Un anno vissuto da Pirlo. Era uno scarto ora è il miglior regista del mondo
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Un anno vissuto da Pirlo. Era uno scarto ora è il miglior regista del mondo

Parabola dello juventino che dodici mesi fa veniva scaricato dal Milan. E' stato tra i migliori della prima fase dell'Europeo. Corre come un ragazzino e segna dopo una stagione sempre in campo

Ad ogni passo cancella un luogo comune e siccome di passi ne sta compiendo migliaia Andrea Pirlo uscirà da questo Europeo con la fama lucidata a nuovo di miglior regista del mondo. Una sorpresa solo per chi lo considerava finito o comunque sul viale del tramonto. Nulla di più sbagliato. La stagione strepitosa con la maglia della Juventus è stato solo l'antipasto a un'avventura in Polonia e Ucraina che sinora ha regalato solo gioie all'uomo di Flero, nato trequartista, reinventato da Ancelotti play maker basso e da lì partito per traguardi mondiali.

Che tutti i dubbi sulla sua tenuta fisica siano stati smentiti lo confermano i numeri del suo girone eliminatorio. Sempre in campo, sempre nel cuore dell'azione e per di più con un dinamismo secondo solo a quello dei più giovani compagni di reparto. Quelli alla Marchisio che sulla carta dovrebbero correre anche per lui e invece fanno il loro senza che Pirlo pesi sui loro polmoni. Le statistiche sono impressionanti. Contro Spagna, Croazia e Irlanda ha messo insieme 284 minuti in campo percorrendo avanti e indietro 34 chilometri e 719 metri. Per dare un termine di paragone Marchisio, che è l'azzurro più mobile del gruppo di Prandelli, ne ha corsi  appena 440 metri in più.

Al dinamismo, però, Pirlo ha unito anche freddezza di pensiero e piede caldo. Una rete contro la Croazia su punizione, un assist a Di Natale per il vantaggio contro la Spagna e tante altre giocate illuminate(72,3% la percentuale di passaggi riusciti) che solo l'imprecisione dei compagni d'attacco hanno vanificato. Il tutto al termine di un campionato in cui Conte lo ha schierato 37 volte su 38 per complessivi 3.315 minuti di impiego. Per essere un giocatore da 33 anni compiuti non c'è davvero male e anche gli avversari se ne sono accorti. Qualcuno lo aveva perso di vista non avendolo potuto ammirare nelle coppe europee quest'inverno. Altri semplicemente hanno avuto la conferma della sua grandezza.

Ha impressionato Del Bosque, costretto Bilic a pensare ad una marcatura ad hoc e turbato i sogni di Trapattoni. Adesso è l'incubo di Hodgson e degli inglesi che lo hanno inserito in pianta stabile nella top ten della prima fase di Euro 2012. Se un campanello d'allarme deve suonare per la nazionale italiana è, forse, la prestazione nell'ultima gara contro l'Irlanda. Meno lucido e meno mobile del solito (ha corso 10,8 km contro gli 11,9 di media delle prime due partite), Pirlo è parso con il fiato un po' corto e con lui si è spenta la luce del centrocampo almeno fino a quando gli irlandesi non sono calati di ritmo.

La speranza è che sei giorni di riposo contro i quattro che hanno separato i confronti iniziali possano essere stati sufficienti a ricaricare le batterie. Pirlo non ha sostituti nella rosa di Prandelli qualunque sia il modulo scelto dal ct. Una conferma? E' riuscito a far traslocare di ruolo anche uno come De Rossi che è considerato un top player a livello mondiale ma che in azzurro deve limitarsi a fare da scudiero allo juventino.

In ogni caso si tratta di una rivincita inimmaginabile per un uomo che un anno fa di questi tempi lasciava il Milan con l'etichetta del giocatore bollito e troppo spesso infortunato. "Va via perché vuole troppi soldi e un contratto troppo lungo" era la voce che accompagnava il suo passaggio alla Juventus. Lui ha incassato in silenzio e costruito la stagione del riscatto. Un anno, uno scudetto e un Europeo dopo in tanti si sono ricreduti. Per completare l'opera mancano tre partite. Se alla fine Pirlo avrà corso altri 34 chilometri è probabile che il viaggio fino a Kiev sarà stato carico di vittorie e gloria.

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Giovanni Capuano