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Chi è Stefano Pioli, nuovo allenatore dell'Inter

Già indicato come successore di De Boer prima del "casting", è ora ufficialmente sulla panchina nerazzurra

Classe 1965, Stefano Pioli è un ex-difensore dai piedi educati e un tecnico che si è fatto tutta la gavetta prima di arrivare alla chance della sua vita, ovvero la panchina dell'Inter. Che al di là del contratto fino a giugno 2018 potrebbe anche essere una semplice parentesi, traghettando la squadra nerazzurra fino alle mani di Simeone o di un altro big. Oppure - perché no? - trasformarsi davvero in qualcosa di più sostanzioso.

Quello di Pioli è in ogni caso l'identikit perfetto dell'allenatore esperto, pragmatico e senza fronzoli. Viene da un esonero doloroso con la Lazio, club che ha portato fino alle soglie del paradiso della Champions League, ma non per questo è una scelta di ripiego.

L'Inter lo chiama per aggiustare le cose dopo l'esperienza breve con Frank De Boer. Tre mesi scarsi che hanno lasciato in eredità una situazione quasi compromessa tra campionato ed Europa League. La qualità della rosa è certamente superiore ai risultati del campo, dev'essere stato il ragionamento di Suning: meglio cambiare prima che sia tutto da buttare via. Pioli rappresenta un'opportunità: avrà un contratto di medio periodo (18 mesi) e poi si vedrà.

Dalla Salernitana alla (quasi) Champions League

Pioli giocatore è stato sul tetto del mondo con la maglia della Juventus nel 1985, in campo nell'Intercontinentale a Tkoyo che rappresenta il punto più alto della sua carriera calciatore. Pioli allenatore ha fatto tutta la trafila, partendo dalla Salernitana, passando per Modena, Parma, Piacenza, Grosseto, Sassuolo, Chievo, Palermo e Bologna prima di atterrare sul pianeta Lazio. Con Lotito è stato amore (tanto) e disillusione alla fine.

Il suo capolavoro rimane la cavalcata della stagione 2014-2015, chiusa con il terzo posto e con l'illusione della Champions League poi naufragata nel preliminare di agosto contro il Bayer Leverkusen. Ma anche in Europa League si era comportato bene, considerata la rosa corta a disposizione per il doppio impegno. Negli anni di Garcia non ha sfigurato, anche se l'esonero è arrivato proprio dopo un derby (con in panchina Spalletti) perso 4-1 tra i fischi.

Come giocano le sue squadre

Non è un esteta del calcio, ma le sue squadre si ricordano anche per la qualità del possesso palla e per lo spettacolo più che accettabile mostrato. Non ha un modulo fisso e intoccabile, non è un integralista e spesso si è mostrato flessibile nell'ascoltare gli umori dello spogliatoio. In una realtà che ha bisogno di ottimizzare le proprie potenzialità potrebbe essere un pregio e non un difetto.

Lo schema preferito è il 4-3-3 con esterni offensivi. Nell'ultima Lazio erano Candreva (che ritrova dopo gli screzi per la fascia da capitano negata) e Felipe Anderson. Si affida a un regista di provata esperienza e qualità e la difesa è quasi sempre con la linea a quattro uomini anche se nella sua carriera ha provato anche quella a tre. Le varianti scelte sono il 4-2-3-1 inserendo un uomo di fantasia dietro alla punta (Banega?) oppure un 4-4-2 più classico con un centrocampista basso e uno alto.

Nulla, insomma, che non sia adatto a questa Inter imbottita di esterni di valore. Semmai manca un regista come può essere stato Biglia e Pioli dovrà lavorarci su con attenzione perché buona parte della stagione nerazzurra passa dalla soluzione di questo rompicapo ereditato da un mercato ricco ma incompleto. Ha mezza stagione per convincersi e convincere che non è solo un sogno.

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Giovanni Capuano