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Var, polemiche e veleni: così anche incontri e lezioni di Rizzoli non servono a nulla

Il campionato riparte e si discute di fuorigioco di Mertens e moviola. Sullo sfondo: allenatori e dirigenti polemici

Il campionato è ripartito dove si era fermato prima della sosta: polemiche e veleni per le decisioni (e non) di arbitri e Var. Alla Befana era stato il colpo di braccio di Bernardeschi nella settimana del derby di Torino e del mani di Mertens a Crotone, alla ripresa le polemiche si sono concentrate ancora sul Napoli per la rete della vittoria a Bergamo. Fuorigioco? Impossibile da definire. L'unica certezza è che aver organizzato un incontro tra arbitri e allenatori per spiegare il protocollo non è servito a nulla o quasi.

Rizzoli, Nicchi e Rosetti si erano spesi per chiarire come funziona il Var, quando interviene e quando alza le braccia affidandosi alle sensazioni dei direttori di gara in campo. Avevano fatto ammenda degli errori, chiarito la catena decisionale, bacchettato anche pubblicamente i protagonisti degli sbagli più clamorosi e argomentato davanti agli addetti ai lavori regole ed eccezioni nell'applicazione del protocollo.

Ad esempio, sulle situazioni di fuorigioco al limite dei pochi centimetri, avevano chiarito urbi et orbi come la tecnologia non deve intervenire ribaltando il verdetto degli assistenti con la bandierina in mano. Non in assenza di immagini certe e incontrovertibili. Esattamente quanto accaduto a Bergamo in occasione della rete di Mertens e di quella annullata ad Hamsik.

Il problema non è discutere se fosse offside o no, se il fermo immagine sia stato preso in maniera corretta o sbagliata per alcuni centesimi di secondo. No. Il problema è che nel dopo partita Gasperini si è lamentato del mancato intervento del Var (cioé della sua precisa applicazione secondo le direttive) e che in generale gli addetti ai lavori continuano imperterriti a polemizzare anche quando non ce ne sarebbe spazio.

Così facendo l'unico risultato è picconare dall'interno una rivoluzione positiva e che, numeri alla mano, sta cancellando più dubbi ed errori di quanti ne semina per strada. E il tifoso a casa ci capisce ancora meno, visto che sono i protagonisti per primi a dimostrare di non aver ancora chiaro come funziona. Un peccato mortale, sopratutto se commesso da chi in passato ha chiesto ad alta voce qualcosa che aiutasse gli arbitri a sbagliare di meno.

Nella domenica delle polemiche inutili e strumentali si inserisce anche quella di Sarri contro la Lega per il calendario delle prossime giornate. E' vero che dalla 22° alla 29° - per 8 turni di fila - il Napoli giocherà dopo rispetto alla Juventus. Che sia un danno è tutto da dimostrare, ma quello che vale la pena di sottolineare è che dicendo così il tecnico instilla veleno sul funzionamento del sistema.

La Lega ha risposto dando i numeri (nel vero senso del termine) della stagione. Sarri non sarà convinto, ma probabilmente si era distratto anche prima quando, dalla 13° alla 21°, è successo il contrario per 7 volte su 9 (e una delle eccezioni è stato il confronto diretto).

Brutto scivolone, quello del tecnico partenopeo. Brutto perché se la cultura del sospetto viene da dentro è difficile chiedere che non sia coltivata anche fuori. Come con il Var, già picconato all'inizio in maniera poco propria dagli interventi di Allegri, Buffon e Inzaghi, è il momento di chiedere che ci sia un passo avanti da parte di tutti. Protagonisti per primi.

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Giovanni Capuano