Tavecchio, Conte e gli arbitri: "Ecco la mia verità"
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Tavecchio, Conte e gli arbitri: "Ecco la mia verità"

Il presidente Figc a ruota libera sulle polemiche del calcio italiano: "Non ho mai aperto al sorteggio arbitrale"

La dura risposta del presidente dell'Aia Nicchi ("Il sorteggio arbitrale non lo faremo mai, la parole di Tavecchio sono la conferma che avevamo fatto bene a votare per Albertini in Figc") gli ha rovinato la colazione. Una polemica che si aggiunge alle tante di un periodo di grande turbolenza per Carlo Tavecchio, che ha risposto ai microfoni di 'Tutti Convocati' su Radio24.

Presidente, davvero ha aperto al sorteggio integrale degli arbitri come chiesto da Lotito?
"Io non ho fatto nessuna apertura, perché queste decisioni non sono di competenza del presidente, si discuterà in consiglio federale e se questa sarà un’ipotesi andrà a regime, ma terremo conto dell’opinione dell’Aia".

Il presidente dell'Aia Nicchi le ha risposto in maniera dura...
"Non capisco. Io non mi sono espresso sulla modalità di gestione delle designazioni arbitrali, io mi sono limitato a dire che l’Aia è uno dei carri del sistema sportivo italiano e che, qualora e davanti a richieste presentate, saranno valutate nelle sedi opportune. Questo è quanto, tutto il resto davvero non lo capisco”.

C'entra per caso il fatto che gli arbitri hanno sostenuto Albertini in estate?
"Non riesco a vedere cosa c’entra la polemica dell’11 agosto con Albertini. Io il 12 agosto ho finito e non ricordo di essere maggioranza o minoranza. Sono il presidente federale e basta. L’Aia ha ottenuto da questa presidenza cose che non ha ottenuto in 50 anni, uno dei primi provvedimenti è stato il riconoscimento del codice fiscale per tutte le sezioni arbitrali, un’autonomia di ricchezza sul territorio. Abbiamo poi concesso la possibilità di sanzionare chi ha fatto atti di violenza all’Aia con provvedimenti di natura economica, oltre ad aver assegnato all’Aia un funzionario specifico per quanto riguarda la ricerca di fondi".

Gli arbitri dicono che con i tagli al bilancio sarà impossibile portare in fondo la stagione: la sua opinione?
"Io ho chiesto una decurtazione dell’8 per cento, che non riguarda gli arbitri di serie A e serie B, ma che implica una valutazione sul territorio delle designazioni oltre un certo numero di chilometri. Riconosco che l’Aia è una fonte di volontariato, però il problema è che ci sono 700 mila partite l’anno. Davanti ad uno studio tecnico della questione, si possono fare dei risparmi. Rispetto ai 25 milioni in meno che ci ha dato il Coni, l’incidenza dell’Aia dovrebbe essere relativa”.

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Intanto ha incassato la certezza che Conte resterà sulla panchina della Nazionale. Ha avuto la sensazione che cercasse una via d'uscita?
"Quando ci siamo visti, Conte mi ha guardato negli occhi e mi ha detto: "Non ho nessuno richiesta da chicchessia e non ho fatto nessuna iniziativa per lasciare la Nazionale, rispetterò contratto che è di 2 anni".

Quindi non è successo nulla?
"L'incontro con Conte era già previsto per stabilire alcune situazioni, tutto il resto nasce da una strumentalizzazione. Quando sono andato a Milano, il problema era che il Campionato finisse entro il 15 e la Coppa Italia andasse di concerto. Mi è stato spiegato che la Lega ha anticipato la semifinale di Coppa Italia al 2 di marzo e si è creato un ingorgo da quella data al 15 maggio senza che si sappia chi va avanti nelle varie coppe: i club si sono detti disponibili a venire incontro alle nostre esigenze, ma a oggi non possono ratificarlo".

Conte non sembrava però molto convinto...
"Forse il commissario tecnico si aspettava una dichiarazione più esplicita, ma ci arriveremo solo quando ci sarà la riforma dei campionati, perché con quello di Serie A a 20 squadre è impossibile trovare degli spazi nei calendari". 

La strada rischia di essere lunga prima di arrivarci, non trova?
"Se noi non portiamo a casa la riduzione delle squadre del Campionato di serie A, avremo sempre problemi di calendari. La riforma poi non dipende solo dal presidente della Figc: occorre la maggioranza del 75%".

Che oggi non c'è: quindi?
"Quindi l’unica possibilità, dopo aver esperito tutti i contatti con le componenti (cosa sulla quale do la parola d’onore) sarà chiedere al Coni di variare i principi formatori, riducendo la maggioranza dal 75% al 66%".

L'opinione pubblica, intanto, dibatte sull'opportunità che Conte resti ct anche in caso di rinvio a giudizio per la vicenda del calcioscommesse. Qual è la posizione della Figc?
"Ho letto la Costituzione, che prevede che il soggetto può essere sanzionato solo dopo l'ultimo grado di giudizio: qui non sono i codici etici, è la Costituzione e noi la rispetteremo".

Il calcio italiano, infine, rischia di perdere una piazza storica come Parma. Com'è possibile essere arrivati a questo punto senza che nessuno intervenisse prima?
"Al di là di queste situazioni incredibili, siamo carenti di garanzie per quanto riguarda l’accesso ai campionati che determinano sostanzialmente l’economia del mondo calcistico. Non è possibile che non ci siano norme chiare laddove si deve intervenire sull’acquisto di una società professionistica. Le spa e le srl devono avere dei capitali. Io sto facendo studiare da eminenti civilisti e giuristi una norma che vada oltre quella inglese, una norma di garanzia. Dopodiché sul mercato resteranno i virtuosi e quindi automaticamente il sistema si ridurrà da solo".

Le piace il modello della Premier League, con il test sull'onorabilità per i proprietari dei club?
"Mi piace il modello inglese, e mi riferisco anche alla questione innovativa delle public company: per esempio aprire alla raccolta di fondi attraverso una specie di borsino. Sono tutte cose che si possono sviluppare".

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Giovanni Capuano