Gigi Meroni, campione che fa ancora discutere
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Gigi Meroni, campione che fa ancora discutere

Il 15 ottobre 1967 smetteva di volare la "farfalla granata": i tifosi lo ricordano come ogni anno, la Rai fa slittare l'annunciata fiction a lui dedicata

di Sergio Meda Sportivamentemag

Le riprese le hanno terminate il 20 novembre 2012. Poi il tempo di montare il girato e dare compimento a “La farfalla granata”, il film per la tv su Gigi Meroni, tratto dall’omonimo libro di Nando Dalla Chiesa dedicato al fuoriclasse di Como, Genoa e soprattutto Torino. Fissata anche la data della messa in onda su Rai Uno, in prima serata: il 9 ottobre, un mercoledì. Con una felice anteprima, per pochi, in occasione del Prix Italia, a Torino a fine settembre. Invece, a inizio ottobre, è venuto lo stop: per “motivi di palinesesto” la fiction su Meroni è slittata a data da destinarsi. Un caso? Può essere, ma vien da pensare a uno sgarbo, l’ennesimo, nei confronti di un uomo libero che tanti anni fa dava scandalo in un’Italia ben più bacchettona dell’attuale.

Segnava gol in maniera irripetibile perché gli veniva facile il difficile, non per esibizionismo. Giocava sempre come se non ci fosse altro che il calcio, un gioco e niente più. Fuori dagli schemi, anticonformista, calciatore beat, artista del pallone (qualcuno con livore lo definì pure artistoide): Meroni non faceva certo simpatia ai tristi e bigotti censori dell’epoca che lo dicevano “strano”. Si faceva gli affari propri e in campo dava tutto. Uno come lui, unico per leggerezza – o meglio, levità – faceva scalpore, se non scandalo. Gli imputavano di essere uno che avrebbe sempre avuto 20 anni, come se fosse una colpa grave, imperdonabile. Poteva permettersi i capelli lunghi e un accenno di barba per comodità, non certo per giocare a fare qualcosa o qualcuno. Non aveva bisogno di identità altrui.

Gli bastava essere. Era semplicemente vero, mai atteggiato. Mai in posa. Se ne infischiava se parlavano male di lui e di Cristiana, la compagna che si era scelto (ricambiato) che aveva il solo torto di avere alle spalle un matrimonio venuto male.

Giusto 46 anni fa, il 15 ottobre 1967, a mezza sera, Meroni moriva travolto da un’auto mentre attraversava con il compagno di squadra Poletti un corso di Torino, intitolato a Re Umberto, a pochi metri da casa sua. Il primo urto lo colpì alla gamba sinistra e lo fece piroettare in aria, facendolo rimbalzare dove sopraggiungeva un’altra auto che non poté evitarlo. Aveva 24 anni ed era l’idolo di Torino, versante granata, dopo essere stato adorato dai genovesi, sponda rossoblù. L’unico soprannome lecito – la “farfalla del calcio” – non a caso se lo contendono le due tifoserie che ancora oggi lo ricordano come un folletto che ha attraversato, con il suo amore per il pallone, le loro passioni, sollecitandole.

Ci piace ricordarlo invitandovi a vedere i video che ne celebrano la bravura sul campo. Andate su Youtube e non avrete delusioni. Un altro Meroni? Forse Roberto Baggio, figlio di un altro tempo, ma di identiche invidie.

Sergio Meda, autore di questo articolo, è direttore del sito Sportivamentemag, magazine on line che tutela lo sport e le sue regole, proponendo  storie e riflessioni.

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