Schwazer
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Tamberi a Schwazer: "Vergogna d'Italia". L'allenatore Donati: "Rispetto!"

Il campione di salto in alto si oppone duramente al ritorno in azzurro del marciatore. Con immediata replica del suo trainer (ed esperto anti-doping)

Da domani, sabato 30 aprile, Alex Schwazer torna a essere un atleta a tutti gli effetti, libero di prendere parte a gare ufficiali a spasso per il mondo e, certo, anche di provare a strappare un biglietto da protagonista per le Olimpiadi di Rio. Alla mezzanotte di stamani, l'atleta di Vipiteno, campione olimpico della 50 Km di marcia a Pechino e oro agli Europei di Barcellona del 2010, terminerà infatti di scontare la pesante squalifica di tre anni e nove mesi che gli era stata inflitta dal Tribunale Nazionale Antidoping nell'aprile 2013 in seguito ai noti fatti dell'estate 2012, quando venne escluso dalla squadra azzurra a pochi giorni dal via dei Giochi olimpici di Londra. Schwazer si lascia alle spalle quattro anni di tormenti e rimorsi, durante i quali ha provato a sistemare le tessere di un puzzle che molti non guarderanno mai, perché convinti che l'errore non abbia tempo. Chi sbaglia, deve pagare, oggi e per sempre, la teoria che fa il giro degli spogliatoi di tutta la Penisola raccogliendo adesioni senza riserve tra atleti, addetti ai lavori e semplici appassionati. Schwazer ha saldato il debito con la legge sportiva, ma c'è chi vuole di più. Molto di più.

La bugia colma di amore dell'ex fidanzata Carolina Kostner, che aveva appoggiato e sostenuto il suo desiderio di sfuggire a un controllo antidoping a sorpresa. Il pianto in diretta tv, per spiegare a mezza voce le ragioni di una scelta scellerata e ingiustificabile. Quindi, la lenta risalita. Costruita giorno dopo giorno con il desiderio fortissimo di dimostrare a tutti che c'è un maratoneta vero oltre il doping. Che dietro le menzogne c'è un uomo reduce da un viaggio negli anfratti della sua anima per ricalibrare priorità e necessità, istinti e ragione. Da qui, la scelta di Schwazer di affidare il proprio destino sportivo e non solo a Sandro Donati, allenatore che ha speso una parte importante della sua carriera nella lotta al doping. La coppia ha lavorato nell'ombra per mesi con il fine ultimo di prendere in corsa il treno per Rio 2016. Domenica 8 maggio il Mondiale a squadre di Roma: se l'altoatesino conferma i numeri degli ultimi test, difficile che qualcuno gli porti via il sogno a cinque cerchi.

Comunque vada, non andrà benissimo. Perché Schwazer non sarà accolto a braccia aperte dalla squadra azzurra, che a più riprese, per voce dei suoi alfieri più rappresentativi, gli ha recapitato messaggi di chiara ostilità. L'ultima sortita porta la firma di Gianmarco Tamberi, campione del mondo di salto in alto, una delle realtà più emozionanti e convincenti dell'atletica tricolore. "Vergogna d'Italia, squalificatelo a vita, la nostra forza è essere puliti, noi non lo vogliamo in Nazionale". Prende forma su Facebook l'attacco che non fa prigionieri. Tamberi non ritratta nemmeno quando gli viene fatto notare che il peso della sua dichiarazione potrebbe avere conseguenze deflagranti per la spedizione italiana. Tamberi si fa portavoce senza mandato di un pensiero comune a molti compagni di squadra: Schwazer si è dopato, Schwazer non merita di tornare alle gare.

A stretto giro di posta è arrivata la replica di Donati, che a Radio Capital ha chiarito le logiche del contendere. "Alex è una persona che ha sbagliato, che ha sofferto tantissimo per il suo errore. Giustamente non gli è stato concesso un solo giorno di sconto sulla sua squalifica e va bene così. Si è messo nelle mani di un allenatore come me che non gli avrebbe fatto sconti e da quando l'ho cominciato a seguire l'abbiamo sottoposto ad una raffica di controlli. Altri controlli li hanno fatti la Iaaf e il Coni, con una media di uno ogni 6-7 giorni. A questo punto ci vuole rispetto e quindi direi che questo attacco qualifica chi lo fa e chi lo ha provocato". Punto e a capo. E Tamberi? "Mi sta simpatico e faccio il tifo per lui perché lo vedo come un atleta vero in un'atletica che ha una storia di doping pazzesca, non ho remore nei suoi confronti. Lo considero l'errore di un giovane punto e basta". Oggi è già domani.

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Dario Pelizzari