Giro: quelle giornate di "tranquillo" riposo
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Giro: quelle giornate di "tranquillo" riposo

Oggi trasferimento della Corsa rosa dall'Irlanda a Bari: non si pedala, ma si viaggia comunque. E in passato accadde anche di fare di peggio...

Dopo il bis del tedesco Marcel Kittel sul traguardo di Dublino proprio nel giorno del suo compleanno, il Giro si sposta oggi dall’Irlanda all’Italia, destinazione Bari. Il giorno di riposo coincide così ovviamente con un viaggio, non sempre senza sussulti. Quelli giudiziari invadono le cronache del 2002, quando il volo charter che da Strasburgo atterra a Cuneo vede i carabinieri ad accoglierlo: sono lì per arrestare, su ordine della Procura di Brescia, Domenico Romano che, avvertito dai complici dell’aria che tira, quel volo non l’ha preso. È un procacciatore di prodotti proibiti, passerà nottetempo il confine in auto e rimarrà uccel di bosco per quattro giorni, prima di costituirsi. Quel Giro, nato sotto i migliori auspici - celebrava, muovendo dall’Olanda, da Groningen, i sei Paesi che diedero vita al Trattato di Roma, presupposto dell’Unione europea - è quanto di peggio si ricordi, una specie di incubo: sei corridori coinvolti, in fasi diverse, in vicende di doping, di cui uno, Nicola Chesini, confinato ai domiciliari.

Nella trappola dei controlli finiscono anche due favoriti, Stefano Garzelli e Gilberto Simoni. Il primo per un diuretico, un coprente, il secondo perché positivo alla cocaina a un controllo vecchio di un mese, ben prima del Giro. Vanno a casa entrambi, senza scampo. Simoni dà simpaticamente la colpa ad alcune caramelle che gli aveva regalato sua zia, acquistate in Colombia. L’ultimo colpo di scena, impensabile, lo mette a segno il più accreditato per la vittoria finale, Francesco Casagrande, che riesce a farsi espellere dalla corsa per aver spintonato e buttato a terra il colombiano Garcia, reo di contendergli un traguardo volante in montagna.

Tra i rientri un po’ meno giudiziari (e poco giudiziosi) dall’estero c’è anche quello dalla Grecia in occasione del Giro 1996, omaggio ad Atene per le mancate Olimpiadi nel centenario della prima edizione. Quel ritorno avvenne via mare e a Brindisi salirono a bordo i carabinieri, allertati da una soffiata, convinti di mettere le mani su un gigantesco traffico di sostanze illecite. Niente di niente, invece, con la gustosa appendice delle accuse di un fantasioso patron di una squadra professionistica al direttore del Giro, l’avvocato Castellano, che avrebbe fatto fallire il blitz avvertendo tutte le squadre. Immediata la querela, con remissione della stessa pochi mesi dopo, quando l’accusatore rientrò in sé, scusandosi. Non ne facciamo il nome per carità di patria.

L'ordine d'arrivo della 3a tappa da Armagh a Dublino (Irlanda) di 187 km: 1. Marcel Kittel (Ger) in 4 h 28' 43'' (+ 10'' di abbuono) 2. Ben Swift (Gbr) s.t. (+6'' di abbuono) 3. Elia Viviani (Ita) s.t. (+4'' di abbuono) 4. Davide Appollonio (Ita) s.t. 5. Nacer Bouhanni (Fra) s.t. 6. Edvald Boasson Hagen (Nor) s.t. 7. Roberto Ferrari (Ita) s.t. 8. Edwin Avila Vanegas (Col) s.t. 9. Giacomo Nizzolo (Ita) s.t. 10. Tyler Farrar (Usa) s.t.

La classifica generale: 1. Michael Matthews (Aus) in 10 h 06' e 37'' 2. Alessandro Petacchi (Ita) a 0:08'' 3. Daniel Oss (Ita) a 0:10'' 4. Luke Durbridge (Aus) s.t. 5. Ivan Santaromita (Ita) s.t 6. Svein Tuft (Can) s.t. 7. Pieter Weening Pieter s.t 8. Rigoberto Uran Uran a 0:19'' 9. Pieter Serry s.t. 10. Serge Pauwels Serge s.t 14. Cadel Evans a 0:21'' 22. Marcel Kittel a 0:36'' 32. Michele Scarponi a 0:41''. 

Sergio Meda, autore di questo articolo, è direttore del sito Sportivamentemag  (magazine on line che tutela lo sport e le sue regole) ed è stato la figura di riferimento dell'Ufficio stampa del Giro d'Italia dal 1995 al 2009.

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