto che i sardi sono praticamente salvi e i partenopei sicuri del secondo posto, ha aperto un nuovo tema di dibattito intorno al Var, al suo utilizzo e a come viene spiegato e raccontato ai tifosi.

Il fallo di mano di Cacciatore, ignorato in campo da Chiffi e 'chiamato' dalla sala Var da Mariani, ha scatenato le proteste del Cagliari perché a prima vista pareva all'esterno dell'area di rigore e non dentro come, invece, deciso dai giudici di gara. 

La parte più sconcertante, però, è accaduta negli studi della Domenica Sportiva quando il designatore Rizzoli, per rispondere alle recriminazioni dei dirigenti sardi, ha spiegato che per determinare se un pallone si trovi dentro o fuori l'area viene utilizzato un programma che consente di proiettarlo a terra certificando la sua reale posizione. In pratica, la stessa cosa che avviene da quest'anno per il fuorigioco in modo da eliminare ogni dubbio: il sistema riproduce tridimensionalmente l'azione e fornisce un verdetto chiaro.

var napoli cagliari rigore cursore fallo di mano polemiche rizzoliANSA/FERMO IMMAGINE SKY SPORT

Tutto tranquillo? No. Per nulla. Perché di quel 'cursore' o software utilizzato lungo le linee perimetrali dell'area di rigore nessuno sapeva nulla, a differenza di quanto accade per il fuorigioco dove il passaggio dal 2D al 3D è stato giustamente pubblicizzato per tempo così da azzerare sospetti e polemiche davanti a una chiamata Var per annullare o concedere un gol.

Scoprire il 5 maggio che, come ha detto Rizzoli, "il sistema ha una linea vettoriale precisa al centimetro sia in orizzontale che in verticale che fa da proiezione del pallone nel momento in cui viene toccato dal braccio" apre un fronte dal quale i vertici arbitrali non si possono sottrarre. Come è possibile che non sia mai stato spiegato prima? E' in uso da inizio campionato o è stato inserito in corsa? La stagione si è giocata tutta con le stesse regole o sono state cambiate cammin facendo?

Non è un tema da poco, perché sulla conoscenza e condivisione delle regole e degli strumenti per applicarle si basa la fiducia che gli arbitri chiedono al sistema. Nessuno più si sogna di mettere in dubbio se il pallone sia entrato o meno nel caso di un gol 'fantasma': c'è la Goal Line Technology che lo certifica, viene comunicato a giocatori e pubblico e tutto fila via senza problemi. Lo stesso per il fuorigioco, dove la discussione si è spostata all'opportunità o meno di fermare un'azione potenzialmente vincente annullando la possibilità di una review successiva.

Rizzoli ha spiegato che "per fare il salto di qualità bisognerebbe avere più fiducia nei giudizi e sul perché sono prese certe decisioni". In linea generale ha ragione, ma essendoci in ballo decine di milioni di euro non può chiedere a tesserati e tifosi di trasformare la fiducia in atto di fede al buio. O spiega come funziona il sistema Var, oppure troverà sempre meno persone disponibili ad ascontare e a fidarsi.

"Forse dovremmo spiegarle meglio" ha concluso. No, caro Rizzoli. Non forse. O gli arbitri renderanno il Var una casa di vetro, oppure avranno perso la sfida della comunicazione e dell'educazione di tutto il mondo del calcio ad avvicinarsi a considerare il sistema come trasparente, efficente e, in quanto umano, anche fallibile senza alcun retropensiero.


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Giovanni Capuano