Troppi flop, l'Italia rischia un medagliere poverissimo
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Troppi flop, l'Italia rischia un medagliere poverissimo

Il bilancio di metà Olimpiade è discreto ma siamo spariti nelle discipline maggiori: nuoto, tuffi e ciclismo. Il Coni aspettava 32 medaglie ma a meno di miracoli ci fermeremo a meno di 25. Vi spieghiamo perché...

Abbiamo gonfiato il petto vedendo salire sul pennone tre bandiere tricolori tutte insieme. Ci siamo emozionati per la chirurgica perfezione della piccola Jessica. E abbiamo pianto di rabbia per i bronzi sfumati di Tania Cagnotto o del bravo Busnieri. Adesso speriamo in qualche miracolo per sentire risuonare l'inno di Mameli anche allo stadio Olimpico dell'atletica. Ma arrivati a metà Olimpiade come sta andando davvero lo sport azzurro? Il bilancio è necessariamente parziale. Scriviamo dopo la domenica che ci ha ubriacato per il successo degli uomini del fioretto e fatto disperare per i centesimi della Cagnotto. Scriviamo con nel medagliere 6 ori, 5 argenti e 3 bronzi: totale 14 medaglie che sono la metà esatta di quel 28 che alla vigilia è stato indicato come il numerino magico salva-spedizione da parte del Coni.

Tutto bene, dunque? Dipende dai punti di vista perché la prima settimana olimpica ci ha consegnato un bilancio numerico in linea con le attese, ma ha anche costretto i nostri atleti a prendere coscienza della perdita di competitività nelle discipline più importanti. I podi vanno pesati, insomma, oltre che contati e il messi sulla bilancia portano a un risultato non in linea con le attese. Per capirci qualcosa, però, meglio tornare alla previsioni della vigilia.

IL SOGNO DI QUOTA 30 - Con 25 medaglie si parlerà di flop. Intorno a 28-30 di bilancio positivo. Oltre di grande successo per una spedizione nata sulle ceneri delle difficoltà economiche che hanno colpito anche i budget di Coni e federazioni. Questo il pronostico delle scorse settimane che si è tradotto in proiezioni comunque lusinghiere per l'Italia. Il Coni prevedeva infatti un bottino di 32 medaglie (12 ori), Sports Illustrated di 31 (8 ori) e la Gazzetta dello Sport di 32 (8 ori). Per tutti l'Italia è destinata a rimanere tra le dieci potenze dello sport mondiale come accade ininterrottamente da Atlanta '96. A Pechino fummo 9° con 27 podi e in precedenza 6° ad Atlanta, 7° a Sidney ed 8° ad Atene. A metà dei Giochi di Londra siamo perfettamente in linea (6°) con la soddisfazione di esserci messi alle spalle colossi come Germania, Russia e Sudafrica. Attenzione, però, perché difficilmente ora che è scesa in campo l'atletica potremo difendere queste posizioni.

IL FLOP DELLE DISCIPLINE PIU' RICCHE - Il nuoto azzurro era atteso sul podio almeno in quattro occasioni: due volte Federica Pellegrini (favorita nei 200 sl) e poi Scozzoli (100 rana) e Paltrinieri (1500 sl). Non è arrivata nemmeno una medaglia e lo zero nel medagliere si è ripetuto anche nel ciclismo, dove attendevamo notizie dalla Bronzini e da Viviani, nel tennis (il doppio Pennetta-Schiavone aveva qualche chance di podio) e nei tuffi. Pesano le medaglie di legno di Tania Cagnotto che può a ragione sentirsi derubata nel sincro da 3 metri e invocare la sfortuna nel trampolino individuale, ma alla fine torna a casa a mani vuote in quella che rischia di essere la sua ultima Olimpiade a livello delle più grandi. Se aggiungiamo l'eliminazione del Setterosa nel torneo di pallanuoto femminile e l'assenza di nostre squadre in calcio e basket, oltre alle difficoltà del volley che un tempo dominava e che a Londra dovrebbe restare giù dal podio, il quadro è desolante Nell'atletica leggera siamo appesi alla marcia di Schwarzer (che ha già rinunciato alla 20 km a causa di un attacco influenzale) e ai salti di Donato nel triplo. Ma anche lui sta così così e altro all'orizzonte non si vede.

SCHERMA, SPARI E COMBATTIMENTI - Ne esce che il nostro medagliere è per metà garantito dalla solita scherma che a Londra è andata addirittura oltre le previsioni: 3 ori, 2 argenti e 2 bronzi. Dominio totale nel fioretto dove rimpiangiamo il torneo individuale maschile che vedeva Cassarà strafavorito. La scuola, però, è solida e dietro alla leggendaria Vezzali e agli altri grandi come Baldini stanno già emergendo i campioni del futuro. Le gioie della pedana e quelle dei tiri, che hanno portato 4 medaglie tra arco, pistola e carabina, ci consegnano però un medagliere con il profilo di una nazione molto competitiva negli sport 'di nicchia' che appassionano nel mese olimpico e spesso vengono dimenticati per i quattro anni successivi. E' un bene considerato lo spazio che viene concesso a personaggi altrimenti condannati all'oblio. E' un male perché non sono queste discipline il motore anche economico di tutto il movimento che avrebbe bisogno di visibilità e risultati negli sport maggiori.

QUANTE MEDAGLIE PRENDEREMO? - E' un gioco e come tale lo interpretiamo. Considerato il bilancio di metà spedizione e quello che ci attende nella seconda settimana difficilmente supereremo quota 30 podi. Ci darà qualche soddisfazione il pugilato (3 medaglie in arrivo con Russo, Cammarelle e Picardi) e speriamo in Morandi e nella Ferrari nella ginnastica. Le ragazze della ritmica entrano in pedana da favorite nel concorso a squadre. Il Settebello sta faticando ma può sempre piazzare la zampata al momento giusto e cancellare le delusioni delle donne. Poi ci sono ancora i tiratori come Campriani e Fabbrizzi. Altro? Siamo appesi all'ennesimo exploit nella vela, che appare un po' appannata, e ci piacerebbe celebrare l'impresa di Josefa Idem eterna come il suo sorriso. Aggiungendo una medaglia dall'atletica potremmo arrivare a quota 23-24 podi, bilancio che renderebbe negativa la nostra spedizione a Londra costringendoci quasi certamente a uscire dalla top ten del medagliere. Non un flop storico visto che a Seul nel 1988 ci fermammo a quota 14 medaglie (salite a 19 a Barcellona quattro anni più tardi), ma comunque una doccia gelata per tutto il movimento.

E' un gioco fondato su una considerazione purtroppo basata su nomi e numeri. Il meglio della nostra Olimpiade è alle spalle. Da qui in poi abbiamo pochissime certezze e qualche speranza. Se tutto il programma si svolgesse con in mano un fioretto, un fucile o un arco saremmo i migliori del mondo. Purtroppo non accade. Bisogna anche saper nuotare, tuffarsi e adesso correre e saltare più degli altri. E magari evitare polemiche e accuse che hanno lacerato squadre all'apparenza compatte come nuoto e canottaggio ed evitre la fuga all'estero dei nostri tecnici migliori. Dopo Londra potrebbe essere la volta dei maestri che hanno costruito la leggenda della scherma. Gli altri offrono stipendi che il Coni non si può permettere ed esportano altrove i segreti della nostra grandezza con il rischio tra quattro anni a Rio di trovarsi di fronte dei cloni perfetti degli uomini e delle donne che ci hanno fatto sognare a Londra.

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Giovanni Capuano