Usa da record, meglio di Jordan e Magic
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Usa da record, meglio di Jordan e Magic

156 punti contro la Nigeria, e non lo chiamano Dream Team

I numeri spesso non dicono tutto ma a volte fanno impressione. 83 punti di scarto, 156 punti segnati, 49 nel solo primo quarto. Nemmeno Magic, Jordan e Bird erano arrivati a tanto. Nonostante questo al Team Usa (cosi bisogna chiamarlo) non basterà nemmeno la prestazione monstre di ieri sera per farsi ricordare come Dream Team. Certo che prima o poi un soprannome di quelli speciali a questa squadra bisognerà pure trovarglierlo.

La partita contro la Nigeria è stata una dimostrazione di forza con pochi, pochissimi precedenti. Anzi nessuno. E il record di punti segnati in una competizione Olimpica (quello precedente apparteneva Brasile con 138) racconta poco di quanto visto alla Basketball Arena di Londra. Tra le altre cose la Nigeria, vittima prescelta degli americani, non è nemmeno una "squadretta" come molti potrebbero pensare. Per essere a Londra a giocarsela contro i fenomeni d'oltreoceano gli africani hanno lasciato a casa, o più presumibilmente in spiaggia, nientemeno che la Grecia. Quella Grecia che aveva umiliato gli Usa nel mondiale giapponese 2006 e che Carmelo Anthony, che in Giappone c'era eccome, ricorda ogni volta che indossa la maglia della nazionale. Forse "Melo" quella sconfitta ce l'aveva in testa anche ieri sera quando ha deciso di mitragliare i nigeriani con 10, dico 10 triple su 12 tentativi per 37 punti totali (record di punti per un giocatore Usa).

I numeri però, come detto, non dicono tutto. Meglio lasciar parlare la tecnica di tiro straordinaria della stella dei Knicks, impensabile (forse anche nel '92) per un armadio di 2 metri per 105 chilogrami. Un movimento "pulitissimo" seppur eseguito nel vuoto della difesa nigeriana che dal canto suo ha avuto la pessima idea di giocare "a viso aperto" (che siginifica ad alto numero di possessi e conseguentemente di tiri) contro la squadra americana. Un'idea che diventa ancora peggiore considerando che Kobe Bryant ha voglia di giocare e di mostare tutto il suo repertorio. 16 punti del fenomeno di Philadelphia nel cameo del primo quarto.Per fortuna dopo un primo tempo chiuso 78-45, ovviamente nuovo record olimpico, Kobe e compagni hanno deciso di "rallentare" un pochino.

L'errore che non si deve fare è pensare che dietro a quella che verrà ricordata come la partita dei record olimpici ci sia solo lo strapotere fisico di Lebron e compagni. La visione di gioco del "Prescelto", i passaggi di Chris Paul, la schiacciata con effetti speciali di Russel Westbrook (che in teoria sarebbe un playmaker) sono il segno di una evoluzione che ha portato la capacità tecnica dentro il corpo di atleti sempre più forti e potenti. Per intenderci, che ha portato uno alla Lebron, che può giocare da play a centro, dentro il corpo di Karl Malone. In questo senso Kobe, per caratteristiche fische, tecniche e caratteriali, può essere considerato come l'anello di congiunzione con i campioni della generazione di Barcellona.

Può piacere o meno, ma tra vent'anni aver visto un tiro di Kevin Durant potrebbe valere esattamente quanto aver ammirato un tiro di Larry Bird. D'altra parte questi "ragazzi", che in realtà sono professionisti milionari, non possono avere intorno l'aura leggendaria dei loro colleghi del '92. I tempi sono cambiati o semplicemente, come si dice spesso, "qualcuno lo ha già fatto prima di loro". Senza contare che la globalizzazione sportiva, ed economica, ci ha messo del suo per portare le inarrivabili stelle Nba più vicine che mai al resto del mondo. Il ponte America-Europa è più trafficato di una tangenziale milanese e le gesta di Lebron James arrivano via satellite in alta definizione e non tramite qualche sbiadito VHS come succedeva una volta. Per questi e mille altri motivi il divario con gli Stati Uniti è destinato a ridursi sempre di più. Il prezzo da pagare per il Team Usa 2012 sarà che forse non verrano mai chiamati "Dream Team". Per sapere cosa sono provate a chiedere alla Nigeria.

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Teobaldo Semoli